Umbria, case popolari: «Raffica di aumenti»

Opposizioni all’attacco al Comune di Terni e in Regione. Nel mirino «la propaganda leghista che penalizza sempre i più deboli»

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Case popolari di nuovo terreno di scontro politico fra maggioranza e opposizione, sia al Comune di Terni che in Regione. All’attacco ci vanno, nel primo caso, tre capigruppo del consiglio comunale: Gentiletti (Senso Civico), Pasculli (M5s) e Filipponi (Pd).

«Il capogruppo della Lega protesta contro il sindaco»

«Giusto un anno fa – scrivono i tre – il sindaco di Terni festeggiava il nuovo regolamento comunale sull’edilizia residenziale pubblica. Un provvedimento che avrebbe risolto ogni problema, a loro dire, perché attraverso il nuovo sistema di assegnazione dei punteggi, avrebbe penalizzato i cittadini non italiani e meno abbienti. D’altronde cosa di meglio per garantire la sicurezza che non permettere l’accesso ad una abitazione a chi vive sul nostro territorio senza un reddito sufficiente? Cosa di meglio che lasciare le persone in strada o costringere ad affittare un immobile da privati che non possono pagare? Ebbene, nonostante il trionfalismo tipico degli spot propagandistici cari all’amministrazione del nostro sindaco – scrivono Gentiletti, Pasculli e Filipponi -, oggi il capogruppo della Lega si lamenta della nuova graduatoria, perché si accorge che invece non è cosi. Il capogruppo della Lega si lamenta e protesta oggi contro il regolamento festeggiato poco meno di un anno fa dallo stesso sindaco Latini».

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«In Regione, stesso teatrino»

«Se ve ne fosse bisogno – sostengono i tre consiglieri di opposizione – questo ennesimo triste teatrino sulla pelle degli ultimi è l’ennesima prova dell’incapacità di questa amministrazione di risolvere i problemi della città. Una amministrazione capace soltanto di cercare titoli propagandistici sui giornali, ma incapace di dare risposte a problematiche complesse. Ironia della sorte, assistiamo alle stesse sceneggiate anche in Regione Umbria, dove la Lega sta compiendo lo stesso errore che ha commesso a Terni, non ascoltando quanto le minoranze e tanti cittadini le chiedevano. D’altronde, è quello che succede quando si modifica un regolamento che incide direttamente sui diritti primari delle persone, quale quello all’abitazione, esclusivamente per ottenere visibilità mediatica. Lo stesso schema adottato con le sanzioni che sono state previste per chi chiede l’elemosina. Nel frattempo sono sempre di più i cittadini che rinunciano a chiedere un alloggio popolare. Come sono sempre di più coloro che utilizzano strumenti alternativi come il reddito di cittadinanza per affittare un immobile. Ferma restando la necessità della trasparenza, ci domandiamo quanto sia poi effettivamente opportuno e consentito pubblicare dati personali, rendendo noti nomi e cognomi e Isee così esponendo singoli cittadini, con la sola colpa magari di aver un nome e un cognome straniero, ad una gogna mediatica che nei social sta degenerando a livelli di massima allerta».

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«Case popolari, raffica di aumenti in arrivo»

Non più tenero il capogruppo M5s in consiglio regionale, Thomas De Luca: «Mentre impazza la polemica su nuovi regolamenti o presunti leggi per l’assegnazione delle case popolari al grido di ‘prima gli italiani’ – afferma -, quegli stessi italiani, per lo più umbri, per lo più anziani soli e giovani coppie vengono abbandonati dalle istituzioni e dalla maggioranza a trazione leghista che oramai governa indisturbata sia la Regione Umbria che i comuni più grandi del territorio. Proprio in queste ore, infatti, stanno arrivando le prime cartelle con gli aumenti dei canoni per chi vive in alloggi di edilizia residenziale sociale pubblica a seguito dell’entrata in vigore del nuovo regolamento 7 del 2019. Sono diverse le lettere e i cedolini che alcuni cittadini ci stanno inviando in queste ore in cui abbiamo potuto constatare come gli aumenti variano dalle 20 alle 50 euro, ma non possiamo escludere che ci siano stati aumenti anche maggiori. Ed è solo la prima parte perché, ai sensi del regolamento, tra sei mesi ci saranno aumenti altrettanto consistenti. Eppure – prosegue De Luca – avevamo lanciato più volte l’allarme, sin dallo scorso ottobre con comunicati stampa e ben due sedute del comitato di controllo e vigilanza di cui sono presidente sono state dedicate a fare luce sull’argomento. Gli aumenti stanno colpendo vedove, anziani soli e giovani coppie, una fascia di popolazione già vulnerabile che conta in Umbria circa 7.400 nuclei familiari. Nessuno dalle parti della maggioranza ha mosso un dito e ora ci troviamo in una situazione emergenziale dove vedove e anziani con appena 500 o 700 euro di pensione, saranno costretti a far fronte ad aumenti insostenibili per le loro economie. Siamo esterrefatti di come si stia usando l’argomento dell’edilizia residenziale a fini meramente propagandistici mentre nessuno muove un dito per chi è veramente in difficoltà».

«Si metta da parte la demagogia»

Critici anche la Cgil e il sindacato degli inquilini, il Sunia: «I principi alla base della proposta di modifica della legge regionale sull’edilizia popolare, esposti dal gruppo consiliare della Lega in Regione Umbria – scrivono -, non rispondono alle vere esigenze della popolazione. In attesa di conoscere i 20 articoli del testo annunciati, ricordiamo che qualsiasi legge non può violare il principio costituzionale di uguaglianza. Pertanto inserire criteri arbitrari e discriminanti condurrebbe inevitabilmente ad un impugnazione della norma, così come avvenuto anche in altre regioni italiane». Per Cgil e Sunia i veri problemi sono altri: «In primo luogo la scarsità di alloggi pubblici, causata da un disimpegno negli investimenti in edilizia residenziale da parte degli enti e dal mancato recupero degli immobili esistenti e attualmente inutilizzati. E poi, un sistema di calcolo dei canoni che rischia di penalizzare fortemente le fasce più deboli tra gli assegnatari. Crediamo che il tema della casa vada affrontato con la necessaria serietà, evitando proposte demagogiche come l’assegnazione di quote riservate ad appartenenti alle forze dell’ordine, e ci aspettiamo pertanto un confronto nel quale poter esporre, insieme a Cisl e Uil, le nostre proposte».

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