Umbria, crisi trasporti: «Rivedere tutto»

Confartigianato imprese «i cittadini hanno il diritto di avere risposte concrete». La delegazione dei sindaci: «Situazione drammatica»

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«La soluzione, che è la chiave di volta di ogni servizio pubblico, non è quella di tagliare le linee di trasporto ed aumentare la tariffa dei biglietti, bensì la razionalizzazione dei servizi». La notizia che la Regione Umbria ha deciso di tagliare il 10% dei servizi del trasporto pubblico locale, «colpendo così cittadini e intere comunità nel loro diritto alla mobilità e mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro e la sopravvivenza delle imprese artigiane locali che erogano il servizio insieme a Busitalia», ha non poco destabilizzato Walter Claudio Lunardon, presidente della categoria trasporto persone di Confartigianato imprese Umbria.

Mega bus vuoti

«L’incertezza è massima – afferma – la riduzione entrerà in vigore dal 1° luglio e ancora non è ufficiale l’elenco delle linee tagliate e delle località che saranno escluse dal servizio di trasporto pubblico. Occorre eliminare il carosello di mega bus vuoti, concretizzare una politica tariffaria adeguata alla qualità dei servizi, rispondere alle esigenze dei cittadini e offrire alti standard di sicurezza. Questa è una scelta difficile, che altre Regioni italiane hanno saputo realizzare in partnership con le imprese artigiane, che con dedizione e sacrificio tutti i giorni sono sulle nostre strade a fare il loro dovere. Altre Regioni hanno responsabilmente provveduto a programmare flussi stabili di risorse adeguate ai servizi che venivano erogati, l’Umbria invece ha sempre preferito navigare a vista».

La crisi

Tale crisi, continua Walter Claudio Lunardon, «si inserisce in una prassi assolutamente costante della Regione Umbria in tema di trasporto pubblico locale; in tutti i momenti critici in cui era necessario investire per riorganizzare profondamente il servizio si è sempre scelta la via del rinvio, con il risultato che si è prorogato l’affidamento del servizio senza emettere una nuova gara. Anche di fronte alla crisi delle società pubbliche affidatarie alle quali è stata fatta subentrare Busitalia, sempre in regime di proroga, si è deciso di lasciare sulle spalle dei cittadini i debiti pregressi. Oggi, i nodi vengono al pettine, ma ancora una volta non si procede alla riorganizzazione del sistema del trasporto pubblico, ma si sceglie di tagliare le linee, forse confidando nell’alibi della interruzione traumatica della consiliatura regionale».

Risposte ai cittadini

Secondo il presidente di Confartigianato imprese Umbria Mauro Franceschini, «i cittadini hanno il diritto di avere finalmente risposte concrete alle loro esigenze, di poter contare su un sistema equilibrato in grado di erogare servizi pubblici efficienti ed economici, così come le imprese pubbliche e private affidatarie di questi servizi possono sopravvivere e garantire posti di lavoro con il rispetto dell’economicità della gestione. Pertanto si ritiene non ammissibile trovare altre scorciatoie per non decidere».

La delegazione dei sindaci

Anche la delegazione dei sindaci interviene sul tema in una nota dopo l’incontro con l’assessore regionale ai trasporti Chianella che ha avuto luogo giovedì a Perugia: «La situazione del trasporto pubblico in Umbria appare drammatica nel merito e grave per il metodo con il quale è stata affrontata. Nel metodo la situazione è grave perché da parte della Regione non c’è stata alcuna forma di coinvolgimento dei Comuni interessati che sono stati convocati solo il 20 giugno a fronte di una delibera di giunta regionale dei primi giorni di maggio, senza che ci fosse stata in precedenza alcuna forma di partecipazione ai tavoli tecnici di preparazione e nonostante le problematiche fossero note da anni». La situazione appare «poi drammatica nel merito, perché la Regione, a fronte di uno squilibrio finanziario annunciato per il 2019 di 13-16 milioni di euro ha deciso di rimediare con un drastico taglio delle percorrenze urbane e extraurbane del trasporto su gomma concentrato in prima battuta nel periodo estivo, con una conseguente imponente riduzione dei servizi e possibili significativi disagi per gli utenti. Tagli che, allo stato, qualora non si introducano soluzioni alternative potrebbero continuare a produrre effetti anche nei mesi autunnali e invernali, incidendo pesantemente sui servizi essenziali, nel contesto di un Piano regionale dei trasporti che può dunque essere ormai considerato sostanzialmente saltato. Questo fallimento si scaricherà purtroppo sulle fasce sociali più deboli e sui territori regionali più svantaggiati».

Incapacità di programmazione

Le responsabilità, continua la nota della delegazione dei sindaci, «per una parte dello squilibrio vengono inappropriatamente attribuite dalla Giunta regionale dimissionaria agli enti locali, per presunti inadempimenti o pendenze degli obblighi finanziari con particolare riferimento al pagamento dell’Iva. Neghiamo con forza questa responsabilità su cui entro breve sarà presentata alla Regione una posizione univoca frutto di un lavoro comune di carattere tecnico. La drammatica situazione finanziaria è infatti il risultato di una evidente incapacità di programmazione da parte della Regione. Una Regione che ha di fatto continuato a operare a fronte di una gara scaduta da sette anni, senza bandirne una nuova e si è caratterizzata per una penuria d’interventi strutturali, peraltro richiesti da anni, per l’incapacità di rivisitare il sistema dei trasporti regionale nella sua interezza e di utilizzare in maniera economica e efficiente il Fondo nazionale dei trasporti a beneficio di tutti i cittadini e dell’intero territorio regionale in maniera bilanciata. Rileviamo inoltre l’inopportunità di aver presentato agli enti locali un atto dalle conseguenze così pesanti per i cittadini in tempi talmente stretti da rendere di fatto impossibile ogni ulteriore interlocuzione».

Il Fondo nazionale trasporti

«Da parte nostra – concludono – abbiamo comunque insistito sull’opportunità di rivedere, anche tramite la convocazione immediata di un tavolo tecnico, la distribuzione delle risorse del Fondo nazionale trasporti in un’ottica più ampia, chiedendo di coinvolgere anche altri settori del trasporto e della mobilità sui quali ottenere risparmi attraverso una riduzione o riorganizzazione dei servizi e abbiamo fornito la disponibilità a partecipare a questo tavolo per oggi stesso, anche per il semplice fatto che il costo chilometrico su gomma è di gran lunga più basso di quello su ferrovia. Avendo comunque gli enti locali preso atto con senso di responsabilità della situazione e delle prospettate imminenti e gravi conseguenze, il sindaco di Terni Latini e il sindaco di Perugia Romizi hanno riferito immediatamente sulla questione ai Prefetti».

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