Epatite E nel 43% dei cinghiali analizzati: «Per evitare rischi, carni siano ben cotte»

Monitoraggio della Regione su 179 animali: aumenta il rischio per la salute pubblica

Condividi questo articolo su

Il 43% dei 179 cinghiali esaminati in un monitoraggio della Regione Umbria, promosso per verificare lo stato sanitario della specie, presenta un’infezione da epatite E (HEV): anche per questo il Servizio regionale di prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare mette in guardia i cittadini umbri, raccomandando «sempre una buona cottura della carne di cinghiale prima del consumo».

L’allarme

L’appello arriva dopo un’analisi approfondita compiuta – si legge in una nota della Regione – nell’ambito del piano di sorveglianza attiva per la stagione venatoria ‘ottobre 2021-gennaio 2022’, in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche. Come sottolinea l’assessorato regionale alla salute, il virus dell’Epatite E (HEV) ha assunto negli ultimi anni una sempre maggiore rilevanza in termini di rischio per la salute pubblica, in quanto principale agente causale di epatite virale acuta. La sua trasmissione può avvenire attraverso il consumo di acqua o di alimenti contaminati tra cui in particolare, appunto, la carne di cinghiale. Da qui l’appello a fare attenzione alla cottura della carne quando viene consumata.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli