Umbria Jazz: numeri, resoconto e… le scuse

Consueta conferenza di fine manifestazione con un Pagnotta più moderato di altre volte, che addirittura si scusa per il ‘flop’ Chainsmokers e per l’aria condizionata del Morlacchi

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Chi si aspettava i fuochi d’artificio è rimasto deluso. Ce ne sono stati già troppi in questa edizione di Umbria Jazz. E non in senso metaforico. «Ma quelli lasciamoli per il 31 dicembre» ha detto Pagnotta riferendosi allo spettacolo dei Chainsmokers, che evidentemente non gli è piaciuto per la musica («ma io sono uno da bebop», si giustifica) ma soprattutto per l’incasso; forse l’unico vero flop di questa edizione da record. E per questo il patron di Umbria Jazz si è scusato, nella conferenza stampa finale, oltre che per l’aria condizionata del Morlacchi (effettivamente: una sauna). Mentre continua ad essere perplesso sulle misure di sicurezza in centro che creano un paradosso: corso Vannucci ‘ingolfato’ di gente in mezzo ai tavolini e aree dei concerti semivuote.

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Carlo Pagnotta

Bilancio ottimo Per il resto, parlano i numeri: quella che si avvia alla conclusione – assicurano gli organizzatori – è una delle edizioni di Umbria Jazz di maggior successo con 1 milione e 450 mila euro di incasso da biglietti e merchandising e circa 35mila paganti. Un grande risultato e al contempo una conferma per una kermesse che è stata recentemente oggetto di una legge che la definisce manifestazione di interesse nazionale, con relativo contributo economico.

Top e flop Un successo anche dal punto di vista musicale grazie a big come Quincy Jones, Massive Attack e David Byrne ma anche con qualche flop come, appunto, i Chainsmokers. Il Teatro Morlacchi, dedicato al jazz più ortodosso, ha totalizzato una presenza di oltre 4 mila spettatori, informano gli organizzatori. Notevole il successo anche per i concerti alla Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria, dove è stato spesso necessario aggiungere posti, se non, come nel caso di Danilo Rea, replicare il concerto. Un capitolo importante del lavoro di Umbria Jazz è la creazione di opportunità per i giovani musicisti: parliamo delle Clinics tenute in collaborazione con il Berklee College of Music di Boston che si svolgono a Perugia da trentatré e del concorso organizzato insieme a Conad per scoprire e valorizzare i nuovi talenti del jazz.

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L’orchestra fatta in casa Presenza sempre più importante e di prestigio per la neonata Umbria Jazz Orchestra, protagonista nella serata dedicata a Quincy Jones e in quella finale con Gregory Porter e la musica di Nat King Cole. Ovviamente senza dimenticare gli spettacoli gratuito, con i Funkoff nella consueta parte del leone lungo corso Vannucci e, sabato sera, anche sul palco di piazza IV Novembre, dove hanno ricevuto l’inattesa ospitata di Gino Paoli.

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Cecchini: «Grande successo» Per la Regione c’era Fernanda Cecchini: «È stata davvero una edizione di grande successo e di ciò dobbiamo essere tutti orgogliosi – ha detto in conferenza – Umbria Jazz oltre ad essere un grandissimo evento di carattere culturale e sociale, rappresenta anche una importante opportunità per l’economia di Perugia e di tutta la regione. E come Regione Umbria continueremo a credere in questo festival che, come dice sempre il presidente della Fondazione Renzo Arbore, è il più bello del mondo»

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