Assisi, disabilità e sport a braccetto

5°edizione del progetto estivo di Irifor Umbria e Centro consulenza tiflodidattica che coinvolge bambini non vedenti: «Vogliamo che siano sempre più autonomi»

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Un progetto estivo che permette a bambini non vedenti di divertirsi, ‘formarsi’ e, in questo modo, diventare autonomi grazie all’attività sportiva. È quello organizzato da Irifor Umbria (ente di formazione dell’Unione italiana ciechi) e dal Centro consulenza tiflodidattica di Assisi, in corso di svolgimento – si concluderà sabato – a Petrignagno di Assisi.

Il tiro con l'arco

Il tiro con l’arco

L’attività sportiva L’iniziativa è giunta alla quinta edizione grazie al sostegno della fondazione Cassa di risparmio di Perugia, delle donazioni di Coldiretti giovani imprese e dell’agriturismo che ospita le attività, che riguardano il tiro con l’arco (mirino tattile) e il judo. In quest’ultimo caso a simulare combattimenti con i piccoli – bambini non vedenti o ipovedenti, accompagnati da fratelli e sorelle normovedenti – c’è Ubaldo Cecilioni pluricampione paralimpico di judo, tiro con l’arco e lancio del peso. Per loro anche la possibilità di impegnarsi in attività equestri, di atletica leggera, stand up paddle (variante del surf, da svolgere sia in piscina che nel lago Trasimeno) e arrampicata, grazie alla disponibilità del comando provinciale dei vigili del fuoco di Perugia.

Il judo

Il judo

Ricerca dell’autonomia «Un aiuto fondamentale questo – ha spiegato Emilio Vantaggi, presidente di Irifor Umbria – poiché i finanziamenti dello Stato subiscono continui tagli. Al campus di quest’anno, incentrato sull’attività sportiva, i bambini partecipano per la prima volta senza genitori perché vogliamo che inizino a diventare sempre più autonomi». Francesca Piccardi, responsabile del Cct di Assisi, ha sottolineato che «la minorazione visiva induce un profondo senso di insicurezza e lo sport è un mezzo eccezionale per far acquisire ai bambini fiducia in se stessi, accrescere l’autostima e contrastare atteggiamenti psicologici negativi. Cerchiamo di farli concentrare, piuttosto che su ciò che la minorazione visiva non consente loro di fare, su quello che, malgrado la disabilità, riescono comunque a fare».

Esperienza efficace Così ha descritto l’attività Cecilioni: «Questa è un’esperienza senza dubbio efficace. Per un bambino, in cui lo status di non vedenza perdura dalla nascita o poco dopo, l’educazione fisica e la conoscenza corporea sono essenziali. Permettono di migliorare se stessi e la propria quotidianità: di vivere meglio. Gli stessi genitori devono essere stimolati ad avviare il bambino a una qualsiasi attività sportiva in cui ci sia movimento e autocoscienza di sé stessi». Alle attività prettamente sportive sono state affiancate la danza movimento terapia e le attività per l’autonomia personale, l’orientamento e la mobilità. «Approcciamo i più piccoli all’uso del bastone bianco – ha raccontato Stefania Ciavaglia, tecnico dell’orientamento, della mobilità e autonomia personale per disabili visivi – mentre con i più grandi, che già conoscono lo strumento, facciamo percorsi all’interno e all’esterno della struttura. C’è poi tutto un lavoro su aspetti come il vestirsi e lo svestirsi, il lavarsi e il mangiare. Per esempio, abbiamo introdotto, in maniera ludica, un insegnamento sull’utilizzo del coltello».

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