Omicidio Vecchione, condanna confermata

La corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Giuliano Marchetti. L’omicida dovrà scontare 16 anni di carcere

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di F.T.

Quattro anni fa Marianna Vecchione moriva nella sua casa di via Brodolini. Uccisa da un colpo di fucile sparato a bruciapelo dall’ex compagno, il 46enne Giuliano Marchetti, commesso in un supermercato, durante una violenta lite scoppiata fra i due. Marianna aveva solo 35 anni, tre figli – due dei quali presenti in casa negli attimi terribili della tragedia – e una vita davanti.

Sentenza confermata Ieri pomeriggio la Cassazione ha scritto la parola fine, dal punto di vista giudiziario, su una vicenda le cui ferite forse non si rimargineranno mai. Il dolore degli amici, dei familiari, di chi le voleva bene, è ancora vivo. Oggi come ieri. Un barlume di serenità lo ha forse portato la decisione della Suprema Corte che ieri ha confermato la condanna a 16 anni di reclusione inflitta dal gip Simona Tordelli nel luglio del 2012 e ribadita dalla corte d’assise d’appello di Perugia nell’ottobre del 2013.

In carcere In seguito alla sentenza Giuliano Marchetti – fino a ieri costretto agli arresti domiciliari – finirà in carcere. E la pena, pur giudicata mite dai familiari – che hanno sempre parlato di ‘fredda esecuzione, studiata a tavolino’ – restituirà loro un po’ di giustizia. La prima sezione della Cassazione, oltre a respingere il ricorso presentato dai legali dell’uomo – gli avvocati Antonio e Francesco Mattiangeli – ha confermato in toto i risarcimenti che l’omicida dovrà versare ai parenti della povera Marianna a titolo provvisionale: 150 mila euro per la madre come affidataria dei due figli minori, 100 mila euro per l’ex marito come genitore della figlia più grande e 60 mila euro a testa per i due fratelli della vittima.

L’udienza A parlare per primo, in udienza, è stato il procuratore generale presso la Corte di cassazione. Dopo di lui, il legale delle parti civili – l’avvocato Massimo Proietti – e quindi i difensori del Marchetti che hanno sostenuto come l’omicidio fosse ‘colposo’ e legato alla colluttazione scoppiata fra i due. Un punto di vista respinto dai giudici che hanno deciso per la piena conferma della condanna.

I familiari La decisione è stata accolta con favore dai familiari della vittima. A parlare per loro è l’avvocato Proietti: “Finalmente è stata messa la parola fine ad un processo lungo, travagliato e tutto in salita per le parti civili. La sentenza è giuridicamente equilibrata, nonostante nei vari gradi di giudizio non sia stata riconosciuta la premeditazione, e rende un po’ di giustizia a chi ha vissuto questa tragedia in prima persona. L’auspicio di tutti coloro che rappresento – conclude il legale – è che diventi esecutiva al più presto”.

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