Terni, confronto a otto nel segno del fair play

L’evento dell’ordine degli ingegneri, occasione per conoscere meglio – più le persone che dei programmi – i candidati a sindaco di Terni

Condividi questo articolo su

(foto Mirimao)

Un confronto all’insegna del fair play, vuoi perchè era il primo, vuoi perchè erano otto – tutti cioè, più difficile ‘beccarsi’ rispetto ad un faccia a faccia -, vuoi perchè fra loro non c’è nessun ‘marpione’ della politica, di quelli che «saprebbero come fare» ma che poi, puntualmente, perdono i confronti. Così, l’evento ben organizzato dall’ordine degli ingegneri della provincia di Terni e dalla rivista Ingenium – diretta da Carlo Niri – martedì pomeriggio a palazzo Gazzoli, è stata soprattutto un’occasione per conoscere meglio i candidati sindaco. Sì, qualche idea, ma anche la capacità di stare in pubblico, il carattere o ciò che appare, la dialettica e il modo di porsi. Perchè in una campagna elettorale, questo salta all’occhio di chi non mastica pane e politica tutti i giorni.

(foto Mirimao)

Le presentazioni Coordinato dal presidente dell’ordine Simone Monotti, l’evento si è aperto con un’auto-presentazione di ciascun candidato. Piergiorgio Bonomi (CasaPound) ha ribadito come «la sicurezza» sia cruciale nel suo programma; Emiliano Camuzzi (Potere al Popolo) ha offerto un’antipasto dell’idiosincrasia sua, e del suo partito politico, per chi governa la Regione Umbria; Thomas De Luca (M5s) ha parlato di «massimo rispetto per tutti coloro che si sono candidati in un momento così difficile per la città»; Mariano De Persio (Partito Comunista) ha ripercorso la sua vita, di comunista che va a messa («la nostra cifra resta però il materialismo») e di infermiere che vive e lavora da cinque anni a Terni; Alessandro Gentiletti (Terni Valley e LeU) ha parlato dell’«autoreferenzialità» come uno dei peggiori difetti della precedente amministrazione, a cui la sua lista di sinistra contrappone «il sano confronto»; Leonardo Latini (centrodestra) ha rimarcato «un certo senso di solidarietà fra tutti i candidati, primo elemento di discontinuità rispetto al passato»; Andrea Rosati (Prima Terni) ha invocato «una visione della città per ripartire dai cittadini e dai loro bisogni»; infine Paolo Angeletti (Pd e ‘Terni Immagina’) ha ribadito come creda nei valori «del centrosinistra e nella sua unità, per cui mi adopererò in prima persona».

(foto Mirimao)

Riequilibrio Terni-Perugia Dopo i convenevoli, si è passati alle domande dei giornalisti intervenuti. Partendo dalla questione-riequilibro fra i territori di Perugia e di Terni, non solo e non tanto in un’ottica geografica, quanto politica ed economica. Nessuno – salvo forse Angeletti – è stato tenero con la Regione. Andrea Rosati ha sottolineato come si debba partire «dai collegamenti che qui a Terni, territorio dove insistono ben 19 multinazionali, sono semplicemente scadenti». Paolo Angeletti ha chiesto di vedere le cose «in modo più equo e giusto. La Regione non ci ha dimenticati perché in ballo per il nostro territorio ci sono fra i 100 e i 120 milioni di euro, messi a disposizione per programmi ben definiti che contengono finalmente una visione di città. Sulle infrastrutture invece – ha precisato – serve un impegno diverso». Piergiorgio Bonomi ha ‘bacchettato’ i politici ternani: «Quando ho tentato di ragionare su progetti turistici per Terni, in passato, si sono presentati solo politici di Perugia. Segno che la colpa di questo isolamento è pure nostra». Emiliano Camuzzi ha tagliato corto: «Una riforma seria avrebbe abolito non le province, cosa che ha creato più danni che risparmi, ma la regione che così concepita non ha senso. Tutto è accentrato: perchè non abolire la Marini?». Thomas De Luca ha evidenziato come «per i fondi strutturali il rapporto fra Terni e Perugia sia di ‘uno a dieci’. Il Comune di Terni ha recepito 16 mila euro, mentre quello di Perugia un milione. Noi abbiamo 1 miliardo e 100 milioni di finanziamenti europei fermi perché la Regione non pubblica bandi. Soldi che rischiano di tornare in Europa. Se vinceremo le elezioni, chiederemo poi altri 5 milioni di euro annui a chi sfrutta l’idroelettrico sul territorio, guadagnando 100 milioni l’anno, lasciando ad oggi poco più che le briciole». Mariano De Persio ha rigettato l’idea di una macro-regione Umbria-Toscana-Marche «perchè non è riscrivendo le cartine geografiche che si risolvono le crisi locali. Terni non avrebbe alcun ruolo nonostante produca il 40% del Pil regionale». Alessandro Gentiletti ha invocato nuovi sviluppi dei collegamenti lungo gli assi interni e trasversali: «Investire su questi aspetti è decisivo perché Terni può rappresentare l’incrocio di diversi ‘corridoi’ stretegici, anche extra regionali. Va detto che le regioni, così concepite negli anni ’70, hanno poco senso rispetto ai flussi attuali di persone e merci». Per Leonardo Latini «prima che territoriale, il riequilibrio deve essere di risorse e opportunità. Una regione forte non è quella con un capoluogo forte, come ha sostenuto in passato la presidente della regione, ma quella che attua una distribuzione equa al proprio interno. Per questo vogliamo riportare Terni nella cabina di regia della gestione dei finanziamenti europei».

(foto Mirimao)

Mercato immobiliare in crisi Sul fronte edilizio, quasi tutti (Gentiletti sostiene che i due concetti debbano andare di pari passo) pensano che si debba prima recuperare – e magari completare – l’esistente, per poi eventualmente costruire nuove opere. Un concetto, quello di ‘recuperare’, declinato in diversi modi. Per Thomas De Luca equivale anche a «riappropriarsi di spazi oggi non fruibili, per l’assenza di manutenzioni, restituendoli alla comunità anche attraverso il project financing». Per De Persio significa «riqualificare le periferie»; Latini cita anche due ‘cavalli di battaglia’ della precedente amministrazione come Agenda urbana e Piano periferie, sottolineando come si debba partire «dalle cose più elementari, come la messa a nuovo delle strade, per poi dedicarsi sistematicamente alle manutenzioni ed al completamento delle tante opere sospese o mai partite»; Rosati punta sulle «grandi infrastrutture» in un’ottica Keynesiana, in grado di generare reddito e lavoro; Angeletti ritiene che i fondi per realizzare le opere ci siano, ma che il problema principale sia rappresentato «dalle manutenzioni per le quali gli stanziamenti sono insufficienti»; Bonomi invoca il recupero di simboli «come la fontana di piazza Tacito o il quartiere di San Valentino, il mio, che è lontano dal concetto di decoro»; Camuzzi invece esclude a priori nuove opere pubbliche: «Completiamo le incompiute e, con trasparenza e condivisione, decidiamo insieme alla città come utilizzarle».

(foto Mirimao)

Ast, beni culturali e turismo Tutti concordi sul salvaguardare l’acciaieria e il lavoro, costruendo però nuovi percorsi di sviluppo per una città che ha abbandonato da tempo la ‘monocultura’ dell’acciaio. Su viale Brin, Camuzzi spera nell’intervento dello Stato («l’unico che può garantire investimenti, tutela dei posti di lavoro e un ambiente più sano. A Taranto solo la bonifica costa 8 miliardi di euro: quale privato può sobbarcarsi un simile impegno?»). De Luca punta sul futuro governo (M5s-Lega in rampa di lancio) a cui chiedere impegni precisi. Poi, sulla cultura: «L’idea dell’ex banca d’Italia come museo di Terni mi piace. Proveremo a rilanciarla con le forze vive della città perché uno spazio espositivo con quelle caratteristiche, manca». De Persio si chiede come mai «in cinque anni che sono a Terni ho sempre sentito parlare di acciaieria e mai di Valnerina e turismo». Per Gentiletti si deve ragionare «sui flussi di turismo culturale e ambientale, andando anche oltre il numero dei biglietti ‘staccati’ e puntando su una qualità dell’offerta che non può più essere ancorata a logiche clientelari». Latini pensa che «turismo, ambiente, sport, siano le ‘gambe’ più piccole, ma solide, di un tavolino che al centro può contare sul sostegno rappresentato da Ast. Terni non ha una vocazione specifica e proprio per questo può proporre un calendario di eventi che abbracci l’intero arco dell’anno, attirando flussi turistici stabili». Rosati ritiene che «qualsiasi investimento in cultura produca un ritorno, basti vedere cosa ha fatto la Germania dopo la riunificazione del 1991. Ma se i centri direzionali, che danno spessore e struttura, sono tutti a Perugia, allora progettare cultura diventa più difficile». Paolo Angeletti richiama il progetto ‘smart city’ finanziato per 88 milioni di euro complessivi ed in particolare lo ‘smart living’ «che può dare contenuti ed eventi di qualità ad eccellenze di Terni come il Caos e palazzo Primavera: i soldi ci sono, servono i progetti che vogliamo costruire con i cittadini».

(foto Mirimao)

Ambiente, inceneritori, inquinanti Sul tema della salute pubblica connessa alle condizioni ambientali della conca, i punti di vista non sono proprio concordi. Paolo Angeletti ritiene che «il gestore dell’inceneritore contro cui il Comune ha presentato ricorso, abbia dato precise garanzie. Ci sono alternative concrete all’incenerimento ed al conferimento in discarica, ma per essere attuate necessitano di un po’ di tempo». Per Bonomi la colpa dell’inquinamento «non è solo dell’inceneritore, che pure ha il suo peso. Il problema sta anche nell’opacità diffusa che caratterizza tali strutture». Thomas De Luca ha chiarito come «gli inceneritori presenti a Terni non bruciano rifiuti solidi urbani, ma pulper (scarti di cartiere, ndR) proveniente da Lucca. Meno di un anno fa ho perso mio padre per un epatocarcinoma maligno legato all’esposizione ad idrocarburi policiclici aromatici nel suo lavoro in Ast. Anche per questo la salute dei ternani è per me un argomento prioritario e me ne occuperò direttamente. Porteremo avanti una politica ‘rifiuti zero’ che, come sostenuto da Rossano Ercolini sabato scorso a Terni, può essere attuata subito e porterebbe 400 posti di lavoro rispetto ai 30 degli attuali inceneritori. Tutto ciò attraverso il riciclo del pulper e quell’economia circolare che può trasforare Asm in una piattaforma delle materie prime seconde». Più ‘politico’ De Persio che sostiene come «Asm debba essere di proprietà comunale al 100% e come le malattie siano spesso figlie di una logica del profitto che, protetta da ‘cupole’, se ne frega dei cittadini». Alessandro Gentiletti ritiene che esista una questione ambientale a Terni: «Lo dicono i dati. L’incenerimento è tecnica desueta e il polo siderurgico, pur problematico, ha aspetti che lo pongono all’avanguardia in Europa nel riuso dei materiali ferrosi. Molto invece va fatto sulla mobilità dei ternani». Per Latini «il negazionismo ambientale è inaccettabile e serve il riconoscimento di ‘area ambientalmente complessa’ per avivare quei progetti, di concerto con multinazionali e associazioni datoriali, che riducano le emissioni inquinanti. Allo stesso modo si deve investire sulla differenziata ‘spinta’, su nuove tecnologie come quelle che consentono di trasformare in energia le plastiche non riciclabili e su una nuova concezione di mobilità». Rosati, accanto al nodo-traffico, invoca «finanziamenti europei che permettano di rinnovare gli impianti privati da cui deriva buona parte dell’inquinamento. Servono più tecnologie e un po’ meno populismo».

Il commento Il presidente dell’ordine ternano, Monotti, si esprime così sull’evento: «Come ordine degli ingegneri della provincia di Terni vogliamo essere parte attiva e propositiva della cittadinanza. Come ente ricerchiamo apertura comunicativa con tutti gli altri enti. Ringrazio tutti i candidati a sindaco perchè è la prima volta che a Terni si svolge un incontro così che, tra l’altro, è stato all’insegna del fair play».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli