Terni, Sandro Carletti saluta: «Non è addio»

Il neurochirurgo – ufficializzata la sua partenza per Firenze – in questa prima fase sarà ancora operativo a Terni: «Grazie a tutti»

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di F.T.

Non uno ‘strappo’: se poi con il tempo assumerà i connotati di un ‘addio’ vero e proprio, sarà il futuro a dirlo. Anche se i legami del dottor Sandro Carletti con l’azienda ospedaliera di Terni, oggi ancora formali e sostanziali, affondano le radici nella sua stessa storia professionale. E ciò lascia sperare che, in futuro, la professionalità del neurochirurgo, allievo di Giulio Maira, possa ancora tornare utile ad un territorio e ad un settore sanitario che, grazie a lui, è cresciuto fino a diventare appetibile ben oltre i confini regionali.

‘SANTA MARIA’, CARLETTI LASCIA E VA A FIRENZE

Dottor Carletti, è il momento dei saluti. Ha qualche rigraziamento particolare dopo tanti anni trascorsi a Terni?
«Direi in primis i miei collaboratori. Oggi (mercoledì, ndR) ho incontrato i colleghi della sala operatoria, del reparto, del dipartimento di neuroscienze che ho diretto per tanti anni (ruolo ricoperto dal 2010 e, prima di quello, Carletti è stato direttore della struttura complessa di neurochirurgia, ndR). Il mio ‘grazie’ va a tutti coloro che hanno collaborato con me: medici, infermieri e personale amministrativo, nessuno escluso. Il loro supporto è stato decisivo per ciò che sono poi riuscito a fare».

Che lavoro è stato quello condotto con il suo ‘gruppo’ in questi anni?
«Il nostro è stato un autentico lavoro di squadra. Ho cercato di formare un team interdisciplinare, in cui era ed è normale discutere insieme dei vari casi che quotidianamente ci si trova ad affrontare, cercando soluzioni in un clima di armonia totale. Credo di esserci riuscito grazie anche all’attuale direzione generale che mi ha dato fiducia e la possibilità di svolgere un’attività chirurgica di assoluto livello, così come le direzioni aziendali precedenti che hanno operato in tal senso».

Ora la preoccupazione di molti è relativa al futuro della neurochirurgia del ‘Santa Maria’. Inutile fare finta che la sua sia una perdita insignificante…
«Non so chi verrà dopo di me, la scelta rientra nelle competenze della direzione aziendale. Dal 2 luglio sarò in forza all’Istituto fiorentino di cura e assistenza del gruppo Giomi, importante realtà della sanità nazionale, ma per volere dell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ e della stessa Regione Umbria, proseguirà nella collaborazione con l’ospedale di Terni. A luglio e ad agosto manterrò degli accessi in sala operatoria ed effettuerò interventi ad alta complessità, legati ad esempio a patologie oncologiche cerebrali o spinali, anche per smaltire una lista d’attesa ancora presente. Dopo questi due mesi, vedremo se prolungare il rapporto fino a fine 2018, anche per rendere più ‘morbido’ il passaggio e continuare a formare i collaboratori a Terni».

Dall’alto della sua esperienza, quale direzione dovrà seguire la neurochirurgia del ‘Santa Maria’ per mantenere, e magari migliorare, i livelli raggiunti in questi anni?
«L’azienda ospedaliera di Terni è di alta complessità e vanta professionalità importanti su più fronti. Fra questi, la neurochirurgia rappresenta un elemento fondante, oltre che punto di riferimento nazionale ed internazionale per ciò che attiene la formazione. Nel tempo abbiamo formato neurochirughi in un’ottica estremamente tecnologica, funzionale ad una maggiore precisione di intervento e quindi ad una minore degenza post-operatoria. Ciò grazie anche alla multidisciplinarietà che vede lavorare gomito a gomito neurologi, neurochirurghi, radiologi, neurofisiologi, neuroradiologi interventisti, radioterapisti, oncologi e fisiatri, nel totale interesse del paziente ‘trattato’ a 360 gradi. Questo è stato il mio indirizzo e, come ha affermato lo stesso direttore generale Dal Maso, andrà indetto un concorso quanto prima, per individuare una figura esperta, orientata alla chirurgia innovativa, con esperienza su base oncologica e in grado di proseguire la ricerca scientifica e clinica condotta in questi anni».

E sulla sanità ternana, in particolare sullo stato di salute di un ospedale sì attrattivo, ma che sconta il passare del tempo, qual è il suo punto di vista?
«Il direttore Dal Maso sta attuando una riorganizzazione abbastanza importante e radicale che va nell’ottica di una maggiore funzionalità di tutto il complesso, al fine di ottimizzare l’offerta assistenziale. Le sue idee sono, secondo me, molto buone ed evolute sul piano organizzativo. Ciò deve andare di pari passo con l’individuazione di professionisti in grado di sostituire coloro che tanto hanno dato all’azienda e che nei prossimi mesi (come i professori Alessandro Pardini e Amilcare Parisi, ndR) andranno in pensione. Molto si giocherà sul fronte delle scelte che l’azienda compirà in termini di risorse umane, per dirigere strutture complesse e ad alta specialità».

Cosa le lasciano, in termini professionali ma soprattutto umani, questi anni trascorsi a Terni?
«Sono arrivato al ‘Santa Maria’ nel 1994, da giovane chirurgo, ed esco oggi, dopo una scelta abbastanza ponderata e neanche tanto semplice, come neurochirurgo formato e di esperienza. Ho cercato di dare il massimo, di metterci tutta la ‘voglia di fare’, nel contesto di una struttura sì piccola ma attenta alla qualità del lavoro assistenziale. Ne esco arricchito grazie soprattutto a chi ha condiviso con me il lavoro quotidiano, stimolandomi in questo percorso di crescita. Fra gli elementi che mi rendono orgoglioso, quello di aver fatto di Terni il centro di riferimento internazionale, a livello europeo, per lo studio sulle cellule staminali. Il ‘Santa Maria’ è l’unica struttura europea dove sono state impiantate, in via sperimentale, cellule neuronali nel midollo di pazienti affetti da Sla ed ora, è il passo più recente, si è proceduto ad impiantare cellule staminali intracerebrali su pazienti affetti da sclerosi multipla. Il professor Angelo Vescovi è coordinatore del progetto generale, così come io lo sono per la parte chirurgica. E credo che questa ricerca, così ambiziosa e importante, possa proseguire al di là delle mie scelte professionali. In questo senso sono sereno».

Infine Firenze, il suo futuro: perché proprio questa scelta? Da quali ragioni è stata dettata e quali obiettivi si è posto?
«Il gruppo Giomi, che gestisce l’Istituto fiorentino di cura e assistenza, mi ha chiamato e affidato l’incarico per attivare un reparto di neurochirugia di quindici posti letto ed una terapia intensiva post-operatoria con cinque posti letto. Si tratta di una grande struttura convenzionata e accreditata con la Regione Toscana. L’obiettivo è creare una neurochirurgia di nicchia e di alta specialità, basata sulla patologia cranica e spinale sul versante oncologico ed anche degenerativo. Ho scelto Firenze perché credo in questo progetto innovativo in cui sarà possibile continuare a lavorare in forma interdisciplinare, ad esempio con i colleghi della radioterapia (nell’istituto è presente una delle sei cyber KNIFE presenti in Italia, ndR). Si tratta di un progetto stimolante e forte, tanto da convincermi a lasciare il dipartimento di neuroscienze di Terni che sento un po’ la mia ‘creatura’. L’orizzonte temporale che ci siamo dati, per far ‘decollare’ la neurochirurgia del gruppo, è di cinque anni. In questa fase sarò operativo a Firenze per una parte della settimana, con attività operatoria e di ricerca, mentre per la restate parte sarò a Terni per le attività chirurgiche, ambulatoriali e di controllo. Non uno ‘strappo’ quindi, ma un passaggio per consentire al ‘Santa Maria’ di progettare senza fretta un futuro di prim’ordine».

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