Terni, acciaio ‘sporco’: l’indagine non è finita

C’è attesa per gli interrogatori degli otto arrestati che potrebbero imprimere un’ulteriore accelerazione alla vicenda

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A: «Ti è arrivato per posta?» C.: «»Adesso oggi..». A.: «Ma per posta raccomandata?». C.: «Sì raccomandata, sì..». A.: «C’è 23 febbraio..». C.: «23 febbraio.. sì 23 febbraio c’è.. Comunque sotto i reati articoli 110, 400, 65, 640, praticamente associazione a delinquere, truffa, truffa aggravata e peculato». A.: «Dove cazzo li vedi Marco gli articoli?». C.: «Sotto a Cattaneo Marco, procura della Repubblica richiesta.. c’è il reato e gli articoli». A.: «E’ un avviso di garanzia alla fine». C.: «Si è un avviso di garanzia, firmato Elisabetta Massi, Massi, Massini, è quella che andava a fà festa con… va boh… dimmi». A.: «Dove li vedi gli articoli Marco». […] C.: «Va beh, io me li sono già visti, numero 7, dopo l’ultimo è il 2635 del codice civile, però non so che cazzo è». A.: «Per me quella gente è matta».

Acciaio Sporco, indagine Forestale Terni - 23 giugno 2016 (3)

La conferenza stampa

La scoperta Il dialogo intercettato dalla Forestale il 9 marzo del 2016 è fra Marco Cattaneo (C.) e Stefano Arnoldi (A.). Il primo ha appena ricevuto l’avviso di proroga delle indagini e così i due, dopo mesi trascorsi senza sospettare nulla, scoprono di avere sul collo il fiato degli inquirenti. Ed è Arnoldi, il giorno stesso, a spiegare a un familiare che «probabilmente hanno messo il naso dentro al nostro culo», anche se poi si dice convinto «che è tutto a posto». Una certezza crollata di fronte agli arresti eseguiti giovedì mattina dalla Forestale, con i due – Cattaneo dipendente della Metal Group e Arnoldi della Metal Inox Centro – finiti ai domiciliari insieme ad altre sei persone. E a nulla è servito il tentativo, sei giorni dopo la notifica della procura di Terni, di sistemare le cose: «Metti via tutta quella roba che mi hai mandato su – dice Arnoldi alla segretaria -, di questo, di quell’altro, di cazzi… mettiamo via tutto». Ormai la frittata è fatta e da lì a tre mesi emergerà in maniera dirompente.

L’INDAGINE SPIEGATA DALLA FORESTALE – VIDEO

Ordinanza ‘blindata’ E’ solo uno delle decine di passaggi citati nell’ordinanza con cui il gip di Terni, Maurizio Santoloci, ha disposto la misura dei domiciliari per otto dei diciassette indagati dell’indagine ‘Acciaio sporco’ che ha portato alla luce una maxi truffa ai danni della ThyssenKrupp Ast, incentrata sul parco rottami e sulla selezione dei camion di materiali ferrosi da ‘campionare’ da parte dei classificatori – quattro di loro sono stati arrestati, i ternani Alessio Petrollini (41 anni), Alessandro Luzzi (47), Leonardo Manni (47), Daniele Inches (36) – dell’impianto di viale Brin.

La Forestale al parco rottami Ast

La Forestale al parco rottami Ast

I ruoli degli arrestati Nel contesto dell’associazione a delinquere ipotizzata dal pm Massini, che ha ‘retto’ alla prova del gip e che presumibilmente passerà anche al vaglio del Riesame, Giancarlo Ongis è al vertice non solo della holding lombarda Metal Group, ma anche dell’associazione finalizzata alla truffa. Marco Cattaneo viene ritenuto ‘organizzatore e promotore’ dell’associazione, così come Stefano Arnoldi, ritenuto ‘l’uomo del territorio’ di Cattaneo, quello che esegue le sue direttive sul posto e lo tiene sempre aggiornato. Fra gli altri arrestati, l’imprenditore ternano Andrea Papa Italiani «trasporta i carichi, rendendosi prontamente disponibile a coprire la truffa in caso di imprevisti», mentre i ‘classificatori’ Petrollini, Inches, Luzzi e Manni, per l’accusa giocano un ruolo essenziale nell’avviare in campionatura i camion ‘giusti’ – l’esatto contrario di quelli pieni di «schifezze» come tornitura, macinata – per l’associazione. Il tutto in cambio di pesanti mazzette, come quelle nascoste in un pacchetto di sigarette e consegnate la mattina del 27 gennaio 2016, davanti ad un noto bar di Terni, in via Battisti, da Arnoldi ad uno degli operai indagati. Il tutto documentato da riprese video della Forestale.

IL VIDEO DELLE INTERCETTAZIONI

La ‘bombetta’ Il sistema delle consegne di materiali ferrosi – sette camion in partenza dalla Metal Inox Centro di Fabriano e diretti a Terni – era basato su due carichi di acciaio inox ‘304’, perfettamente rispondenti alla specifica tecnica di Ast, e cinque carichi di scarsa qualità composti per il 40% di acciai inox ‘304’ e per il 60% da ‘roba’ – in genere tornitura di cromo e di ferro – preparata ad hoc per lucrare il più possibile. Per aggirare eventuali controlli più attenti – in particolare la possibilità che uno dei cinque camion ‘cattivi’ venisse fatto scaricare a terra per verificare il materiale trasportato – si ricorre all’espediente della ‘bombetta’. In pratica si tiene pronto, appena fuori dall’azienda, un rimorchio carico di materiale ottimo, in modo tale da sostituirlo all’occorrenza ai camion ‘cattivi’, per alzare le percentuali di cromo e nichel.

Mazzetta nel pacchetto di sigarette

Mazzetta nel pacchetto di sigarette

«C’è la brioche!» Il pagamento delle ‘mazzette’ ai classificatori da parte di Arnoldi – secondo gli inquirenti che hanno documentato diversi incontri – è effettuato con continuità. Il 25 gennaio del 2016 viene intercettata una conversazione in cui Luzzi dice ad Arnoldi: «Ascolta, siccome c’avevi Ongis stamattina, dico ma com’è che non se vede Stefano?», alludendo al ritardo del pagamento del corrispettivo pattuito per l’opera illecita. Arnoldi capisce subito l’allusione e risponde: «Son nato qualche giorno dopo de… ma non son ancora diventato stupido, dottò! Tranquillo, tranquillo, ‘sta settimana c’è la brioche!», ‘brioche’ che – in gergo a volte diventano anche ‘baci’ – rappresenta il tanto atteso denaro.

Attesa Difficilmente gli interrogatori di garanzia per gli otto arrestati si terranno prima di lunedì 27 giugno. Spetterà al gip Santoloci sentire, una ad una, le persone finite ai domiciliari. Nell’insieme dell’indagine, l’impressione è che gli inquirenti abbiano svolto un lavoro certosino, capillare, in un certo senso ‘blindato’. E curiosità c’è per quello che potranno più o meno ammettere gli arrestati – alcuni di loro almeno – anche in relazione ai futuri sviluppi di un’indagine che, stando a ciò che traspare dalle carte, potrebbe rivelare nuovi colpi di scena.

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