Terni, adesso è chiaro: le farmacie fanno gola

Quella che si sta combattendo è una battaglia di potere, una guerra che ha i suoi risvolti economici e che è destinata a lasciare sul campo qualche vittima

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di M.T.

Sarà il caso di dirlo con chiarezza, perché altrimenti si rischia di passare per quello che non si è e che, in alternativa, può essere ‘quelli che non hanno capito nulla’ o ‘quelli che fanno finta di non capire’. Insomma: la battaglia che si sta combattendo sulle farmacie comunali ternane è una battaglia di potere, una guerra che ha i suoi risvolti economici – dicibili o indicibili – e che è destinata a lasciare sul campo qualche vittima. Perché le reazioni e le controreazioni sono chiarissime.

La Cisl Il sindacato di categoria Fisascat e la ‘casa madre’ Cisl dicono di essere «preoccupati per la piega che sta assumendo la vicenda delle farmacie comunali che oltre a far volare ‘stracci’ non riesce a porre al centro dell’attenzione e del contendere non solo il futuro dei servizi prestati, ma il futuro degli stessi dipendenti; di essere contrari alla ipotesi della vendita globale delle farmacie comunali; contrari alla eventuale privatizzazione con cessione di quote di maggioranza a uno o più soggetti privati, ma di essere favorevoli all’ingresso dei privati in quote di minoranza (il passaggio introduce un elemento di novità; ndr); di essere contrari a qualsiasi ipotesi di spezzatino di vendita di una o più farmacie senza che si tenga conto della globalità dell’insieme; di essere preoccupati per il futuro dei dipendenti che rispetto alle ipotesi ventilate, a cui siamo contrari, possono correre il rischio di vedersi messo in discussione il futuro lavorativo». Poi la Fisacat e la Cisl dicono che «pur essendo favorevoli alla stabilizzazione dei posti di lavoro a tempo determinato, ricordiamo che in casi eccezionali e nella situazione attuale di incertezza del mantenimento del numero e delle prestazioni delle farmacie comunali, tutte ancora da chiarire, esisteva ed esiste la possibilità di ricorso ad accordi sindacali per il superamento della quota del 20% di personale a tempo determinato».

La Cgil La Filcams Cgil di Terni, invece, «ribadisce la propria contrarietà a qualsiasi operazione di vendita e privatizzazione dell’azienda farmaceutica del Comune di Terni. Già da tempo abbiamo manifestato sia negli incontri istituzionali svolti, che attraverso una petizione sottoscritta da oltre 4.000 cittadini, la nostra netta contrarietà a un’ipotesi che determinerebbe lo smembramento di un’azienda importante per il territorio e una forte incertezza sul futuro occupazionale dei circa 60 lavoratori che ne fanno parte. Come sindacato non ci compete entrare nel dibattito politico in atto, ma ricordamo infine che nell’assemblea unitaria tenuta 15 giorni fa i lavoratori hanno votato all’unanimità per l’apertura di un percorso di consultazione della cittadinanza, che possa esplicitare l’opinione della città rispetto ad una scelta così importante per il suo futuro».

La politica A palazzo Spada, intanto, si viene formando un asse che – partendo dal lato di centro sinistra dell’emiciclo del consiglio comunale – arriva all’ultimo scranno di destra. Marco Cecconi (FdI-An) prende infatti le difese di Valdimiro Orsini (Pd), del quale è stato ricordato il poco simpatico episodio della condanna subìta dalla Corte dei conti per il periodo in cui era consigliere comunale ad Arrone: «Correttezza esclude – dice Cecconi – l’attacco alla singola persona: praticato, invece, tirando fuori dagli armadi chissà quale scheletro di anni e anni fa e, insomma, ricorrendo a metodi che fanno raccapriccio e qualificano eminentemente chi li adotta, piuttosto che chi li subisce». Ma Cecconi entra anche nel merito: «Correttezza avrebbe voluto che i dati e i chiarimenti forniti in conferenza stampa fossero stati, piuttosto, trasmessi all’amministrazione proprietaria: tanto più che ci si vanta, senz’altro a ragione, di aver agito in piena legittimità».

Il personale Tornano a farsi sentire – insinuando nuovi elementi di dubbio su quali siano le manovre che si stanno svolgendo nell’ombra – anche i dipendenti di FarmaciaTerni, che «in relazione alle ultime esternazioni pubbliche da parte di vari soggetti, ribadiscono ancora una volta che il comunicato diffuso a margine della conferenza stampa aziendale è frutto di libera e democratica iniziativa di coloro che hanno personalmente partecipato (la quasi totalità del personale stesso), spinti esclusivamente dalla preoccupazione di difendere l’operato, la dignità ed il futuro dell’azienda e dei lavoratori tutti. Qualsiasi altra interpretazione è frutto di distorta strumentalizzazione di quanto realmente accaduto e si registra, peraltro, una sorta di ‘rincorsa all’imbonimento del personale’ da parte di coloro che, da tempo, sono impegnati nel voler perseguire, come scopo primario, la privatizzazione dell’azienda».

L’azienda E poi arriva anche la nuova presa di posizione dell’azienda, che come previsto parte dalla nota della Fisascat Cisl per dire che «apprendiamo che tale sindacato ha inteso proporre autonomamente un ulteriore processo di privatizzazione dell’azienda con l’ingresso di privati in quote di minoranza. Ricordiamo alla Cisl che loro stessi hanno favorevolmente accolto le strategie del piano industriale sancito da una duplice approvazione prima della giunta e successivamente dal consiglio comunale, che prevede la crescita dell’azienda e che comunque non prevede alcuna cessione delle quote a privati. A chi giova questa nuova polemica? Apprezzando il ruolo fondamentale del sindacato a tutela del lavoro e dei lavoratori, appare singolare che la Cisl suggerisca strategie giuridiche tesi ad incentivare i contratti a tempo determinato e quindi il precariato, a scapito di scelte aziendali, che in perfetta
coerenza con le norme di legge e con la delibera (25 maggio 2016, n.125) dell’amministrazione comunale, hanno portato a stabilizzare posizioni lavorative precarie storicamente strutturate per il corretto funzionamento delle attività aziendali, con un risparmio del costo del lavoro. Prendiamo atto che la Cisl si pone apertamente in contrasto con la sentenza Cassazione sezioni unite n. 4914, del 14 marzo 2016 che sanziona l’abuso di contratti a termine. Per quanto attiene ai comunicati stampa dei consiglieri comunali, non intendiamo ribadire alcunché e qualora ci pervengano richieste formali dal Comune, ribadiremo tutto nelle sedi istituzionali non essendo atti ad usare i
mezzi di informazione se non per chiarire, nostro malgrado, inesattezze e pretestuosità sollevate da alcuni per le quali lo si ribadisce abbiamo già dato mandato ai legali».

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