Terni, Asm-Acea: «Conflitti di interesse»

Il comitato ‘No Inceneritori’ chiama in causa Sandro e Roberto Piermatti. Le Rsu: «No a vendita solo per fare cassa»

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Proprio mentre la giunta comunale ‘licenziava’ il piano industriale di Asm Terni e l’assessore Piacenti D’Ubaldi stabiliva il percorso che dovrebbe portare in fretta il documento all’esame del consiglio comunale – la data ipotizzata è quella dell’11 luglio – arrivano prese di posizione decisamente pesanti.

 

Il Comitato No Inceneritori torna a ribadire il no alla privatizzazione: «L’amministrazione del sindaco Di Girolamo vuole imporre a Terni la vendita di Asm ed Acea, e che questa avvenga con una cessione di quote piccola o grande ben poco conta, perché è sotto gli occhi di tutti cosa accade in aziende privatizzate in parte o in toto. E’ sufficiente parlare della Gesenu di Perugia e le gravi vicende dell’ultimo anno, di Acea a Roma e del ruolo ‘padronale’ di Caltagirone che ne possiede solo il 16%».

Il conflitto d’interessi Il Comitato sottolinea come «questo accada senza che nessuno, o pochi, rendano conto di un grave conflitto di interesse che riguarda il presidente della terza commissione consigliare, quella che si occupa per l’appunto della materia. In molti, in particolare la giunta, fingono di non sapere infatti che il consigliere Sandro Piermatti sia fratello dell’altrettanto noto Roberto Piermatti, ex assessore, oggi ai vertici di Acea Spa, nel ruolo di Responsabile Affari Istituzionali. E bene, ne chiediamo l’immediata rimozione dall’incarico di presidente di Commissione, i motivi di carattere etico e normativo ci sembrano ovvie già conosciuti ai più».

L’attacco E sulla questione il Comitato No Inceneritori aggiunge che «tra l’altro, quello che arriva della nomina di Roberto Piermatti delle ultime settimane, sembra davvero un messaggio chiaro in direzione della volontà di Acea di mettere le mani su Asm. Il problema è che la maggioranza sembra molto disposta e anche i distinguo che a volte vengono fatti sono in realtà giochi di parole. Dire no alla privatizzazione ma essere favorevoli alla cessione di quote infatti è un ‘non senso’ poiché la stessa cessione di quote, vedi il caso Acea/Caltagirone, vedi il servizio idrico integrato/Acea, è nei fatti una privatizzazione. E magari a pesare come nel Sii non sono le percentuali di proprietà pubblica o privata ma i patti parasociali, che danno ad un 1% privato un vero e proprio potere di veto».

‘Liberare’ il consiglio «Il problema – conclude il Comitato – è che la classe dirigente locale finge di non sapere che tutto questo rientra in un quadro di strategia che ha come orizzonte la creazione delle macroregioni, la cui ossatura è rappresentata proprio da quelle aziende che controllano la distribuzione dell’energia, del gas, dell’acqua e la gestione dei rifiuti, cioè i servizi pubblici e i beni comuni. E’ stato uno studio di Banca Intesa del 2012 a mettere nero su bianco questa strategia per le quattro grandi del settore, tra cui Acea. Altro che l’alleanza con Marche e Toscana della Presidente Marini, che forse la immagina per la provincia di Perugia. Perché invece per Terni si prospetta l’entrata forzata nell’area metropolitana romana, così da togliere al nostro territorio molto potere di decisione e indirizzo politico. Non sa forse il Sindaco che vendere Asm ad Acea significherebbe che il centro decisionale sui servizi pubblici si sposterebbe sostanzialmente a Roma? Lo sa, e evidentemente è d’accordo. Iniziamo quindi a liberare il consiglio comunale da questo conflitto di interesse, per poi passare a quelli interni ad Asm di cui ci occuperemo a breve».

Contrasto totale E poi ci sono le Rsu di Asm, che esprimono una posizione chiara: «Sono ormai diversi mesi che la vicenda relativa alla privatizzazione di Asm viene riportata dai giornali, in merito all’oggetto la Rsu più volte ha richiesto in quei rari tavoli istituzionali che sulla vicenda deve essere aperto un tavolo di confronto tra le parti con l’obbiettivo di fare estrema chiarezza sulla vicenda. Ribadiamo il nostro convincimento che una semplice operazione di vendita legata solo ed esclusivamente alle esigenze di quadratura del bilancio Comunale verrà contrastata con ogni mezzo».

Danno per tutti Il pensiero delle Rsu Asm è che «tale scelta risulta essere dannosa non solo per le maestranze ma per gli interessi dell’intera collettività, in quanto l’Asm rappresenta un pezzo di welfare locale che storicamente si è costruito e rafforzato nel territorio e può per il futuro rappresentare un volano di sviluppo non solo all’interno del territorio comunale e provinciale ma anche su base regionale».

Aspetti da chiarire Si passa poi alle richieste e ai chiarimenti: «A questo punto riteniamo indispensabile e non più rinviabile che la proprietà apra un tavolo di confronto, cosa che fino ad oggi non è mai avvenuto al fine di scoprire le carte in tavola su alcuni aspetti che sono di vitale importanza per Asm: progetto industriale che ci consente di capire ed individuare quali sono le future direttrici di sviluppo; che vengano finalmente e in modo definitivo resi noti il reale stato finanziario partita debiti e crediti con la nostra proprietà; chiediamo inoltre che in attesa che si apra una fase di confronto e discussione sui due punti precedenti la proprietà non intraprenda nessuna iniziativa politica/amministrativa e che vengano revocate le due deliberi di consiglio comunale che riguardano la vendita del 50 % delle quote di Umbria Energy nonché la vendita di quote (fino al 40% di Asm) e soprattutto vengano ridate alla gestione di Asm sia la Votiva Lux che la pubblica illuminazione».

L’assemblea Infine le Rsu di Asm – Federelettrica, Federgasacqua, Federambiente, Umbria Energy – annunciano che venerdì 1° luglio ci sarà un’assemblea di tutti i lavoratori «al fine di condividere una piattaforma di rivendicazione che non può prescindere dai punti sopra esposti».

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