Amministrative 2024: il ‘campo largo’ presenta il manifesto della coalizione

Chiara la volontà politica ma da Perugia a Foligno passando per Gubbio e Orvieto restano da sciogliere diversi nodi

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di Giovanni Cardarello

Si chiama ‘Un patto avanti, ampio – plurale – tuo’ il manifesto dei valori presentato dalle forze politiche del centrosinistra in vista delle elezioni amministrative del prossimo 8 e 9 giugno. Un manifesto che unisce in coalizione il cosiddetto ‘campo largo’, ovvero la somma di programmi e valori di Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Psi, Demos e realtà civiche. Il manifesto individua come priorità la salute, intesa come diritto e non solo come mera erogazione di cure, lo stop deciso al lavoro precario, un’attenzione importante ai temi delle disuguaglianze, delle politiche abitative e del diritto allo studio. Particolare interesse viene posto allo stop al caro energia.

Ma come tutto questo si declina in termini pratici lo scopriremo nelle prossime settimane, a partire dal varo ufficiale della candidatura di Vittoria Ferdinandi a sindaco di Perugia, passando per quella di Custolino a Orvieto e nello scioglimento definitivo dei nodi relativi a Foligno, Gubbio, Bastia Umbria, Castiglione del Lago e Marsciano. Tutti comuni sopra i 15 mila abitanti dove l’accordo di coalizione verrà messo alla prova dei fatti.

«Presentiamo un manifesto con un’idea chiara di futuro che non ci permetterà divisioni» spiega con schiettezza il segretario del PD Umbria, Tommaso Bori. Sottolineando poi che «dobbiamo cambiare marcia in tutti i Comuni sopra i 15 mila abitanti e oggi, con la coalizione, siamo nelle condizioni di farlo perché lo stare insieme è un valore». Bori spiega anche che «all’evento del 21 gennaio – quello del 110 Caffè – abbiamo lasciato una sedia vuota, gli spazi si stanno riempiendo ma siamo pronti ad aggregare tutti quelli che vorranno starci». Chiaro il riferimento ad Azione di Calenda ed Europa+ che, per Perugia, sono orientati a correre da soli al primo turno ma che non è detto vogliano fare la stessa scelta nelle altre sei città al voto.

Per non tacere, ovviamente, della situazione degli altri 33 comuni sotto i 15 mila abitanti dove la divisione è di fatto una condanna certa alla sconfitta.
«Questo manifesto – gli fa eco la capogruppo del M5S a Perugia, Francesca Tizi – pone al centro la persona. Abbiamo letto di Perugia come di una delle città più care d’Italia, ma ai rincari non hanno fatto seguito misure per gli stipendi o per la povertà, se non per spot. Per questo abbiamo fatto un passo indietro, per lasciare spazio alle idee comuni di tutto il gruppo».

Sulla stessa lunghezza d’onda Vescovi di Demos: «Abbiamo ambizioni di parlare a tutta la società, mettendo al centro la necessità della lotta alle disuguaglianze». Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra: «Siamo consapevoli che la destra che governa la Regione e le nostre principali città abbia determinato stallo, mal governo e immobilismo». E non da ultimo il sindaco di Spoleto e ora coordinatore dei Civici Andrea Sisti: «Stiamo creando non una sommatoria posticcia di sigle, ma gruppi che vanno a definire una base programmatica e una forza d’urto che sappia incarnare istanze».

Adesso dalle parole, e dai buoni propositi, si passa alla pratica. Una pratica che, a partire dal nodo Perugia, non sarà facile da gestire. Basti pensare alle dimissioni del segretario cittadino del PD Sauro Cristofani, al successivo commissariamento del partito deciso da Bori e al documento, firmato da 4 consiglieri comunali, 6 segretari di circolo e dal segretario organizzativo, in cui viene chiesto al numero uno del PD regionale di ritirare il provvedimento.

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