Area benessere nella cava dismessa: raffica di indagati a Gubbio

Sequestrati l’area e 147 mila euro come profitto dello sbancamento. Indagine dei carabinieri del Noe e dell’ufficio risorse minerarie

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Il gip di Perugia, a seguito di indagine condotta dai carabinieri del Noe di Perugia – coordinati dal tenente Roberto Pivotto -, con l’ausilio di personale dell’ufficio ‘risorse minerarie’, ha disposto il sequestro preventivo di una cava dismessa a Gubbio, in località Casamorcia, di proprietà e adiacente l’abitazione di uno degli otto soggetti indagati nel procedimento. Secondo gli inquirenti, quest’ultimo aveva ampliato la propria abitazione, costruendo un’area benessere con annessa piscina. La società che aveva effettuato lo sbancamento è stata colpita anche da un sequestro di 147 mila euro eseguito sui conti correnti.

Escavazione non autorizzata per creare area wellness

«Le indagini – spiega la procura di Perugia – scaturiscono da un’attività iniziata nel febbraio del 2020, quando personale del Noe, unitamente a quello dell’ufficio ‘risorse minerarie’, avevano appurato una serie di irregolarità legate al cosiddetto ‘riambientamento’ della cava in questione». La ricostruzione degli eventi, sviluppata dai carabinieri del Noe di Perugia, «ha evidenziato un’escavazione non autorizzata in un’area sottoposta a vincoli. Il lavoro aveva permesso al proprietario di occultare il progetto di un’area wellness, con annessi garage e sala macchine, all’interno delle mura in cemento armato che avrebbero dovuto solo sorreggere il fronte della cava».

Permesso a costruire rilasciato in violazione delle norme

«Nell’area – prosegue la procura perugina – è stata appurata l’asportazione di circa 16.500 metri cubi di terre e rocce, che hanno deteriorato il territorio soggetto a vincoli. Gravi le irregolarità constatate nel corso delle indagini, infatti il lavoro è stato autorizzato mediante permesso a costruire rilasciato in violazione delle norme di legge. È stata inoltre consentita la realizzazione abusiva di un pozzo ad ‘uso domestico’ in una zona ‘di tutela assoluta’ (sono previste delle fasce di rispetto per la realizzazione di pozzi di acque destinate esclusivamente al consumo umano). Le irregolarità contestate emergono anche tra il progetto presentato presso il servizio regionale competente in materia di deposito sismico e quello presentato presso il Comune di Gubbio».

Raffica di indagati

Il denaro sequestrato – 147 mila euro – è stato contabilizzato quale profitto del reato di inquinamento ambientale: «La cava, qualificata come dismessa, poteva essere oggetto di interventi finalizzati al solo recupero ambientale, mentre tali opere ne hanno determinato un ulteriore deterioramento; è stato infatti evidenziato lo scavo di terra e rocce per un totale di 16.500 metri cubi, di cui 13.100 trasportati verso siti rimasti sconosciuti. Tale volume, che sarebbe dovuto essere trattato al pari di rifiuti (in ordine anche alla relativa documentazione di trasporto ed al trattamento) rappresenta il profitto del reato il cui valore, in caso di commercializzazione, corrisponde alla somma posta sotto sequestro. Sono inoltre al vaglio delle indagini le posizioni di ulteriori indagati, progettisti dell’intervento e dipendenti comunali, in merito alle autorizzazioni rilasciate in totale difformità di legge».

A febbraio i primi sequestri

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