Spa abusiva nella cava: nei guai anche due tecnici del Comune

Operazione a Gubbio nella mattinata di giovedì. In totale ci sono 7 indagati. Dopo aver rovinato il territorio, a Casamorcia, anziché stabilizzare il fronte, stavano costruendo fabbricati abusivi con un centro wellness

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Ci sono anche due tecnici del comune di Gubbio fra gli indagati dell’operazione condotta dal Noe, su mandato della Procura della Repubblica di Perugia, nella mattinata di giovedì, in località Casamarcia, dove c’è una cava dismessa, già da tempo sotto osservazione per irregolarità nell’estrazione, all’interno della quale gli imprenditori, anziché ripristinare e stabilizzare il fronte, stavano realizzando manufatti abusivi con un centro wellness. Sette gli indagati. Fra i reati contestati ci sono: inquinamento ambientale, impedimento del controllo, gestione illecita di rifiuti speciali, realizzazione di opere edilizie in assenza del permesso a costruire, abuso d’ufficio, falsità ideologica in certificati commessa da persona esercente servizio di pubblica utilità. Al vaglio anche l’ipotesi di illecita gestione dei rifiuti prodotti da parte della ditta esecutrice.

Indagini iniziate ad aprile

Nelle prime ore del mattino di giovedì i carabinieri del Nucleo operativo ecologico, della sezione di polizia giudiziaria della procura della Repubblica e del comando provinciale di Perugia hanno dato esecuzione ad un decreto di perquisizione emesso nei confronti di 4 degli indagati. Ma le attività di indagine sono nate lo scorso aprile, quando i carabinieri del Noe, con il supporto di personale dell’ufficio ‘Risorse Minerarie’ della Regione (rilevamenti fatti con drone dall’ingegner Padella) e di Arpa Umbria, hanno appurato una serie di irregolarità legate al ‘riambientamento’ della cava dismessa di Casamarcia nel territorio comunale di Gubbio.

Territorio distrutto nonostante il vincolo

In pratica: non solo era stata svolta un’attività di escavazione non autorizzata (in totale sono stati esportati circa 16500 metri cubi di terre e rocce), fra l’altro in area sottoposta a vincoli, con deterioramento del territorio, ma poi, anziché effettuare le opere di stabilizzazione del fronte della cava con una struttura in cemento armato, come disposto dalle autorità, era stata abusivamente realizzata addirittura una costruzione (ancora allo stato grezzo) con garage, tre vani ed un’ampia area benessere con piscina e sala macchine con aperture lungo 2 lati. Per evitare di essere scoperti, i costruttori avevano realizzato una copertura in legno.

I permessi del Comune

Ciò era stato reso possibile anche grazie – questa è l’ipotesi della procura – alle autorizzazioni concesse dai due tecnici del comune di Gubbio che avevano rilasciato un permesso a costruire in violazione delle norme di legge, consentendo cioè la coltivazione della cava in assenza di autorizzazione, e per la realizzazione di un pozzo ad uso domestico dove non sarebbe potuto esserci (in zona di ‘tutela assoluta’). Per questo motivo ci sono state perquisizioni anche negli uffici comunali. Riscontrate anche irregolarità tra il progetto presentato presso il servizio regionale competente in materia di deposito sismico e quello presentato presso il comune di Gubbio, nonostante dalle dichiarazioni di inizio e fine lavori gli stessi risultino eseguiti in conformità al progetto approvato.

Aggiornamento: i nomi degli indagati

I quotidiani in edicola riportano i nomi degli indagati.  Complessivamente sono otto – scrive Il Messaggero – i coinvolti nell’inchiesta: il dottor Francesco Pierotti , coordinatore del servizio di medicina del lavoro di Euromedica, e la moglie Gabriella Bregolisse proprietari dell’area, l’architetto progettista Antonio Giliberti, il dirigente comunale Francesco Pes e il funzionario del Comune Andrea Bellucci, i geologi Arnaldo Ridolfi e Stefano Merangola, Riccardo Bei titolare dell’impresa che ha realizzato i lavori. Ieri sono stati sottoposti a perquisizione Pierotti, Giliberti, Pes e Bellucci.

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