«Asili non a norma, Comune faccia presto»

Perugia, il Pd presenta un ordine del giorno sugli asili nido: «Senza la nuova deroga regionale non potrebbero aprire a settembre»

Condividi questo articolo su

A norma di legge, sei asili nido su 14 non dovrebbero riaprire a settembre, per il mancato adeguamento alla normativa regionale su qualità e sicurezza. Ancora una volta, è necessaria una deroga della Regione per consentire il normale svolgimento delle attività didattiche, dopo quella già concessa tre anni fa, che aveva dato appunto tre anni di tempo per la messa a norma. Ad una condizione: entro il 30 giugno del 2018 il Comune dovrà individuare gli interventi da realizzare e la programmazione finanziaria degli investimenti, trasmettendo i relativi atti deliberativi agli uffici regionali.

ASILI NIDO IN UMBRIA: TUTTI I PROBLEMI

Bori e Bistocchi

Riferire al più presto Sul tema sono tornati i consiglieri del Pd Tommaso Bori e Sarah Bistocchi, con un ordine del giorno in cui si chiede al Comune di ottemperare alle richieste della Regione Umbria e ad effettuare nel più breve tempo possibile tutti gli interventi di miglioria necessari per garantire il rispetto delle normative vigenti. Inoltre, i consiglieri hanno invitato i referenti a riferire in commissione sui tempi e sui costi degli interventi di adeguamento e sul reperimento dei fondi necessari.

Pagano i cittadini «La gestione dilettantesca dei servizi scolastici del Comune di Perugia è sotto gli occhi di tutti: oltre alle problematiche giornaliere che utenti, educatori e genitori si trovano a dover affrontare, l’ultimo problema, il più grave, è il mancato adeguamento di ben sei asili nido su quattordici alla normativa regionale su qualità e sicurezza. Il Comune di Perugia, il Sindaco Romizi e l’assessore al ramo Wagué nulla hanno fatto per programmare gli interventi. Stante, quindi, la situazione attuale, sei asili su quattordici non avrebbero riaperto i battenti per il nuovo anno scolastico, causando gravi disagi a centinaia di famiglie perugine che si sarebbero ritrovate a dover tenere a casa i propri figli o a doverli iscrivere presso strutture private a costi molto maggiori. Le mancanze del Comune di Perugia e il suo immobilismo sarebbero stati ancora una volta a carico dei cittadini».

Il sindaco Romizi e l’assessore Wagué

Cosa dice la legge I Comuni sono gli enti competenti non solo in ambito di edilizia scolastica, ma anche nel settore della scuola d’infanzia. Spetta, quindi, al Comune di Perugia la gestione degli asili nido pubblici, includendo in essa anche le decisioni su aperture e chiusure, programmi ed iscrizioni. Ma cosa prevede la legge regionale? Lo dice l’articolo 12. Le scuole devono disporre di: strutture con le caratteristiche e gli standard previsti dal Piano triennale, personale in possesso dei titoli di studio previsti dalla normativa vigente, équipe multi professionale, una struttura che garantisca la sicurezza ambientale, una struttura conforme in termini urbanistici, edilizi ed igienico-sanitari; spazi adeguati e materiali idonei per l’attività pedagogica; un progetto educativo del servizio e un regolamento di funzionamento; devono inoltre applicare al personale dipendente il contratto collettivo nazionale di settore, secondo il proprio profilo professionale; applicare il rapporto numerico educatori/bambine e bambini iscritti definito dal Piano triennale; applicare, in caso di erogazione dei pasti la normativa vigente, adottando regimi dietetici adeguati, ed attuando gli indirizzi previsti in ambito socio-sanitario, attraverso le tabelle approvate dalla ASL competente con l’indicazione di preferenza per cibi biologici e cibi senza OGM.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli