di M.T.
Il delegato della Rsu della ThyssenKrupp Ast di Terni lo dice quasi sottovoce: «Tra di noi, dentro la fabbrica, il concetto è condiviso. Riteniamo sia necessario fare in fretta quella verifica, che si era convenuto di fare entro due anni dalla firma dell’accordo (quello del 3 dicembre 2014; ndr) perché la situazione sta evolvendo con delle modalità che, a nostro avviso, non sono più quelle previste in quelle carte».
La richiesta Solo che, dice sempre lui, «questa richiesta non possiamo certo avanzarla noi all’azienda o al governo, deve pensarci qualcun altro». Cioè le segreterie nazionali dei sindacati – quelle stesse che, dopo aver spinto molto per raggiungere l’accordo, avevano promesso a gran voce che sarebbero state al fianco delle stesse Rsu e che avebbero vigilato sulla corretta applicazione di quell’intesa – magari su impulso magari di quelle locali. Ma «sinceramente – dice il delegato di base – non so se sarà facile ottenere questa accelerazione».
Le novità L’apprensione – che avrebbe anche fatto nascere più di un attrito tra qualche delegato della Rsu e i suoi ‘superiori’ in segreteria – nasce da un’altra accelerazione, che l’azienda sta imprimendo alla riorganizzazione interna alla fabbrica: con il consolidamento di volumi produtti di acciaio fuso che – se non si attueranno delle modifiche strutturali – comporterebbe la fermata dell’intera area a caldo nei giorni finali di tutti i mesi del 2016, la ThyssenKrupp Ast ha ufficializzato che la fabbrica marcia o si ferma quando decide lei e che non c’è verso di trattare.
Le fermate A febbraio, come già avvenuto a gennaio, a fine mese l’acciaieria si fermerà e i lavoratori dovranno cominciare – i residui di cassa integrazione disponbili stanno finendo – ad utilizzare le proprie ferie. Ma questa è solo una parte dei problemi. Non trascurabile, certo, ma solo una parte. Perché il tam-tam che si sta propagando in queste ore è riferito a quelle che sarebbero le reali intenzioni di ThyssenKrupp Ast: ridurre drasticamente i tempi di utilizzo dei due forni di colata (oggi uno lavora a ciclo continuo per sette giorni alla settimana, mentre l’altro lavora a ciclo coltinuo per cinque giorni, mentre nel fine settimana si ferma). L’idea sarebbe di far lavorare entrambi i forni per cinque giorni.
I dubbi Ma questo, secondo la Rsu dellaThyssenKrupp di Ast – o, almeno secondo molti dei componenti – «andrebbe a confliggere con gli impegni presi al Mise in sede di accordo e, quindi prima di prendere qualsiasi decisione sarebe opportuno un nuovo confronto in quella stessa sede». Anche perché «abbiamo bisogno di conoscere altri dettagli importanti, per cominciare riferiti alle politiche commerciali, sulle quali l’azienda aveva garantito importanti interventi che, invece, non risultato essere stati fatti o che, almeno, non hanno dato risultati apprezzabili». La Rsu prova a bussare: risponderà nessuno?