Botulino a Perugia, muore 26enne

Si chiamava Rocco De Pace ed era di Viterbo. Dall’avvelenamento – a giugno – le sue condizioni erano state sempre molto gravi. Venerdì ha cessato di vivere

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Rocco De Pace – lo studente viterbese che a giugno era stato vittima di una grave intossicazione alimentare (un avvelenamento da botulino) durante una cena a Perugia, dove studiava – non ce l’ha fatta. Le sue condizioni, sempre molto gravi, sono peggiorate nella giornata di venerdì, tanto da condurlo alla morte.

L’intossicazione Una cena, consumata nell’appartamento nel quartiere Monteluce di Perugia – Rocco e il suo coinquilino pugliese di 21 anni avrebbero mangiato cibi inviati da una delle due famiglie – si era trasformata in tragedia: il doppio malore, l’arrivo dei soccorsi ed il trasferimento all’ospedale Santa Maria della Misericordia, dove sono stati ricoverati per quasi due mesi.

L’evoluzione Il 1 agosto il giovane pugliese è stato dimesso ed è tornato a casa, a Lecce. Rocco De Pace, invece, è stato trasferito all’ospedale di Belcolle di Viterbo, dove venerdì ha purtroppo ha cessato di vivere.

Antonella Mencacci

Parla l’esperta «Il botulismo – spiega la professoressa Antonella Mencacci, responsabile della struttura complessa di Microbiologia dell’Azienda ospedaliera di Perugia – è una rara, ma gravissima malattia causata da un veleno prodotto da un batterio: il Clostridium botulinum (dal latino botulus, salsiccia). Le spore di questo batterio sono ovunque, nel suolo o nell’acqua, e sono estremamente resistenti a varie condizioni, come i raggi ultravioletti o la bollitura a 100°C. Le spore sono distrutte solo dalla sterilizzazione con strumenti specifici come le autoclavi di laboratorio. In un alimento, in assenza di ossigeno (insaccati o nelle conserve sott’olio), di un sufficiente grado di acidità e di una adeguata refrigerazione, le spore eventualmente presenti si trasformano in cellule batteriche capaci di replicarsi e produrre il potente veleno: la tossina botulinica. Questa tossina, che può essere inattivata solo dalla cottura dell’alimento, è inodore, insapore e incolore e, dopo l’ingestione, viene assorbita a livello intestinale e raggiunge il suo bersaglio a livello delle terminazioni nervose (giunzione neuro-muscolare), impedendo ai nervi di trasmettere l’impulso nervoso ai muscoli, generando così una paralisi flaccida, con assenza completa di contrazione muscolare. Il botulismo consiste infatti in una grave paralisi discendente (dai piccoli muscoli della faccia a quelli degli arti inferiori), simmetrica (destra e sinistra insieme) e progressiva. Ciò è dovuto al fatto che la tossina si lega in modo irreversibile al bersaglio e agisce per un lungo periodo di tempo, fino a che non si rigenerano nuove terminazioni nervose, cosa che può richiedere mesi o anni. La gravità della malattia, proporzionale alla quantità di tossina ingerita, è legata alla paralisi dei muscoli respiratori per cui i pazienti possono sopravvivere, in assenza di complicazioni, solo grazie alla respirazione assistita. La diagnosi di questa malattia è prima di tutto clinica e poi confermata da test di laboratorio, eseguiti in strutture di riferimento, che dimostrano inequivocabilmente la presenza della tossina botulinica nell’alimento sospetto e nei campioni biologici dei pazienti».

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