Bucchi: «Amo Perugia» Ma sembra un addio

A mente fredda, terminato il giro delle tv, il mister analizza in sala stampa la partita con il Benevento e la stagione. L’ammissione: «Avrei voluto un bomber»

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Le frasi sono quelle di circostanza, le uniche pronunciabili dopo una eliminazione amara come questa, ma a leggere fra le righe si capisce molto.

LA PAROLE DEL MISTER AL TERMINE DEL MATCH, VIDEO

In tv e ritorno Mancano le forze e la voglia di parlare. Eppure Cristian Bucchi, portato via dopo la conferenza lampo subito dopo la partita (per rispondere alle domande delle tv che erano in diretta), mantiene la promessa, torna in sala stampa e si intrattiene con i cronisti. E dice cose interessanti. Sul passato e sul futuro.

STADIO PIENO: IL TIMELAPSE. VIDEO

Ci è mancato il bomber Nell’analizzare la partita il mister individua subito il problema: «Ora possiamo svelare l’arcano: per tutta la stagione ci è mancato un finalizzatore, un centravanti d’area di rigore che potesse aiutarci a sbloccare le partite contro squadre che si chiudevano, soprattutto al ‘Curi’». Certo, si potrebbe ricordare che fino a dicembre c’era un certo Rolando Bianchi. E che a gennaio è arrivato Forte, gettato nella mischia e poi progressivamente abbandonato. Ma un po’ per la stanchezza, un po’ per l’eliminazione, non c’è voglia di fare domande polemiche e rivangare il passato. Ci sarà tempo per farlo. C’è un’estate davanti.

PERUGIA-BENEVENTO 1-1: LA PARTITA

Vincere col gioco «Abbiamo trovato in Samuel Di Carmine un grande finalizzatore e gli siamo grati – dice Bucchi – ma lui poteva sfruttare il gioco della squadra quando riuscivamo ad esprimerci in velocità e con scambi rapidi. Se invece la partita cambiava, la squadra avversaria si chiudeva, i nostri esterni venivano raddoppiati, allora tutto diventava più difficile. E sarebbe servito qualcosa in più. Un tipo di giocatore diverso. Ho provato anche a cambiare assetto, abbiamo vinto qualche partita sporca, ma mi sono reso conto che la squadra era nata per giocare a calcio e quella era la strada per giocarci la serie A. Purtroppo è andata male».

I rimpianti Inutile girarci attorno, il messaggio è alla società, che non ha accontentato fino in fondo le sue richieste: a gennaio Bucchi voleva un regista e un goleador, visto che in mezzo al campo mancava un palleggiatore e davanti con Bianchi il feeling non è mai nato. I nomi? Uno fra Vives e Scozzarella come regista. Uno fra Floccari e Granoche lì davanti. Profili ben precisi. Gente di esperienza, capace di indirizzare una partita con i gol o congelarla dando il ritmo al gioco. Guarda caso, proprio quello che è mancato al Perugia in tante partite di campionato e nelle due di playoff.

LA CONFERENZA STAMPA COMPLETA

Cristian Bucchi

Il rapporto con Perugia Nessuna accusa, per carità, nessuna polemica. Bucchi non punta il dito verso nessuno e anzi precisa, prima ancora di cominciare a parlare, che è grato al Perugia e a Santopadre: «Ho avuto la fortuna di avere una società e un presidente che hanno creduto in me». E poi la dichiarazione d’amore per la città: «Amo Perugia, che mi ha battezzato due volte, prima come calciatore poi come allenatore a grandi livelli». Ma proprio queste parole danno la sensazione di un percorso che finisce. Bucchi spesso parla al passato, come uno che non si sente più parte del progetto. Sarà solo una sensazione, dovuta alla stanchezza e al malessere per l’eliminazione. Ma nonostante si affretti a dire il contrario sembra di capire che dentro di sé Bucchi abbia già deciso: per stile e modo di intendere il calcio, lui è molto più adatto al campionato di serie A (dove, in una squadra come il Sassuolo, tanto per fare un nome, avrebbe maggiore serenità per fare il proprio calcio) rispetto ad un campionato di B da vertice, stavolta addirittura senza nemmeno l’effetto sorpresa, dove gli chiederebbero di vincere tutte le settimane.

ORA LA PALLA PASSA A SANTOPADRE

L’incontro col presidente comunque ci sarà, nei prossimi giorni, a mente fredda: «Abbiamo un ottimo rapporto e siamo entrambi intraprendenti, avremmo voluto parlare di serie A. Purtroppo non sarà così. Non so cosa succederà adesso, non ho deciso. Ci sederemo attorno a un tavolo e capiremo cosa fare». A meno che non lo abbiano già capito.

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