Cantamaggio, ‘guerra’ all’Asm: «Azioni legali»

Terni, la ‘minaccia’ del presidente dell’ente Ferranti: «Debito di 70 mila euro, 30 sono con loro. Intervenga il Comune». Prosegue il dialogo sulla convenzione

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di S.F.

Il discorso di partenza è chiaro e noto da tempo. I 60 mila euro annui – ultima convenzione triennale del 2016 – del Comune per l’organizzazione del Cantamaggio non ci sono e va rivisto il piano, cosa fare dunque? Se ne è parlato mercoledì mattina in II° commissione consiliare a palazzo Spada con l’audizione del presidente dell’ente, Omero Ferranti, e la partecipazione del direttivo. Messi sul tavolo tutti i numeri legati alla situazione debitoria dell’ente e le proposte per cercare di arrivare al rinnovo della convenzione nel miglior modo possibile per entrambe le parti: il 29 ottobre in programma il terzo tavolo tecnico con l’assessore alla cultura Andrea Giuli. Il tutto mentre Ferranti parla di possibili azioni legali contro l’Asm: una buona parte del passivo è nei confronti dell’azienda del presidente Ricci. Un argomento che lo fa ‘scaldare’ abbastanza.

LA CONVENZIONE TRIENNALE DA 60 MILA EURO L’ANNO: ACCORDO DEL 2016. MA ORA I SOLDI NON CI SONO

L’appuntamento del 29 e Fiorini vs Filipponi

I vertici dell’ente

Un’ora e trenta di commissione consiliare spesa in buona parte per ascoltare le spiegazioni di Ferranti sullo stato dell’arte dell’ente e un lungo riepilogo – nel 2019 ci sarà la 123° edizione – sulla storia del Cantamaggio. Giuli non lancia particolari spunti in avvio, ricordando in sostanza che il 29 ottobre ci sarà un nuovo incontro ritenuto quasi decisivo «perché si inizierà a mettere nero su bianco su alcune questioni per avere un’apprezzabile evento con i carri e altre iniziative basate sulla tradizione, si sta cercando di recuperare delle somme base». L’intenzione – è intervenuto in merito il capogruppo del Pd Francesco Filipponi – è già stata annunciata: rinnovare la convenzione per una durata più breve, in via temporanea e con importo più basso. Anche perché nel 2020 scade il mandato degli attuali vertici dell’ente. E fin qui tutto previsto. Prima che Ferranti inizi a parlare c’è una polemica lanciata da Emanuele Fiorini – che, di fatto, uscirà dall’aula appena concluso l’attacco – della Lega: «Invito Filipponi a parlare con il Pd perché il 30 luglio presentai un emendamento per dare un contributo di 15 mila euro a favore del Cantamaggio. Fu respinto e si dovrebbe impegnare di più con il proprio partito, è una questione politica. Dialoghi con Paparelli per stanziare questi fondi». La replica arriva poco dopo: «Dovrebbe sapere che ci sono due leggi specifiche su manifestazioni storiche e turistiche per i contributi, ecco perché l’emendamento non poteva essere approvato. Si vengono a dare lezioni senza sapere come stanno effettivamente le cose. E non è rispettoso verso gli altri consiglieri andar via dopo aver parlato». Polemica a parte, si entra nel dettaglio.

L’ULTIMA CONVENZIONE TRA L’ENTE CANTAMAGGIO E IL COMUNE DI TERNI, LA DELIBERA DI GIUNTA

La situazione dell’ente Cantamaggio: «Debito è di 70 mila euro»

Andrea Giuli e Orlando Masselli

Doppio intervento da dieci minuti per Ferranti, non sufficiente per dare delucidazioni su tutto: «Ritengo il Cantamaggio – ha esordito – uno degli elementi più rilevanti della città. Per quel che ci riguarda, ad oggi, siamo un’associazione di volontariato dopo i vari step nel corso degli anni». Quindi un lungo excursus sulla storia dell’evento – richiesto da Orlando Masselli, presidente della commissione consiliare – e si arriva a soddisfare la curiosità dei presenti sullo stato economico: «Avevamo una convenzione con il Comune da 68 mila euro a partire dal 2010, 60 mila euro per l’affitto dei capannoni. Quindi 8-10 mila euro dalla Regione e dalla fondazione Carit, 25 mila dalla Provincia. In quel periodo ci fu un Cantamaggio più ampio, che coinvolgeva le piazze: c’erano le risorse e potevamo farlo. Dal 2015 le risorse sono diminuite e al momento l’ammontare del debito è di circa 70 mila euro, ci sono stati tolti i fondi per l’affitto dei capannoni. È stato necessario fare alcune scelte pesanti». Presenti anche i membri del direttivo Paolo Pennesi e Alfio Barbarossa.

IL VICESINDACO ANDREA GIULI: «CARRI PER ORA OK, POI SI CAMBIA»

Le spese per l’organizzazione: «30 mila euro per i carri». E sul futuro: «Senza lilleri non si tratta»

Ma quante risorse occorrono per mettere in piedi l’evento? Ferranti spiega che la spesa è di circa 70 mila euro, così suddivisa: «10 mila per la sicurezza, 5 mila per pagamento Siae, 12 mila l’affitto dei capannoni, 8-10 mila per la strumentazione e 30 mila per i carri. In passato siamo arrivati a 125 mila euro con l’utilizzo delle tribune». Tornando ai debiti, il presidente dell’ente Cantamaggio ha sottolineato che «30 mila euro sono per i carri, circa 10 mila nei confronti di privati cittadini, 5 mila con le scuole e il restante con Asm». E qui i toni si alzano un po’.

«Penso ad intervento legale». Lo scarrabile non dato

Ferranti si ‘scalda’ quando deve puntualizzare la questione dei 30 mila euro di debiti con Asm: «Ogni anno ci addebitano intorno ai 4 mila euro per corrente e tariffa rifiuti, legati al computo metrico del capannone che affittiamo. Il servizio che ci danno? Uno scarrabile a gennaio che poi viene portato via a fine aprile. E nel 2018 nnemmeno lo abbiamo avuto. Sto pensando ad un intervento legale se non si risolve questa faccenda in maniera ragionevole, c’è una discussione aperta con Asm. Credo che il Comune possa intervenire, sono otto anni che non si paga. La giunta in passato non si è mossa». Si torna al punto di partenza: «Come pensiamo di abbattere il debito? Con gli introiti degli sponsor, quest’anno dovremmo avere dai 15 ai 20 mila euro». L’obiettivo è dunque chiudere il 2018 intorno ai 50 mila euro. Che pochi non sono, comunque.

Le proposte, da vocabolo Staino al Foro boario ai carri a pagamento. La reazione di Giuli

Ci si avvia verso la fine della mattinata ed ecco che Ferranti mette sul campo – in forma privata ne aveva già parlato con Giuli, ovviamente – alcune alternative per il futuro a stretto del giro: «Possibilità di sfilata a pagamento. In molte città accade, anche ad Acquasparta e si paga 5 euro. Lo abbiamo chiesto spesso negli ultimi anni e nessuno ci ha mai risposto sì. Non so il perché. Da soli non possiamo permetterci di fare questa operazione. Oppure i carri si possono portare fuori città, dalla rotonda di città Giardino a vocabolo Staino per una sorta di ‘Città del maggio‘. Oppure al Foro boario, ma ci sarebbero dei costi aggiuntivi. Il discorso alla base è uno: senza copertura economiche è difficilissimo organizzare». Intervento finito. Lungo sospiro di Giuli, capo chinato e mani in fronte. Indicativo.

Angeletti: «I carri non sono necessari». Cicchini: «Puntare sulla periferia»

Filipponi – si discute di un atto di indirizzo del Pd – specifica che «Cufalo ad aprile decise di utilizzare i fondi per la cascata delle Marmore e non quelli dei canoni idrici per il Cantamaggio, politicamente si potrebbe fare lo stesso. Ma sottolineo che non stiamo criticando la scelta di ridurre l’importo della convenzione». Angeletti (Terni Immagina) è concreto: «I carri non sono indispensabili. E non è una provocazione: si può tornare alle origini della manifestazione puntando su un maggio con musica, canti e poesia. Le persone apprezzano di più la festa in sé». Molto interessato anche Paolo Cicchini della Lega che, il tema, lo conosce bene essendo stato assessore alla cultura negli anni ’90: «Qui stiamo discutendo di trovare una formula temporanea che ci consenta di risparmiare e, al contempo, fare il Cantamaggio. Una tradizione che non deve morire. La società è molto scollata in questa fase, specie nelle periferie: ripartire da un Cantamaggio in periferia può essere una buona idea, aiuta a ricucire il tessuto sociale. Perché non creare una commissione specifica?». Infine Michele Rossi di Terni Civica: «Ok le sponsorizzazioni, ma come rientrerete con il debito accumulato? Serve trovare nuove sinergie». Novità attese per il 29 ottobre.

Michele Rossi (capogruppo Terni civica)

«Sono sempre più convinto che per il Cantamaggio il problema delle risorse economiche non sia il principale; se si vuol far sopravvivere la manifestazione occorre attualizzare la profonda motivazione della festa e allargare il coinvolgimento attivo, con la messa a rete di più soggetti possibili, partendo dal rispetto e gratitudine a chi in tanti anni ha dedicato tempo e passione», scrive in una nota Michele Rossi (capogruppo Terni civica). «Magari puntando al coinvolgimento di quelle professionalità ormai imprescindibili quando si vuol organizzare un evento di tale portata e di cosi grande dispendio di risorse finanziare. Occorre che la città tutta torni ad essere protagonista dell’evento, nell’organizzarlo e nel viverlo poi. Il motivo della festa nella sua origine, cosi come pensata dal suo ideatore Furio Miselli, va ben oltre la sola costruzione e sfilata dei carri. Occorre riscoprire e riappropriarsi di quel forte messaggio, identitario nell’allora città industriale, attualizzarlo e declinarlo ai nostri giorni». La realizzazione dei carri e la sfilata «deve essere parte di una manifestazione molto più ampia che coinvolga il centro storico, le nostre piazze ma anche i nostri quartieri periferici. Il Cantamaggio torni ad essere come nella Terni del passato una manifestazione capace di mobilitare i cittadini, anche quelli più giovani con tutta la loro voglia di fare festa. Leggere oggi in commissione consiliare, bilancio alla mano, che l’iniziativa arriva a costare quasi 100 mila euro e che le entrate da sponsor non superano i 7 mila euro, fa ben comprendere a chiunque come la manifestazione, per come si svolge ad oggi, non risulta appetibile commercialmente in termini di sponsorship, come mezzo di promozione pubblicitaria e che pochissimi decidono di associare il proprio brand all’iniziativa. Questo comprensibile atteggiamento snobistico degli sponsor locali è lo stesso di moltissimi nostri concittadini». Per Michele Rossi bisogna allora «costruire una manifestazione che sia più attrattiva possibile, che interessi e che la città senta orgogliosamente propria. Perché la manifestazione sopravviva e si rilanci occorre avviare un serio approfondimento che porti alla sostenibilità finanziaria e culturale della stessa. Cosi come accade ad ogni altra organizzazione di eventi che non ha mai goduto dello stesso sostanzioso sostegno pubblico. Se nulla cambierà a fronte di risorse pubbliche che è giusto che ci siano ma che inevitabilmente saranno sempre più esigue, la qualità andrà peggiorando, l’interesse attorno alla manifestazione andrà scemando e la tradizione dovrà necessariamente interrompersi; ed è quello che nessun ternano vuole. L’assessorato competente, dimostrando sincera attenzione verso la manifestazione, ha avviato un serio percorso di confronto che spero porti a risultati concreti fin dalla prossima edizione».

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