Case popolari, polemica continua

Se ne discute in tutta la Regione. L’assessore Vinti: «Falso che vadano in maggiorana agli stranieri»

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La faccenda ‘tira’ e i politici ci si buttano a capofitto. Dopo le polemiche ternane sulle case popolari ed i criteri di assegnazione, la questione si allarga all’intera regione, dopo l’accusa – «In nome di un deleterio buonismo, la sinistra sta penalizzando i cittadini italiani…perché ad essi si privilegiano clandestini e rifugiati»- rivolta alla maggioranza che governa in Umbria.

Vinti L’assessrore regionale Stefano Vinti, però, replica citando i dati: «In attesa di conoscere gli esiti dell’ultimo bando emanato dai comuni umbri per l’assegnazione degli alloggi popolari, i dati in possesso di Ater Umbria, aggiornati al 2012, smentiscono clamorosamente la bufala che questi alloggi vadano agli extracomunitari: in Umbria l’80,3% degli assegnatari è italiano».

I dati Le famiglie che alloggiano in un appartamento pubblico, dice Vinti, «sono 7.964, di cui 6.392 italiane e 1.566 straniere. Quasi 16 mila inquilini su 20.061 sono italiani. A Perugia su 1.510 appartamenti pubblici, 1.050 (69,5%) sono stati assegnati ad italiani; a Terni su 2.044 appartamenti, 1.802 sono gli inquilini italiani (88,2%). Ad Assisi la quota di alloggi abitati da stranieri è pari al 22%, a Città di Castello il 24%, a Foligno il 19%, a Gubbio il 15%, a Spoleto il 17%, a Todi il 19%, a Narni il 13%, a Orvieto il 6,1%».

Le proporzioni Un’analisi attenta, prosegue l’assessore, «indica che i Comuni umbri hanno assegnato, negli ultimi dieci anni, circa 3mila appartamenti su 8mila a stranieri; questo mentre l’Istat ci dice che gli stranieri regolarmente residenti in Umbria (e che quindi avrebbero il diritto di presentare regolare domanda) sono pressoché triplicati, passando dai 33 mila del 2003 ai circa 100 mila del gennaio 2014».

«Luoghi comuni» Secondo Stefano Vinti, insomma, «è del tutto evidente che i numeri reali riferiti all’assegnazione degli alloggi pubblici smentiscono i luoghi comuni e la campagna demagogica di chi, in modo del tutto strumentale, alimenta la guerra tra poveri, l’odio del penultimo contro l’ultimo e il diverso».

Le modifiche Per quanto riguarda poi «l’annunciata ‘nuova’ proposta di modifica del regolamento per l’assegnazione delle case popolari – insiste Vinti – che dovrebbe prevedere un punteggio maggiore a chi risiede da più tempo e in modo stabile nel Comune, si ricorda che la Regione Umbria, con la legge regionale 15 del 24 ottobre 2012 aveva già introdotto quali requisiti generali per i potenziali beneficiari la residenza e l’attività lavorativa nella regione per un periodo minimo di cinque anni. Questi articoli però sono stati oggetto di ricorso davanti alla Corte Costituzionale e dichiarati illegittimi, contrastando sia con il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, sia con le previsioni concernenti la disciplina dell’immigrazione, sia con le norme sulla condizione dello straniero».

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