Caso Eriksen: «Tutti possono contribuire a salvare vite»

Il presidente delle professioni infermieristiche di Perugia, Volpi: «È fondamentale che sempre più persone si sensibilizzino a questa tematica»

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«Attraverso un corso di formazione di base, tutti possono contribuire a salvare la vita di qualcuno o a dargli una possibilità di sopravvivenza. In molte occasioni aspettare un’ambulanza senza fare nulla può rappresentare una condanna per chi sta subendo un arresto cardiaco». A parlare in merito al caso Christian Eriksen, calciatore della Danimarca colpito da arresto cardiaco durante la sfida con la Finlandia a Copenhagen per Euro 2020, è il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Perugia Nicola Volpi.

Europei, Eriksen è cosciente: stabilizzato dopo l’arresto cardiaco

La catena della sopravvivenza

Il giocatore danese è stato salvato e ora gli sarà impiantato un defibrillatore cardiaco: «L’arresto cardiaco – spiega Volpi – occorso al calciatore danese Christian Eriksen, ha avuto un impatto mediatico enorme, e ha evidenziato quanto sia fondamentale agire nell’immediato in caso di malore. La catena della sopravvivenza, come viene definita in ambito sanitario, ha funzionato in maniera impeccabile grazie all’intervento tempestivo di personale formato e a una gestione ottimale dell’emergenza, nella quale i compagni di squadra del calciatore hanno giocato un ruolo centrale. Eventi come quello successo in campo a Eriksen mostrano quanto sia importante saper riconoscere questa situazione e fare di conseguenza le giuste scelte. Un arresto cardiaco si può verificare in ogni luogo, a qualsiasi persona e senza preavviso: trovarsi nelle vicinanze di un Dae (Defibrilatore semiautomatico esterno) o essere soccorsi da personale, sia sanitario che laico, specificatamente formato, sono condizioni indispensabili per salvare la vita di una persona o per darle comunque una concreta speranza».

Le azioni

Volpi sottolinea che «sono poche le azioni da eseguire, ma imprescindibili. È fondamentale che sempre più persone si sensibilizzino a questa tematica, è importante che il corso Blsd (basic life support- early defibrillation) venga fatto nelle scuole e in ogni ufficio o struttura in cui ci sia afflusso di persone, e che in ogni palestra, circolo o polo sportivo ci sia una Dae a disposizione e persone formate al suo utilizzo. Tutti possiamo contribuire ed è fondamentale che ognuno faccia la propria parte, perché una manovra fatta – conclude – a dovere e in maniera tempestiva, può salvare vite».

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