Caso Falcinelli: le tappe della vicenda e le reazioni all’arresto shock di Miami

La madre Vlasta Studenicova: «Hanno fatto una cosa disumana»

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di Giovanni Cardarello

È diventato un caso internazionale quello accaduto lo scorso 25 febbraio a Miami a Matteo Falcinelli, 25enne di Spoleto. Un caso che ha messo in moto un’ondata di indignazione emotiva e, al tempo stesso, attivato la diplomazia italiana in tutta la sua sostanza. Una vicenda inevitabilmente destinata a durare nel tempo e i cui esiti processuali sono tutti da scrivere. Soprattutto in questa fase in cui tra Italia e Stati Uniti c’è già grande tensione diplomatica per la chiusura del trasferimento in Italia di Chico Forti.

USA, polizia violenta: scoppia il caso dello studente spoletino Matteo Falcinelli

In attesa dell’evolversi degli eventi, proviamo a ricostruire le tappe della vicenda e le principali reazioni. Partiamo dai fatti. Come accennato, gli eventi risalgono allo scorso 25 febbraio, sono stati resi noti alla famiglia del ragazzo nella durezza dei dettagli a metà aprile e sono diventati di pubblico dominio nella tarda serata dal 4 maggio.

E i dettagli sono davvero pesanti: rimandano a casi di cronaca già tristemente famosi come quello occorso a George Floyd nel 2020. Matteo Falcinelli è stato arrestato a Miami, dove si trovava dal 2021 per frequentare un master alla Florida International University (Biscayne Bay Campus). Il ragazzo di Spoleto è stato fermato all’esterno di uno strip club – il Dean’s Gold – dove stava cercando di recuperare due telefoni che, secondo la sua versione dei fatti, gli erano stati sottratti prima di essere brutalmente allontanato dai buttafuori.

In quel contesto ha avuto un diverbio con la polizia – è stato fermato con l’accusa di ‘violenza’ poi derubricata a ‘resistenza’ e ‘violazione di domicilio’ -, sfociato nelle violenze documentate dalle immagini registrate dalle bodycam degli stessi agenti. E sono immagini davvero pesanti. Non bastano, infatti, le manette apposte in modo improprio, ma si vede chiaramente il 25enne spoletino bloccato dal ginocchio di un agente, per non tacere della forte stretta di una cinghia e dell’inutile sofferenza patita nella cella.

La mamma del giovane umbro, Vlasta Studenicova, si è detta «letteralmente scioccata» dalle immagini delle bodycam: «Le abbiamo avute il 15 aprile, non le abbiamo viste subito ma abbiamo aspettato perché era il momento della verità». La donna racconta all’Ansa anche i dettagli della notte orribile di suo figlio.
Della loro chiamata su Skype prima dell’incidente al Dean’s Gold, del fatto che Matteo era stato in palestra e aveva deciso di celebrare con un drink lo spring break. Spiegando inoltre che era uscito da solo perché i due amici che aveva provato a sentire lavoravano e aveva scelto il Dean’s Gold perché era vicino, non sapendo però che si trattava di un club per soli uomini.

«Era uno strip bar mortorio», racconta sempre Vlasta Studenicova seduta accanto al suo Matteo che non può parlare pubblicamente, su raccomandazione legale. Anche se lo stesso Matteo, tramite la mamma spiega, di essere «commosso dal sostegno che sto ricevendo in queste ore, in cui mi stanno scrivendo in tanti, anche cittadini italiani qui negli Stati Uniti. Ora voglio giustizia». Madre e figlio al momento sono nel campus della Florida International University, dove Matteo ha appena finito con successo il semestre prendendo due A e una A-. Fra poco dovrebbero rientrare in Italia e poi il ragazzo rientrerà negli Stati Unti per completare gli studi probabilmente la prossima primavera.

Dell’incidente Matteo ha pagato e continua a pagare, per lo shock, dure conseguenze. Il giovane, infatti, sta svolgendo al momento un trattamento alternativo al carcere, il parallelo della messa alla prova in Italia e al termine di questo periodo, dal punto di vista giudiziario, per lui questa vicenda sarà chiusa. «È un ragazzo che non ha mai avuto un problema psichiatrico – dice all’Ansa la madre – né pensieri suicidi». E invece, sempre secondo la donna, il figlio in carcere ha tentato tre volte di togliersi la vita in conseguenza alle torture subite. Il caso, già dalla prima informativa al Consolato risalente a febbraio, è seguito dal vicepremier e Ministro degli esteri Antonio Tajani. Molto netta in tal senso la sua posizione.

Il governo italiano «è vicino a Matteo Falcinelli e stiamo seguendo con grande attenzione il caso» ha detto a caldo Tajani. «Ho parlato a lungo con la mamma di questo ragazzo – prosegue -. Le immagini che ho visto mi hanno profondamente colpito. Ho un grande rispetto per le istituzioni statunitensi ma non possiamo non manifestare preoccupazione. Quel sistema in Italia evoca qualcosa che neppure voglio nominare».

Da segnalare, infine, che il caso è seguito anche dalla Procura generale di Perugia. In particolare l’ufficio guidato da Sergio Sottani intende verificare se quanto successo sia stato segnalato in qualche modo ai magistrati umbri. Tra le questioni da valutare c’è, tra l’altro, l’effettiva residenza a Spoleto del giovane. Sia riguardo ai fatti dei quali è stato accusato negli Usa sia come possibile costituzione di parte civile nei confronti della polizia statunitense.

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