Coltellate ai giudici, dodici anni a Ferracci

Perugia: il tribunale di Firenze ha condannato il 53enne di Spello che lo scorso settembre aveva aggredito e ferito i giudici Altri e Rana

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Dodici anni di reclusione per tentato omicidio: tanti ne ha inflitti il tribunale di Firenze a Roberto Ferracci, il 53enne di Spello che lo scorso 25 settembre aveva accoltellato i giudici Francesca Altrui e Umberto Rana all’interno del tribunale civile di Perugia, in piazza Matteotti. L’uomo è attualmente detenuto presso il carcere perugino di Capanne.

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L’albergo Julia

Le richieste In aula – di fronte al gup Alessandro Moneta – l’accusa aveva chiesto una condanna a quindici anni mentre la difesa ha sostenuto l’incapacità di intendere e di volere del 53enne. Un’ipotesi esclusa però dalla perizia disposta dal tribunale, che aveva stabilito come Ferracci fosse in realtà consapevole di ciò che stava facendo.

I fatti Il 53enne spellano, armato di due coltelli, si era introdotto nell’edificio che ospita il tribunale civile di Perugia e si era diretto immediatamente nella stanza del giudice Altrui, al secondo piano, per chiedere spiegazioni sulla procedura di vendita all’asta del suo albergo. Di fronte al rifiuto della donna, che lo invitava ad uscire, Ferracci aveva estratto uno dei coltelli che aveva con sé provando a colpire ripetutamente la Altrui, rimasta ferita in vari punti, per fortuna in modo non grave. Allertati dalle urla che provenivano dall’ufficio, erano intervenuti due uomini – il giudice Rana e un impiegato del tribunale – che, sfondata la porta dell’ufficio chiusa a chiave, si erano precipitati a protezione della donna, frapponendosi fra i due. Nella colluttazione, il giudice aveva ricevuto un fendente mentre il dipendente era rimasto contuso. Ferracci aveva poi tentato la fuga scendendo verso il piano terra e dirigendosi verso gli uffici postali, ma le forze dell’ordine lo avevano braccato e arrestato.

La depressione per l’albergo perso Nelle ore successive si è capito che il gesto estremo dell’uomo era stato provocato dal fatto che l’albergo di famiglia – Hotel Julia, nel centro di Spello – stava per finire all’asta ad un prezzo molto più basso del valore di mercato. E l’uomo aveva perso il ricorso contro l’istituto di credito. Stando a quanto è emerso dagli interrogatori dei giorni successivi, l’uomo avrebbe detto che aveva intenzione di suicidarsi in tribunale, in un gesto eclatante, e di aver aggredito la giudice in un impeto d’ira dopo aver ricevuto risposte di diniego alle sue richieste di spiegazioni. Quindi un atto non premeditato. Ma i giudici di Firenze non gli hanno creduto e non pensano che la sua depressione possa essere configurata come una incapacità di intendere e di volere. Ora si attendono le motivazioni della sentenza e l’eventuale richiesta di appello.

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