Come musica e storia si intrecciano. Lombardini racconta il ‘suo’ Eurovision

Terni – Il libro è stato presentato venerdì in Bct

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Presentato venerdì 5 aprile, in Bct a Terni, il libro del giornalista ternano Emanuele Lombardini intitolato ‘Unite Unite Europe – Come l’Eurovision Song Contest racconta l’Europa’. A dialogare con l’autore è stato Eddy Anselmi, giornalista, ‘sanremologo’, autore dei testi delle edizioni Rai dell’Eurovision e per oltre 10 anni capo delegazione aggiunto prima per San Marino RTV e successivamente per la Rai.

Emanuele Lombardini ed Eddy Anselmi

La storia

«Nato nel 1956 su ispirazione del Festival di Sanremo – riporta una nota -, l’Eurovision Song Contest ha sin dalla prima edizione raccontato l’Europa che cambia. Del resto, l’idea che stava alla base della sua nascita era proprio quella di rimettere insieme, attraverso la musica, l’intrattenimento e la televisione, i cocci di un continente dilaniato dalla guerra. Nel corso degli anni, l’Eurovision ha raccontato l’uso strumentale della musica da parte delle dittature, la fine di queste ultime e la transizione verso la democrazia, ma anche i sommovimenti sociali e politici, fino ai tanti conflitti sparsi per l’Europa. Un ruolo sociale e politico importante, certificato dal recente riconoscimento Changemaker Award come ‘catalizzatore del cambiamento sociale in un mondo frammentato, unendo i paesi d’Europa e oltre, nella loro ricerca di un sogno musicale’. L’Eurovision incarna lo spirito dei tempi e la società che cambia e si evolve, nel segno dei diritti, dell’uguaglianza e dell’inclusione. Anche per questo recentemente alcune tv nazionali hanno scelto di autoescludersi, non condividendone più i valori. Lungo questa linea – prosegue il comunicato – Anselmi e Lombardini hanno ripercorso alcuni degli eventi più significativi che hanno scandito il rapporto fra l’Eurovision Song Contest e gli eventi sociali e geopolitici. Dalle prime canzoni di critica contro la società che dimentica i totalitarismi- già nell’edizione d’esordio datata 1956 – agli anni ’60, che segnano il debutto dei Paesi allora sotto dittature di colore diverso ma ugualmente rigide come Spagna, Portogallo e Jugoslavia. Poi gli anni ’70, quelli dei grandi sommovimenti sociali e politici. Dal debutto di Israele nel 1973, pochi mesi dopo l’eccidio da parte di Settembre Nero ai Giochi Olimpici di Monaco ’72, con la cantante Ilanit costretta ad esibirsi indossando un giubbotto antiproiettile sotto l’abito di scena, a quello della Grecia che dà il via ai contrasti con la Turchia per l’isola di Cipro, alla canzone portoghese del 1974 che poco dopo l’ultimo posto all’Eurovision accompagnerà il ritorno alla democrazia del Paese e la fine della dittatura di Estado Novo. E poi l’ingresso in gara dei Paesi dell’ex cortina di Ferro nel 1993 che cambia di nuovo il corso della storia, fino alle rivendicazioni territoriali portate sul palco dell’Eurovision: dalla Georgia che vorrebbe cantare contro l’invasione russa delle regioni di Ossezia Meridionale ed Abhazia ma non le viene concesso e si ritira, fino all’invasione della Crimea da parte della Russia raccontata partendo da un evento storico in ‘1944’, la canzone di Jamala che vince l’Eurovision 2016 dando il via – ben prima della guerra d’invasione mossa da Mosca nel 2022- ad una battaglia politica e diplomatica fra Russia e Ucraina nella quale l’Eurovision diventa l’arma principale da brandire. Passando anche per il mai davvero sopito contrasto fra armeni ed azeri, che sconfina anche nella versione per ragazzi della rassegna, lo Junior Eurovision. Sino agli eventi recenti: la guerra in Ucraina che scandisce l’edizione di Torino 2022, vinta con un plebiscito al televoto dai Kalush Orchestra e l’edizione di Liverpool 2023, organizzata dalla BBC per conto degli ucraini».

L’attualità

«Quasi certamente – ha spiegato Emanuele Lombardini – ci avviamo a vivere un’altra edizione segnata dalla geopolitica: Israele e la sua cantante Eden Golan sono infatti lasciati in gara dalla EBU perché il Paese si sta difendendo, sia pure in maniera spropositata e violentissima dagli attacchi di Hamas, ma l’artista sarà sotto scorta per il rischio concreto di contestazioni, aggressioni ed attentati, non parteciperà a nessuno degli eventi promozionali prima dell’Eurovision, sempre per motivi di sicurezza e nemmeno alla passerella inaugurale, che si tiene all’aperto. Inoltre, la tv israeliana è stata costretta a cambiare il testo della canzone ‘Hurricane’ (che originariamente si chiamava ‘October rain’) in quanto conteneva riferimenti alla guerra in corso, raccontandola però da un punto di vista unilaterale. Prevedibilmente l’accoglienza dei fan della rassegna per Israele non sarà caldissima». E non è mancato nemmeno un pensiero su Angelina Mango, prossima rappresentante italiana: «Credo ci siano le carte in regola per far ballare ‘la cumbia della noia’ a tutta l’Europa – conclude Lombardini- Nei live pre-eurovisivi Angelina Mango è piaciuta molto e con cinque ballerine che l’accompagneranno, a Malmӧ si preannuncia una messa in scena molto divertente».

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