Comune di Terni: «Fallimento previsto»

Marco Cecconi (FdI-An): «Consuntivo 2015, nella relazione dei revisori dei conti, le cifre e le cause»

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Marco Cecconi

Marco Cecconi

di Marco Celestino Cecconi
Capogruppo di FdI-An in consiglio comunale a Terni

A consuntivo, il bilancio 2015 presenta un disavanzo superiore a quello registrato con l’accertamento straordinario dei residui del 1 gennaio dello stesso anno: il che significa che l’Ente nel corso dell’esercizio non solo non ha recuperato la quota di disavanzo che avrebbe dovuto recuperare per legge e che si era impegnato a recuperare con propria delibera, ma ha maturato anche un ulteriore disavanzo. Entrambi queste voci di debito – sommate a quelle che deriveranno dal riaccertamento straordinario dei residui che la legge, ancora una volta, impone per il 2016 – andranno a caricarsi sul prossimo bilancio. Come verranno ripianate?

Le spese relative al contratto integrativo dei dipendenti sono state contabilizzate in modo scorretto, imputandole ad esercizi diversi da quelli di riferimento: un artificio che deve essere assolutamente rettificato prima dell’approvazione del consuntivo. Il che comporterà pesanti scostamenti e ulteriori incognite sulle coperture.

Zero recupero dell’evasione. Modestissimi incassi da multe e dalla gestione dei beni di proprietà comunale (voci alle quali invece, sulla carta, nel bilancio di previsione corrispondevano milioni di euro). Una mole di residui attivi (entrate virtualmente da introitare) che continua ad essere più che rilevante (80milioni di euro di parte corrente, altri 20 di parte capitale). Risultato: per tutto il 2015 il Comune si è ritrovato costretto a ricorrere all’anticipazione di tesoreria. Non solo: al 31 dicembre dell’anno scorso questa anticipazione non era stata ancora rimborsata.

Conseguenza numero uno: un saldo negativo di oltre 10 milioni di euro. Conseguenza numero due: interessi passivi pari al doppio di quelli del 2014. Eppure, nelle censure mosse al consuntivo-2012 del Comune di Terni, la Corte dei Conti aveva già ammonito Palazzo Spada a tener conto del fatto che il ripetuto ricorso alle anticipazioni – gravissimo fattore di rischio – rappresenta uno degli indicatori che la legge considera indice di squilibrio finanziario. In altre parole, l’anticamera della bancarotta.

Ma non è finita qui, purtroppo. Perché, arrivati a questo punto, i permanenti ritardi accumulati dai gruppi di lavoro incaricati dal Comune di mappare definitivamente i debiti/crediti tra Palazzo Spada e le sue aziende partecipate non sono più giustificabili ed anzi appaiono sospetti: dato che è lecito attendersi che tale ricognizione farà emergere ulteriori pesanti debiti a carico dell’Ente, in vista dei quali sarà necessario prevedere il necessario ripianamento e le relative coperture già dal prossimo bilancio di previsione-2016. Con quali risorse non è dato di sapere, dato che – già di suo e per bocca dello stesso assessore Piacenti D’Ubaldi – il bilancio di previsione 2016 si presenta “particolarmente difficile” e con “notevoli criticità”.

E infine: il conto patrimoniale del Comune di Terni? Quello che è stato trasmesso come tale da parte della giunta non è attendibile: dato che, inspiegabilmente, l’inventario dei beni immobili non è stato ancora mai completato.

La realtà dei conti comunali – che abbiamo ripetutamente denunciato sin dall’inizio di questa consiliatura nell’estate 2014 – è tutta qui, in questi buchi neri che, sommati l’uno all’altro, totalizzano l’anticamera del crack.
Non si tratta di un’opinione personale o di parte: perché le censure che abbiamo messo in fila corrispondono esattamente – e testualmente – alle falle stigmatizzate senza mezzi termini dai Revisori dei Conti nella loro relazione.

Di fronte ad una simile gravissima situazione, non sono più ammessi i giochi di prestigio che negli ultimi due anni, per esempio, hanno prodotto veri e propri falsi in bilancio: alienazioni irrealistiche, entrate fittiziamente gonfiate, incassi straordinari da contenziosi con la Telecom che non arriveranno mai…
Di fronte ad una simile gravissima situazione, non si provi a darne la colpa ai nuovi obblighi di legge: per non farsi trovare in mutande, sarebbe bastato stilare bilanci onesti da dieci-quindici anni a questa parte e invece è stato fatto esattamente il contrario.

Di fronte ad una simile situazione – che rischia di caricarsi rovinosamente sulle spalle di tutti i ternani – occorre finalmente un’assunzione di responsabilità. Una dichiarazione di fallimento economico e politico. Chi ha sbagliato paghi e vada a casa.

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