Comune di Terni, opposizioni scatenate

Il M5S, Forza Italia e FdI-An, dicono la loro dopo il ‘salvataggio’ del presidente consiglio Giuseppe Mascio

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Che la questione relativa alla richiesta di revoca del mandato di presidente del consiglio comunale di Terni – presentata dalle minoranze e non ratificata dal consiglio stesso con la votazione di lunedì – non si sarebbe conclusa con quell’atto, era scontato. E, infatti, le opposizioni continuano a dare battaglia. Anche con toni ‘forti’.

Il M5S Il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Thomas de Luca, apre le danze: «Il voto espresso in consiglio comunale è una chiara sfiducia al presidente del consiglio che farebbe bene a trarre le sue conclusioni e a rassegnare le dimissioni. Se Mascio è stato eletto con 17 voti favorevoli, bastano politicamente 17 voti contrari per rimetterlo a sedere fra i banchi del consiglio».

Nuove accuse De Luca ne ha anche per Leopoldo Di Girolamo: «Il sindaco, da parte sua, si cimenta nell’accusa di apostasia verso chi ha votato la sfiducia a Mascio. Prima di parlare di trasparenza il sindaco tiri fuori i suoi finanziamenti elettorali, li pubblichi sul sito e dia spiegazioni ai suoi elettori su quello che più che un rendiconto assume i tratti di un manifesto politico. Il segnale reale di questa sfiducia di fatto – conclude De Luca – è che la città non può più sopportare di essere ostaggio di questa giunta inadeguata e immobile».

Forza Italia Per il vice presidente del consiglio comunale, Federico Brizi (Forza Italia), «L’esito della votazione sulla mozione di sfiducia del presidente del consiglio comunale ci fa porre alcune domande, quale maggioranza sostiene ancora questa giunta? La risposta viene da sola: nessuna! È una giunta senza gambe e di questo ce ne siamo accorti da tempo».

«Compagni di merende» La seconda domanda, insiste Brizi, è «ma che fine hanno fatto i comunisti di un volta? Di fronte a questo risultato un tempo avrebbero tirato le dovute conclusioni e si sarebbero dimessi, ma i tempi cambiano e tra loro si chiamano ancora compagni ma probabilmente solo di merende!».

Crescimbeni Secondo Paolo Crescimbeni (Gruppo misto) «l’esito della votazione, che vede la maggioranza privata del voto di ben otto consiglieri del centro sinistra, ha un significato nettamente politico che nasce da sfiducia verso questa amministrazione ed il suo modo di governare. Il Sindaco non può non prendere atto della gravità dell’accaduto anche perché, nelle motivazioni del voto e negli interventi che lo hanno preceduto, sono stati stigmatizzati i suoi personali comportamenti, gravissimi ed irridenti, nei confronti di cittadini che chiedevano giustizia per i propri figli (mense scolastiche). Si ritiene oramai da più parti (anche significative) della maggioranza, compattamente dalla minoranza, dai cittadini soprattutto, che questa amministrazione debba fare un passo indietro non disponendo più del necessario consenso».

Marco Cecconi «I numeri non sono un’opinione e la maggioranza non c’è più». È il primo commento di Marco Cecconi, capogruppo di FdI-An, il promotore della proposta di revoca al presidente Giuseppe Mascio, votata lunedì in consiglio comunale. «Piuttosto che preoccuparmi delle sorti di Mascio – spiega Cecconi – fossi nei panni del sindaco cercherei di capire come governare una città senza avere i numeri per farlo. Per potersi garantire una maggioranza servono almeno 17 voti e come si è visto lunedì, Di Girolamo non li ha. Il sindaco promette cambi di passo ma Terni, al contrario, ha delle emergenze quotidiane a cui il Pd non è in grado di porre rimedio». Per la giunta di sinistra che governa la città «è arrivata la resa dei conti». La corda «sulla quale volteggiano in aria, solitari e senza rete, Di Girolamo e compagni, ha subito la scossa della mozione di revoca del presidente del consiglio comunale Giuseppe Mascio, emblema di un governo cittadino in balia delle onde».

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