Fase 2, rabbia Tesei: «Noi imbavagliati»

Dopo i rumors di ieri sera, arriva la conferma ufficiale: alla governatrice, questo Dpcm proprio non è piaciuto. Mercoledì nuovo incontro. Polemiche con Bonaccini. Chiamata a raccolta di Lega e Fdi

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di P.C.

«Un Dpcm, quello presentato dal governo, che oltre a contenere misure discutibili, ha alcune evidenti mancanze e soprattutto imbavaglia le regioni che posso adottare solamente ordinanze restrittive ma non estensive, non si possono, cioè, allargare le maglie, nemmeno tenendo conto della situazione del contagio nel proprio territorio. In tal senso sottoporremo al governo un nostro cronoprogramma di riaperture». È quanto afferma la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei all’indomani dell’annuncio del Dpcm che avrà valore dal 4 al 18 maggio.

IL RETROSCENA SULLA GIORNATA DI IERI – LEGGI L’ARTICOLO

Ignorati alcuni settori

«Vi sono settori, così come affermano giustamente le associazioni di categorie, non inseriti tra quelli che potranno tornare in attività il 4 maggio e che invece, con le giuste precauzioni sanitarie, avrebbero potuto riaprire». E proprio i dispositivi di protezione sono un’altra tematica sul tavolo nazionale: «Abbiamo chiesto al governo – continua la Tesei – che ci venga comunicato un piano chiaro sull’uso dei dispositivi e sul loro reperimento».

ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA SUL PIEDE DI GUERRA

I bambini con chi restano?

Altro nodo importante quello dei bambini piccoli che, con le scuole che restano chiuse, i nonni reclusi in casa e i genitori che tornano al lavoro, sono lasciati senza controllo. Si era ipotizzato un ripristino di attività di servizi alla persona (colf, badanti, babysitter etc) ma è sempre molto complicato da gestire. E poi come lo spieghi che i nonni da fuori regione non possono venire a trovarti mentre invece puoi far entrare in casa un’estranea? «abbiamo chiesto certezze in merito a come e dove i genitori, che torneranno a lavorare, potranno lasciare i loro figli, ed in merito a tutta la materia che riguarda i trasporti pubblici. Domande a cui non ci è stato ancora risposto e che lasciano un’enorme voragine».

IL NUOVO DPCM (TESTO UFFICIALE CON ALLEGATI)

Mercoledì nuovo incontro

«Grazie alla nostra pressione – prosegue la nota – abbiamo ottenuto un incontro mercoledì in cui le regioni chiederanno al governo un programma di riaperture ben delineato e nero su bianco, non solo attraverso annunci mediatici, e come Regione Umbria sottoporremo anche un nostro cronoprogramma di ripresa. Questo – sottolinea la presidente – è un altro grande tema: l’impossibilità ad oggi da parte delle Regioni di gestire alcune situazioni tramite ordinanze proprie. Vi è infatti, come detto, solo la possibilità di restringere, ma non di ampliare le attività permesse. Chi lo fa corre il rischio che l’ordinanza sia impugnata e comunque ritenuta inefficace, con le conseguenti sanzioni per chi svolge le attività stesse. Oltre a continuare a batterci sul tavolo nazionale – conclude la presidente Tesei – ci stiamo confrontando con il prefetto per cercare, nelle more delle norme nazionali, di avviare tutte quelle attività che possono svolgersi in sicurezza».

LA CONFERENZA DI CONTE: VIDEO ED ESTRATTI TESTUALI

I nodi politici e le tensioni fra regioni

Che la giornata di ieri fosse stata tutt’altro che tranquilla lo avevamo già raccontato nella notte. Nel frattempo sono emerse nuove indiscrezioni, a conferma di quello che anche a livello nazionale si sta delineando come uno scontro politico: da un lato Pd e M5S; dall’altro Lega e Fdi; nel mezzo Renzi, che contesta la lentezza nelle riaperture ma resta in maggioranza, e Forza Italia (come Renzi, ma fuori dal governo e senza l’acrimonia di Salvini e Meloni). Ma c’è anche un discorso diverso, legato alla risposta delle singole regioni al virus. La domanda è sempre la stessa – e se la fanno un po’ tutti ormai – e cioè: perché l’Umbria, regione fra le più ‘sicure’ sul fronte contagi, deve avere le stesse limitazioni della Lombardia, dove la curva non accenna a scendere?

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

Lo scontro con Bonaccini

Dopo l’incontro fra la cabina di regia degli enti locali (composta da Bonaccini, Musumeci e Fontana, oltre ai rappresentanti di comuni e province) c’è stata l’assemblea fra le regioni, nel corso della quale gli ‘schieramenti’ si sono scontrati secondo entrambi gli assi che abbiamo illustrato: quello politico e quello geografico (o, meglio, di ‘sicurezza sanitaria’). Le voci parlano di un serrato faccia a faccia fra il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e la stessa Tesei. Il fatto che fossero queste le due regioni su cui si è consumata una tesissima campagna elettorale, con Salvini vincente in Umbria e perdente in Emilia, aggiunge pepe allo scontro che già di suo era aspro, con il primo che difendeva il Dpcm e la seconda che lo voleva diverso. E non è un caso nemmeno che l’altro attrito sia stato con la Toscana – regione confinante e a guida di centrosinistra – che ha allargato le maglie prima del previsto su alcuni comparti.

Il vertice in prefettura

Meno teso, ma comunque serrato, il vertice in prefettura, cominciato fin dalle prime ore di lunedì. Presenti governatrice, prefetto, sindaci e rappresentanti delle associazioni di categoria. Ovviamente, anche lì, si è replicato lo schema politico, con Tesei e Romizi in prima linea nella contestazione del provvedimento del governo giallorosso. Il confronto continuerà serrato. Argomento principale: le ordinanze regionali e la riapertura immediata delle aziende impegnate nei mercati internazionali, che rischiano di perdere (e in alcuni casi hanno già perso) posizioni conquistate in decenni. Intanto è al lavoro il comitato scientifico che, con i dirigenti regionali, sta studiando il cronoprogramna delle aperture in Umbria, da sottoporre alla conferenza delle regioni di mercoledì e poi al governo. Il dialogo istituzionale continua – è inevitabile – ma nel frattempo sono arrivate le prime note polemiche. Quella della Tesei (di cui vi abbiamo dato conto in apertura di articolo) e altre da Fdi e Lega.

Prisco (FdI): «Migliaia di attività condannate a morte»

«Il nuovo Dpcm di Conte condanna migliaia di attività a morte: è assurdo non concedere la riapertura a tutti quelle attività dove già ora è possibile consentire il distanziamento o l’esercizio della propria attività in maniera sicura e protetta». È quanto evidenzia in una nota il deputato umbro di Fratelli d’Italia, Emanuele Prisco. «Non si comprende il metro utilizzato per imprese o attività, che si trovano ad essere penalizzati in maniera drastica per il solo fatto di appartenere o no ad un settore, dovendo attendere forse un altro mese per riprendere a generare reddito. Una situazione ancora più paradossale e controproducente in realtà dove la portata dell’epidemia, come nel caso dell’Umbria, è stata più marginale rispetto ad altre zone d’Italia. Gli effetti del nuovo Dpcm, quindi, configurano una situazione in cui ci sono filiere che possono ripartire e altre evidentemente considerate sacrificabili, che sono quelle peraltro che forniscono molti dei servizi più immediati di cui necessitano i cittadini. Decisioni così importanti, tra l’altro, vengono prese senza il confronto parlamentare e in maniera difforme da buona parte del resto d’Europa. Il tutto a fronte di misure contraddittorie, quasi paradossali, come la riapertura di parchi e giardini, in cui affluenza e distanziamento saranno difficili da controllare e offrono solo uno spiraglio fittizio di ritorno alla normalità. Senza dimenticare – conclude Prisco – l’assenza di accenni alle misure a sostegno dell’economia reale, nel tanto auspicato decreto di aprile che si fa attendere ormai da una settimana, da cui dovrebbero venire quelle risposte attese da alcune delle categorie tuttora più penalizzate, come professionisti e partite Iva».

Pastorelli (Lega): «Governo rallenta anziché accelerare»

Il capogruppo regionale Stefano Pastorelli, a nome di tutti i consiglieri della Lega, giudica «del tutto inadeguate e insufficienti» le misure adottate dal governo Conte: «Più che una fase 2 sembra una fase 1 bis. Due mesi di tempo e un team di 450 esperti per arrivare a una conferenza stampa di 45 minuti dove non si è detto niente. Pensare che il Pd umbro ha avuto il coraggio di lamentarsi per i 4 esperti che a titolo gratuito stanno aiutando l’Umbria nel contenimento del contagio. Dalla sinistra nessuna parola sull’inadeguatezza di Conte e della sua task force che rischia di mettere a repentaglio il tessuto economico umbro. Come stabilisce il decreto legge del 25 marzo le Regioni non hanno più poteri di allentamento sulle misure adottate per decreto dal Governo in emergenza e quindi non possono disporre di aperture. Vergognoso come questo tema non sia stato toccato. Si tratta di una misura che rischia di penalizzare regioni, come l’Umbria, vicina al traguardo contagio ‘zero’ e dove già si dispone delle basi per una ripartenza di più ampio raggio. La Lega – conclude Pastorelli – chiede a gran voce alla presidente Tesei di battere i pugni al tavolo di concertazione con il Governo e far presente che con queste misure vergognose e inaccettabili, si rischia di mandare sul lastrico migliaia di famiglie. Come al solito, l’Umbria si rialzerà da sola».

Forza Italia Umbria: «Modificare il decreto»

La nota è del coordinatore regionale, Andrea Romizi: «Abbiamo ascoltato tutti con attenzione e speranza la conferenza stampa del premier Conte e attoniti abbiamo letto il testo ufficiale del Dpcm. Dopo due mesi di chiusura pressoché totale ci aspettavamo che il Governo prendesse in esame la proposta di considerare l’Umbria, insieme ad altre regioni, come un territorio con tutte le condizioni atte ad una riapertura parziale ma vera. L’Umbria non ha visto lo stesso numero di contagi delle regioni più colpite d’Italia, e questo ci faceva sperare di poter avere un margine più ampio per rilanciare l’economia del nostro territorio, pur rispettando strette regole di sicurezza.  Chiediamo quindi al governo la modifica del decreto ‘fase 2’ e che si possa dare una risposta concreta alle tante piccole e medie imprese, agli artigiani, ai commercianti e a tutti coloro che ancora non sono potuti tornare al proprio lavoro, affinché possano organizzarsi per ripartire, fermo restando tutte le dovute precauzioni per la salvaguardia della salute. Quest’ultimo tema è infatti centrale, perché ancora prima di sapere quando ripartire dovremmo avere chiaro come reperire e come utilizzare i dispositivi di sicurezza. Oltre ciò sono necessari chiarimenti ulteriori sul tema dei trasporti pubblici.  Infine, tra le modifiche da apportare al decreto, dovrebbero essere chiarite le modalità con cui verranno aiutati e accompagnati i genitori in questa fase, perché chiaro è che nel momento in cui torneranno al lavoro non potranno abbandonare i loro figli a sé stessi. Non dimentichiamo che tutto quello che stiamo facendo è per garantire loro un futuro migliore».

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