Derivati in Comune, M5S: «Non firmate»

Terni, il gruppo consigliare di palazzo Spada: «Così paghiamo per perdere. Procedere senza timore verso la causa legale contro la banca»

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del Gruppo consiliare M5S Terni

In ‘Wolf of Wall Street’ Leonardo Di Caprio interpretò superlativamente il personaggio di un avido broker di borsa: a Terni, più modestamente, ci accontentiamo di rinunciare ai nostri diritti per un piatto di lenticchie. Scorsese potrebbe girare un film anche su di noi: ‘Sheep of Wall Street’. La vicenda annosa, ma di strettissima attualità, è quella dei derivati stipulati dal Comune di Terni con una primaria banca italiana, derivati che a noi cittadini costano centinaia di migliaia di euro ogni anno di maggiori oneri finanziari.

Senza volerci addentrare in lunghe disquisizioni su interest rate swap double fixed, con o senza opzioni digitali, irs collar e amenità varie che nemmeno al conte Mascetti di ‘Amici miei’ sarebbero venute in mente, basti sapere che la realtà è che il Comune, privo di qualsiasi esperienza finanziaria derivata (neanche ordinaria, aggiungeremmo noi), ha stipulato con una banca tre contratti coi quali ha trasformato due debiti a tasso variabile in debiti a tasso fisso ed uno a tasso fisso in uno a tasso variabile: roba da premio Nobel!

Ora, da anni ormai la giurisprudenza annulla questi contratti quando, stipulati fra un operatore qualificato (la banca) ed uno non qualificato (i Comuni o le Regioni), e quindi in condizioni di incapacità di valutare pienamente i rischi ed i costi insiti nelle clausole, si dimostrino compiuti in danno dell’interesse collettivo. Solo uno sperduto villaggio della bassa Valnerina rinuncia in partenza a difendere i propri diritti: Terni.

In quest’Armorica al contrario, Di Girolamo e soci dal pentolone non estraggono la pozione magica, ossia una bella causa civile per annullamento integrale dei derivati malaccortamente sottoscritti, che consentirebbe di evitare ai cittadini extracosti finanziari per centinaia di migliaia di euro all’anno per i prossimi 15 o 20 anni, ma una ben più misera transazione bonaria, che non solo non cancella un euro di tali futuri oneri finanziari (i cosiddetti differenziali), ma che addirittura richiederà un esborso immediato di 1,2 milioni. Con la transazione, inoltre, il Comune rinuncia ad ogni futura azione di annullamento: praticamente paghiamo per perdere.

Fuor di satira, chiediamo con forza al sindaco, alla Giunta e ai dirigenti di non firmare questa transazione e di procedere senza timore verso la causa legale contro la banca: annunciamo fin d’ora ogni azione, in consiglio e nelle sedi opportune, affinché questo scempio non si compia. Chi l’ha deciso e chi lo intenda firmare sappia che sarà chiamato a risponderne.

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