«Ecco come si viveva sul Lago Trasimeno 10 mila anni fa»

La mostra realizzata con i reperti emersi dai dragaggi del 2007 dalla Darsena Nuova di San Feliciano

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di P.C.

Al Museo della pesca e del Trasimeno di San Feliciano, nel comune di Magione, è stata allestita la mostra ‘Le acque tranquille. Vita e commerci sul Trasimeno orientale all’alba della storia’.

Un’idea che nasce nel 2019

«L’idea – spiega l’archeologa Serena Trippetti che ne ha curato il progetto scientifico e allestimento– nasce nel 2019 a seguito dello studio del materiale ceramico effettuato dagli archeologi Daniele Cresta e Federico Torini per la loro tesi di laurea, integrato con le scoperte e intuizioni sui livelli del lago effettuate negli anni da Ermanno Gambini, direttore del Museo e esperto dei livelli del lago».

Materiale del dragaggio del 2007

La mostra, supervisionata dall’archeologa Paola Romi, funzionaria della soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria, espone una parte dell’intero materiale recuperato nel dragaggio del 2007, e in particolare gli elementi più antichi, con una datazione tra la fine dell’etá del Bronzo e inizio dell’età del Ferro, rinvenuto del tutto fuori contesto in conseguenza all’attività della draga.

Come si viveva sul Trasimeno

«Parliamo di una comunità insediata su questa sponda del lago – spiega la Trippetti – che qui aveva una vita legata all’agricoltura e all’allevamento e certamente anche alla pesca, e che mostra evidenti segni di contatto con popolazioni delle coste adriatiche e tirreniche fino addirittura con la Sardegna. La volontà era quella di rendere partecipe il visitatore di questa vita che si dipana lungo le coste del lago, e per rendere più fruibile e comprensibile l’allestimento ci siamo avvalsi della collaborazione con Arkè archeologia sperimentale».

Ricreata l’ambientazione

Gli oggetti hanno trovato non solo una loro collocazione storica, ma sono stati inseriti in un contesto che ricrea ambientazioni del periodo. È possibile entrare dentro una capanna che ricostruisce, con oggetti appositamente realizzati sulla base dei reperti studiati, un contesto abitativo. Gli allestimenti rendono conto non solo del lavoro e della vita quotidiana ma, anche, del rapporto con il divino. 

Le parole della curatrice l’archeologa Serena Trippetti

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