Elettrocarbonium, Mise ultima speranza

Terni, quella che si apre lunedì e che prevede per mercoledì un nuovo vertice, sarà l’ennesima settimana di passione per i lavoratori dello stabilimento di Narni

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‘Continuità’. La parola d’ordine è questa. Ed è con la speranza che non rimanga solo una parola, ma la si possa di nuovo riempire di contenuti, che la carovana si rimetterà in marcia. Mercoledì pomeriggio, infatti, da Narni si ripartirà alla volta della Capitale, per l’ennesimo vertice programmato al Ministero dello sviluppo economico per parlare di quello stabilimento che, a questo punto, non si sa più bene come chiamare.

14 luglio 2015, il primo 'nuovo' elettrodo

14 luglio 2015, il primo ‘nuovo’ elettrodo

Da sogno a incubo Perché il nome storico – Elettrocarbonium, appunto – rispolverato a luglio dello scorso anno, in occasione del riavvio delle produzioni, quando tutto lasciava pensare ad un sogno che si avverava e non a quell’incubo che invece sarebbe diventata la faccenda, potrebbe di nuovo sparire. E perché forse si dovrà tornare a parlare, solo, della Sgl Carbon – la multinazionale proprietaria di tutto l’ambaradan e che il 13 febbraio del 2014 aveva interrotto quella produzione di elettrodi di grafite per i forni elettrici delle acciaierie sulla quale la città di Narni aveva basato la propria crescita e che, ora, potrebbero rappresentare l’inizio della sua vera decadenza.

La città in allarme Ad essere consapevoli del rischio che si corre – la cosa non potrà che far sentire i suoi effetti anche sulla ‘Corsa all’anello’, le cui manifestazioni inizieranno giovedì – sono proprio gli amministratori della città: il sindaco, Francesco De Rebotti, non si nasconde le difficoltà, ma si dice anche convinto che lo stabilimento simbolo di Narni possa avere ancora un futuro.

PARLA FRANCESCO DE REBOTTI – L’INTERVISTA

Michele Monachino

Michele Monachino

Timori e speranze Perché adesso che sembra ‘ratificato’ il fallimento dell’esperienza di Michele Monachino – i lavoratori sono arrivati a scioperare per farsi licenziare – la strada da percorrere si è fatta davvero accidentata, soprattutto dopo le indiscrezioni filtrate dal Mise, secondo le quali non ci sarebbero quelle manifestazioni di interesse a prendere il posto di Monachino e delle quali nei giorni scorsi si era parlato.

Elettrodi o altro? E la domanda che ci si pone torna ad essere quella – a molti non piace – che riguarda ‘come’ e ‘con cosa’ si possa garantire quella continuità produttiva che permetterebbe allo stabilimento – fatta salva l’operazione di bonifica, che dovrà comunque essere portata avanti – di restare operativo e garantire lavoro almeno ad una parte delle maestranze che, con il licenziamento collettivo, finiranno nelle liste di mobilità o avranno accesso alla Naspi (cioè la Nuova assicurazione sociale per l’impiego). Perché se è vero che la volontà delle istituzioni sembra essere ancora quella di puntare alla prosecuzione della produzione di elettrodi – una produzione che, va ricordato, solo in termini di ‘bolletta elettrica’ costa carissima – è altrettanto vero che si potrebbe, o si dovrà, pensare anche ad altro. E sarà bene, che stavolta, al Mise si parli chiaro.

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