Elezioni: «I giovani distanti dalla politica perché percepiscono arroganza e incoerenza»

Intervista al professor Fausto Dominici: «Ragazzi indaffarati nel restare sempre connessi. Ma questo esercizio di vuote promesse non aiuta»

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di L.M.

Ad un passo dalle elezioni, l’astensionismo da parte dei giovani rischia di essere dilagante. Risultato – è la percezione ascoltando alcuni di loro – di una campagna elettorale ‘noiosa’, lontana dai problemi che quotidianamente affliggono i ragazzi. Una campagna ‘social’ che, anziché avvicinare i giovani, ha finito per produrre l’effetto contrario, anche a causa di un’invasione di quegli spazi virtuali che gli appartenevano di diritto. Un esperimento che forse non è andato a buon fine: c’è chi, come Salvini, fa dei social il proprio pane quotidiano, e chi invece cavalca l’onda per accaparrare una manciata di consensi. In un precedente articolo abbiamo indagato circa le possibili conseguenze di questo fenomeno parlando con i giovani elettori. Oggi vediamo cosa può fare la scuola per ovviare al problema: ne abbiamo parlato con il professor Fausto Dominici.

Professore, i ragazzi vengono sensibilizzati al tema dell’educazione civica nelle scuole?

«Ora che l’insegnamento dell’educazione civica è diventato obbligatorio e che tende a coinvolgere tutti i saperi (non più solo il docente di storia), attraversiamo le grandi questioni del mondo contemporaneo come la sostenibilità e la salvaguardia dell’ecosistema, lo squilibrio economico e così via. Oltre, ovviamente, alla materia del diritto declinata in un approccio sistematico alla Costituzione, alle Carte universali dei diritti. Vengono trattati, inoltre, argomenti scottanti connessi alla rete quali il cyberbullismo e le fake news. La scuola si continua a porre come mediatrice tra i ragazzi e una realtà sempre più complessa. L’insegnamento dell’educazione civica dovrebbe e potrebbe offrire agli studenti l’occasione di protagonismo che è opportunità di manifestare le proprie opinioni, le proprie idee, le proprie ipotesi di soluzione. D’altra parte i ragazzi hanno l’assemblea come luogo deputato: attraverso gruppi di studio, cineforum e altro possono dare voce alla loro sensibilità, anche politica nel senso di interesse collettivo, di comunità, di gruppo».

Fausto Dominici

Purtroppo la nostra epoca è caratterizzata da un forte astensionismo da parte dei giovani, cosa può fare la scuola per ovviare al problema?

«L’astensionismo è veramente un problema. Senza entrare in discorsi troppo complicati, vorrei richiamare due concetti collegati a due letture: il primo è espresso da Filippo La Porta, noto saggista, il quale ne ‘Gli indaffarati’, saggio sui giovani di oggi e sulla cultura umanistica, afferma che i ragazzi sono attualmente indaffarati a restare sempre connessi, a scambiare messaggi o altro, a condividere. C’è il marcato bisogno di una cultura di coerenza: i giovani vogliono vedere le idee che si incarnano e che generano pratiche concrete, altrimenti tutto l’umanesimo resta lettera morta, parola astratta. Perciò i giovani non vedono nei politici questa coerenza e si distaccano dalla politica, sentita come estranea ed esercizio di vuote promesse. L’altra lettura è un saggio di Luciano Violante, personaggio stranoto, il quale in ‘Insegna Creonte’, partendo dal mito di Antigone, analizza la relazione tra potere e arroganza: i politici sono presi da una sorta di illusione di onnipotenza e ciò non fa che allontanare i giovani che invece vogliono ‘nei fatti’ un’azione, un intervento secondo buonsenso e, perché no?, umiltà, propria di chi fa un servizio alla società».

In questa campagna elettorale si è parlato troppo poco dei giovani, quali crede che siano le cause?

«In questa campagna mi sembra che i giovani siano pressoché assenti, con alcune eccezioni. Ciò è il segno di un’incapacità della politica al dialogo, al confronto, allo scambio. Così, almeno, a me capita di sentir dire tra i ragazzi».

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