Emergenze in Umbria: «Buone pratiche»

Il capo dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio: «La Regione, in seguito agli ultimi eventi sismici, ha dimostrato di essersi dotata di un sistema forte e coeso»

Condividi questo articolo su

«L’Umbria, Regione sensibile rispetto a tutte le attività di Protezione civile, grazie all’attivazione di buone pratiche anche sul fronte della prevenzione, ha dimostrato in seguito agli ultimi eventi sismici di essersi dotata di un sistema forte e coeso, operativo sin dai primi momenti dell’emergenza», è quanto affermato venerdì mattina a Perugia dal capo dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, intervenuto alla conferenza sul ‘Servizio sanitario e protezione civile: ruoli istituzionali e sinergie nelle maxiemergenze’.

Individuare percorsi per migliorare «Il raccordo tra il sistema sanitario e la Protezione Civile – ha detto il capo dipartimento Curcio – in Umbria ha funzionato anche oltre l’ordinarietà, ma ora si può monitorare ciò che è stato fatto per poi individuare percorsi per migliorare il sistema, con grande attenzione alle categorie fragili e facendo formazione su tematiche legate alla sanità pubblica in generale, sanità veterinaria e alimentare. L’obiettivo è di mettere a sistema l’esperienza maturata e, in questo percorso, il dipartimento di Protezione Civile affiancherà le Regioni che come l’Umbria, hanno messo in piedi buone pratiche per migliorare un patrimonio di tutti com’è appunto quello della Protezione Civile».

La gestione delle emergenze Durante l’incontro la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini ha sottolineato che «nel corso degli anni l’Umbria ha gestito molte emergenze e ha fatto tesoro dell’esperienza sul campo per innovare e diffondere in particolare la cultura della prevenzione a partire dalle scuole. Abbiamo avviato un modello organizzativo, ognuno per le sue competenze anche grazie a una serie di protocolli con le Prefetture di Perugia e Terni, che hanno favorito una sinergia con Enti e Comuni grazie anche a una rete diffusa di volontari a vantaggio della sicurezza delle comunità». In seguito alla direttiva nazionale le Regioni «hanno dovuto assolvere alcuni obblighi e oggi, alla luce di quanto è stato fatto, si vuole ragionare su un progetto che si fa carico anche della formazione, partendo dalla consapevolezza che il servizio sanitario rappresenta un tassello importante e fondamentale per la gestione delle emergenze in generale».

Il coordinamento Secondo l’assessore regionale alla coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini, «la gestione delle emergenze è forse una delle questioni più difficili a cui devono far fronte le istituzioni. Siamo partiti dall’analisi di ciò che siamo stati capaci di fare in questi mesi dopo un evento sismico importante che però non ci ha colto impreparati. Sin dalle prime ore infatti, siamo riusciti a portare fuori dall’area del cratere con mezzi appropriati e con il coordinamento di esperti e il sostegno di volontari, le persone che erano ricoverate negli ospedali, o in difficoltà nelle proprie abitazioni. Abbiamo però la percezione che questo sistema debba essere affinato trovando nuove risposte sempre più adeguate ai bisogni della comunità attraverso una rete di soccorso sanitario che trovi una sintesi tra i vari piani di prevenzione dei Comuni. Per questo oggi, alla luce della lettura di quello che è stato fatto, incominciamo a ragionare su ciò che dovremo fare per dare risposte, in caso di emergenze, sempre più rapide e immediate ai cittadini».

‘Piano di emergenza’ Per fare ciò ha spiegato il referente regionale per le Emergenze sanitarie, Walter Orlandi, bisogna sempre di più «favorire la sinergia tra il servizio sanitario, gli Enti e gli organi responsabili della sicurezza dei cittadini rimodellando tutta l’organizzazione per la gestione dei disastri e delle emergenze determinate sia da fattori naturali che dall’attività umana. In questo contesto la Regione ha un ruolo importante per l’elaborazione di piani di gestione e di formazione, ma anche per tutta l’attività di prevenzione del rischio che nel caso sanitario raccoglie diverse tipologie». Infine, il direttore regionale Diego Zurli ha ricordato che «la Regione Umbria, grazie a una lungimirante programmazione e all’utilizzo di circa 10 milioni di euro delle risorse comunitarie del POR-FESR 2007-2013, ha attivato sistemi di monitoraggio e interventi per la prevenzione e gestione dei rischi naturali ed ha redatto il proprio ‘Piano regionale coordinato di prevenzione multirischio’ nell’ambito del Piano regionale di Protezione Civile che ha visto la collaborazione di università e centri di ricerca affrontando sia i rischi naturali che quelli antropici. Il Piano nella sezione prevenzione analizza diverse tipologie di rischio e struttura linee guida per i Comuni definendo uno standard unico per la redazione dei piani comunali di emergenza. Al momento il 99% dei Comuni umbri è dotato di un ‘Piano di emergenza’».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli