Giornale dell’Umbria, Cdr all’offensiva

Durissima presa di posizione nei confronti delle affermazioni contenute nell’atto di liquidazione della società editrice

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del Comitato di redazione
del Giornale dell’Umbria

Il Comitato di redazione del Giornale dell’Umbria segnala, nella parte in cui vengono chiamati in causa, come destitutite di qualsiasi fondamento e altamente lesive della professionalità del personale giornalistico e poligrafico del Giornale dell’Umbria, le dichiarazioni contenute nel verbale di assemblea del 14 gennaio 2016 della società Gruppo editoriale Umbria 1819 e facenti parte del rogito n. 7807 del notaio Fabio Orlandi di Roma.

L’ATTO DI LIQUIDAZIONE

Il Cdr ritiene completamente falsa l’affermazione al punto 4) “Rifiuto delle maestranze all’applicazione del piano editoriale di dettaglio varato in data 18 ottobre 2015 e nuove testate editoriali”. Sul punto il Cdr precisa che il direttore Luigi Camilloni si è insediato i primi giorni di settembre e non ha effettuato alcuna comunicazione scritta e ufficiale ai dipendenti in merito al piano editoriale, così come tenuto a fare in base all’articolo 6 Contratto nazionale di lavoro. Piano più volte sollecitato dal Cdr e mai presentato.

Nel verbale si prosegue ad attaccare il personale (definito “maestranze” non conoscendone il significato: dal vocabolario Treccani: Il complesso di maestri operai che lavorano in uno stabilimento, da cui dipendono gli operai più giovani, i garzoni, gli apprendisti; in marina, m. di bordo, l’insieme di calafati, carpentieri, stipettai, che dipendono dal maestro d’ascia. Più com. al plur., l’insieme di operai che lavorano in un arsenale, in un cantiere marittimo, in un complesso industriale o anche nel settore edile: le m. della Fiat; m. portuali, l’insieme dei lavoratori addetti nei porti alle operazioni di imbarco, sbarco, trasbordo, deposito e movimento delle merci o d’altro materiale), colpevole del mancato avanzamento del piano industriale (mai visto dai dipendenti e mai illustrato) per un “sostanziale disallineamento dei dipendenti aziendali”.

A tal proposito il Cdr ha protestato per le continue iniziative editoriali avviate senza il previo avvertimento come da contratto nazionale e ha contestato l’affidamento di mansioni e i continui spostamenti, senza alcun ordine di servizio, di colleghi da un servizio ad altre iniziative editoriali. Iniziative in aperto contrasto con il contratto di solidarietà sottoscritto in sede nazionale da Cdr, Asu, Fnsi, Fieg e società e Gruppo editoriale Umbria 1819.

Il Cdr contesta formalmente come ritorsione nei confronti dell’organismo sindacale, nel pieno svolgimento delle proprie funzioni, il passaggio del verbale in cui si afferma che “è stato preso atto della conflittualità presente in azienda con i dipendenti che si rifiutavano di dare implementazione alle disposizioni impartite dai manager della nuova proprietà tanto che in maniera del tutto irrituale e inusuale, oltreché illegittima, veniva respinto per intero il piano editoriale di dettaglio di cui alle specifiche note del dott. Camilloni al Comitato di redazione del quotidiano la nota del 8 novembre 2015 20:37”.

Il Cdr ricorda che il direttore con una mail di poche righe inviava in allegato il nuovo timone del quotidiano, confondendo il piano editoriale (un programma di investimenti, iniziative, organizzazione e linea editoriale) con la nuova foliazione del giornale e dei formati grafici da adottare. Il Cdr in tale occasione ha respinto il nuovo modello di foliazione con tre pagine di osservazioni (file allegato “timone”) ribadendo la propria contrarietà, non vincolante.

Il verbale prosegue nelle accuse ai dipendenti per una “analoga resistenza che veniva opposta ed è stata sistematicamente opposta a qualunque realizzazione editoriale che non avesse una dimensione prettamente localistica e che non fosse approvata dai dipendenti”. Il Cdr precisa di aver svolto il suo compito così come previsto dalla legge e di non aver imposto alcunché al direttore e all’editore, ribadendo che tutte le iniziative della proprietà e delle dirigenza sono state attuate in violazione delle norme del contratto nazionale di lavoro e di quello di solidarietà.

Per quanto attiene il contenuto “localistico” il Cdr ritiene che il Giornale dell’Umbria avesse il suo bacino all’interno della regione, tanto che i numeri delle vendite degli ultimi mesi hanno dimostrato che lo spostamento della linea editoriale su notizie nazionali ha portato solo ad un calo vertiginoso delle vendite in edicola. Per quanto riguarda il capitolo pubblicitario il Cdr non ha strumenti per intervenire, salvo ricordare che sulle pagine del quotidiano sono comparse le pubblicità di Cucinelli, Rolex e Jaguar, senza che le aziende fossero state contattate, con conseguente lettera di diffida.

Il Cdr precisa di aver contestato l’avvio di Umbriasport in quanto in contrasto con il contratto di solidarietà (che l’editore ha più volte annunciato di voler rimuovere, ma senza dar seguito a tale proponimento) nella parte in cui prevedeva la convocazione di un tavolo nazionale per la reinternalizzazione dei servizi sportivi. Gli altri prodotti editoriali non sono partiti per motivi interni alla società e non per la “sistematica conflittualità in azienda”.

In merito alle accuse di “sciopero bianco”, di ammutinamento (non ci troviamo a bordo di un veliero dell’800) e di autogestione, di “scarico improvviso di ferie”, “assenza coordinate”, “malattie” e “scioperi”, il Cdr ricorda che fino al 9 gennaio il quotidiano è stato regolarmente in edicola e il sito aggiornato, i periodici sono stati editati, che nessuno si è ammutinato o ha autogestito la produzione, ma che il direttore sin dal suo insediamento non ha mai tenuto la riunione del mattino e del pomeriggio, non ha provveduto a regolare gli orari e le turnazioni settimanali di lavoro, che la maggioranza dei dipendenti ha ferie arretrata da un minimo di 15 ad un massimo di 60 giorni, che mai nessuno ha coordinato le assenze e che le malattie tra autunno e inverno capitano.

Di contro il Cdr ricorda che l’azienda non ha mai fornito indicazioni scritte delle iniziative in cantiere, non ha mai fornito ordini di servizio scritti. Non ci stupisce, dopo mesi di attacchi a vecchia proprietà, società pubblicitaria, distributori, stampatori e fornitori, che l’ultima mossa sarebbe stata quella di riversare tutta la colpa di una gestione scellerata e incomprensibile su un capro espiatori: i dipendenti, giornalisti e poligrafici.

Questa è la situazione vissuta al Giornale dell’Umbria e testimoniata dai documenti del Cdr con le richieste di incontri, chiarimenti e motivi di protesta, tutti all’interno dei paletti fissati dalla legge e nel rispetto verso i lettori, unico vero patrimonio della testata. Lettori che hanno fatto sentire la propria protesta in forma privata con i giornalisti, sia in edicola non comperando più il prodotto.

I giornalisti e i poligrafici non sono gli artefici di quanto avvenuto, ma ne sono le vittime.

Il Comitato di redazione, preso atto del nuovo timone, della registrazione di altre tre testate avvenuta nella giornata del 10 novembre, delle dichiarazioni pubbliche dell’Editore, non può che respingere con forza tutte le iniziative editoriali messa in campo dalla società Geu1819.

A fronte di un confronto sindacale aperto da oltre un mese e mentre il Cdr si incontrava con il Direttore per discutere del nuovo timone, l’Editore ha impresso una nuova accelerazione secondo un Piano editoriale-industriale che si ostina a non rendere pubblico. Il Cdr non può che deplorare tale comportamento e ribadire con forza che tutte le iniziative sono viziate da violazioni in riferimento al Contratto nazionale di lavoro giornalistico e del Contratto di solidarietà in essere.

Per quanto attiene al nuovo timone le valutazioni del Cdr sono negative in quanto si ritiene che il nuovo quotidiano sia squilibrato nella parte che prevede le pagine nazionali e quelle di cronaca locale, depauperato per la evidente carenza delle pagine di economia e di sport. Il Cdr ritiene inutili le pagine di “prime pagine” e assolutamente improponibili quelle relative al “Punto con il sindaco …” e le “Opposizioni”. Si tratta di un timone che, lungi da volerlo considerare di “qualità” non tiene minimamente conto della realtà locale umbra, penalizzandone i settori politici, economici, sportivi, culturali, associativi. Un timone che si scontra platealmente con la mancanza di strumentazione tecnica e informativa della redazione: come si intendono realizzare la pagine nazionali ed internazionali senza neppure una agenzia di stampa e con un abbonamento ad un’agenzia fotografica totalmente irrilevante?

Il Cdr ritiene, inoltre, che il nuovo timone non faccia altro che aggravare le già conclamate carenze di personale. I carichi di lavoro che il nuovo timone prevede sono assolutamente insostenibili da parte di una redazione già provata, inutilmente suddivisa in iniziative editoriali discutibili e che non tiene minimamente conto dei vincoli di legge in riferimento a ferie, corte, lavoro domenicale e conseguente riposo, solidarietà ed eventuali malattie. Obbligatoria una menzione della questione collaboratori i quali, dopo il taglio indiscriminato delle passate settimane, dovrebbero garantire un flusso di notizie su un territorio vasto e dove non c’è più copertura giornalistica. Il loro lavoro, inoltre, ricadrebbe sulla redazione, in quanto i contratti dei collaboratori non prevedono la presenza in redazione (contratti rinnovati fino alla fine di novembre) e quindi l’impaginazione costituirebbe ulteriore lavoro per il giornalista.

Il Cdr ricorda che secondo l’organigramma della società Geu1819, l’impaginazione del nuovo timone sarebbe così suddivisa: alle 10 pagine nazionali più la prima (di spettanza del direttore) lavorerebbero 3 giornalisti più un collaboratore (che non potrebbe lavorare in redazione); la pagina di economia è in carico al direttore, mentre quella delle prime pagine di economia ad un altro giornalista che già lavoro sui nazionali; le 12 pagine di cronaca di Perugia, territorio provinciale (fatte da collaboratori, ma da impaginare da parte di un giornalista) e politica, sono a carico di 5 giornalisti (tra cui un capo servizio e un vice) e 6 collaboratori; le 8 pagine di Terni e provincia sono in carico a 2 giornalisti e 3 collaboratori (uno dei quali in maternità); le due di sport sono fatte dal service (per quanto ancora?); quella di cultura dal direttore; quella di volontariato da un collaboratore, ma da impaginare da parte di un giornalista. Al direttore spettano anche le locandine e il “visto si stampi” (sempre che l’Editore non decida di bloccare l’edizione cartacea) a fine serata.

In tutto questo non c’è menzione alcuna del destino del sito internet, strumento fondamentale a parere del Cdr, per rafforzare la testata e garantire una maggiore e continua presenza nel flusso di notizie regionali quotidiano. Il Cdr intende ricordare anche che, sulla base dell’organigramma (nel quale risulta anche un pensionato), le edizioni digitali sono messe in carico ai grafici, i quali non sono giornalisti e non possono produrre materiale giornalistico, ma solo adattarlo allo strumento di pubblicazione.

In considerazione di quanto detto e dell’incomprensibile sdoppiamento di pagine della politica tra maggioranza e opposizione, la duplicazione delle pagine “scuola” e “sanità” tra le due province umbre, l’impossibilità di garantire un flusso di notizie costanti da parte delle varie assemblee regionali e cittadine della regione, la carenza delle notizie di sport e di economia, la cattiva gestione del personale giornalistico e poligrafico, il Cdr non può che respingere il nuovo timone del quotidiano e chiedere, ai fini di una migliore organizzazione: la sospensione o blocco di “Occhio indiscreto”, “Rivelazioni”, “Umbria eventi”, “Umbria sport” e quant’altro già registrato, in modo da far rientrare in servizio importanti colleghi professionisti, indispensabili alla redazione di un buon quotidiano; Umbria economia è l’unico prodotto finora immaginato ad avere un suo senso giornalistico e, dunque, può essere utile la sua sussistenza, magari di nuovo accorpato al quotidiano.

Vista la permanenza dell’iniziativa “Caccia all’errore” il Cdr comunica che lo sciopero delle firme proseguirà ad oltranza.

Il nuovo timone e l’organizzazione che ne consegue, infine, non tiene minimamente in conto quanto previsto dal Contratto nazionale di lavoro e dell’organigramma di una qualsiasi testata giornalistica che si rispetti.
La materia delle qualifiche e degli incarichi all’interno di una redazione è regolata dall’articolo 11 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico che alla lettera “d” prevede che «è considerato caposervizio il redattore al quale sia stata attribuita la responsabilità di un determinato servizio redazionale a carattere continuativo ed abbia alle proprie dipendenze due o più redattori con il compito di coordinarne e rivederne il lavoro fornendo le opportune direttive».

È, quindi, chiaro che tra le mansioni del caposervizio non c’è quella del coordinamento dei vari servizi, cioè dell’intera macchina-giornale. Ciò appare ancora più evidente quando si fa riferimento al caporedattore – elemento di raccordo tra redazione e direzione, nonché braccio operativo di quest’ultima – che alla lettera “f” dello stesso articolo 11 è individuato come la figura alla quale «sia stato attribuito il compito di dirigere, coordinandola, l’attività dei servizi della redazione centrale».

Va da sé che, non potendo il caposervizio essere individuato come la figura che coordina l’intero giornale, egli non può essere neanche responsabile della redazione della prima pagina – che per definizione è una sorta di riassunto del lavoro quotidiano della redazione nel suo complesso, cioè dei vari servizi – né del licenziamento dell’intero giornale, cioè della correzione e revisione di servizi del giornale che non sono sotto le sue direttive. Tanto è vero che nel nostro stesso sistema editoriale, dopo che la singola pagina ha ricevuto “l’ok caposervizio” (il blu che si dà alla pagine) sono previsti due successivi step: il giallo e il “visto si stampi”, che sono di diretta responsabilità della direzione. Quanto detto, vale a maggior ragione per il vice-caposervizio, il quale dovrebbe svolgere funzioni di caposervizio solo in assenza di quest’ultimo.

Ciò detto, in mancanza di un caporedattore nel nostro giornale, è opportuno e doveroso che il coordinamento dei vari servizi della redazione centrale sia assunto dal direttore responsabile, così come a quest’ultimo deve competere la revisione delle pagine via via licenziate dai vari servizi e la redazione della prima pagina.

Quanto svolto dai capiservizio e dai vice capiservizio in questi oltre due mesi di “rodaggio” della nuova direzione è stato infatti svolto ben al di là delle qualifiche contrattuali ed è stato assai pesante da garantire quotidianamente, poiché la redazione della prima pagina e il “licenziamento” di tutte le parti del giornale, giungono al termine di una giornata lavorativa che ha visto già l’impostazione del giornale, la redazione di alcune pagine e il coordinamento dei vari servizi.

Per quanto esposto quindi, vanno individuati immediatamente i differenti servizi del giornale (cronache nazionali, cronaca regionale, dei capoluoghi – Terni e Perugia – e dei comprensori, economia e cultura) e affidati alla cura di capiservizio e vicecapiservizio, i quali devono a loro volta essere messi in grado di operare con un congruo numero di redattori alle loro dipendenze in rapporto al lavoro da svolgere.

Opportune misure vanno trovate per quanto riguarda il lavoro del sabato e della domenica, giornate che non hanno mai visto, fino ad oggi, la presenza del direttore in redazione.

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