Giustizia, decreto ingiuntivo revocato con ‘patto’ tra creditore e debitore

Il caso è stato seguito da un avvocato ternano: difetto di legittimazione attiva e storia chiusa

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«In assenza di difesa e in mancanza di pagamento entro i termini intimati, il pignoramento dei beni del debitore sarebbe stato inevitabile». È l’avviso che un avvocato ternano, Debora Castellani, lancia in merito ad un particolare caso venutosi a creare in seguito alla richiesta di un decreto ingiuntivo.

L’avvocato Castellani

Il fatto

Tutto nasce da un decreto ingiuntivo con il quale il tribunale di Roma ha ingiunto ad una donna – C.V. le iniziali – di pagare entro quaranta giorni poco più di 46 mila euro. Coinvolta nella vicenda una Spa di Mestre (Venezia). Bene, cosa è successo di particolare? In sostanza l’atto, che viene emesso dal giudice su richiesta di chi vanta un credito, è stato revocato dal tribunale a causa di un errore commesso (e riconosciuto dalla controparte): il pagamento della cifra in questione infatti era già stata chiesta da un precedente creditore (un istituto bancario) e, di conseguenza, il debitore aveva già pagato ciò che doveva. Ma ad un altro soggetto.

L’esito

La vicenda si è chiusa con un accordo tra le parti che, alla fine, ha portato ad una richiesta congiunta di revoca del decreto ingiuntivo. L’11 gennaio scorso le parti hanno formalmente terminato la partita con declaratoria del difetto di legittimazione attiva – di mezzo c’è la titolarità del credito – della società veneta. «È chiaro che la prosecuzione della causa avrebbe portato ad una condanna per il creditore il quale ha preferito accordarsi con il debitore», precisa l’avvocato Castellani. A firmare è il giudice Andrea Postiglione della XVII sezione del tribunale di Roma.

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