«Prima di rendere il Green pass obbligatorio andavano create le giuste condizioni. I centri sportivi hanno adottato praticamente da subito protocolli severissimi». Si esprime così Barbara Carli, delegata regionale Anif – Associazione nazionale impianti sport e fitness – Umbria dopo l’approvazione del decreto legge per l’entrata in vigore dal 6 agosto.
La critica
L’Anif parla di «ferma opposizione a qualsiasi forma di passaporto vaccinale per entrare nelle palestre e piscine coperte». Per la Carli «i centri sportivi hanno adottato praticamente da subito protocolli severissimi, con un costo economico, peraltro, molto elevato. Così viene nuovamente bloccato un settore che era riuscito a riprendersi tornando a ribadire con forza che lo sport è praticamente un vaccino naturale». L’associazione alza la voce perché «di fatto è una semi-chiusura delle palestre e piscine al chiuso, mascherata dall’obbligo di presentare il Green Pass all’ingresso delle varie strutture».
I protocolli
C’è la critica anche perché per Anif sottolinea che «i centri sportivi infatti stanno adottando protocolli che vanno dall’uso obbligatorio della mascherina nelle proprie strutture, al distanziamento; dalla sanificazione degli attrezzi e degli ambienti, al rilevamento della temperatura all’ingresso, alla registrazione degli utenti presenti all’interno della struttura. Un pacchetto di provvedimenti e protocolli che ha trasformato gli stessi centri sportivi – tutto dimostrato dai numeri – in oasi di salute, capaci di tenere lontano contagi e pandemia. E soprattutto hanno impedito i pericolosissimi assembramenti che dopo gli europei di calcio stanno rilanciando l’emergenza. Senza contare la possibilità di tracciabilità totale (persona, sala, giorno, ora ecc.) dell’utente coinvolto in un caso di positività. Ora l’obiettivo è far vaccinare velocemente più persone possibili. Prima lo faremo tutti, prima si tornerà alla normalità. Anche noi faremo la nostra parte sollecitando i nostri utenti».