I bond ‘Matusalemme’: quando la pazienza non paga. In tutti i sensi

In Europa sono stati emessi per la prima volta dal governo austriaco. E sono stati un successo. Poi è emersa la dura realtà

Condividi questo articolo su

Economia: il ‘cianuro’ dei tassi per domare l’inflazione. Recessione inevitabile conseguenza

di Gianni Giardinieri
Senior Financial Advisor presso Allianz Bank

È il 20 luglio 2020. Un lunedì. In tutto il mondo dilaga il Covid, ormai padrone delle nostre vite. Stravolte, forse per sempre, le nostre centenarie abitudini. Molti di noi hanno avuto almeno un caro, un conoscente, un amico, che non ce l’ha fatta. Portato via da una pandemia che appare incontrollabile. Il momento più critico è passato, ma le parole d’ordine restano ‘smart working’, ‘ffp2’, ‘call’. Il mondo è fermo. Si teme una recessione economica decennale. Governi e banche centrali azzerano il tasso di sconto. I rendimenti dei titoli di Stato, in larga parte dell’occidente, sono negativi: si diventa creditori dello Stato per ricevere indietro meno soldi di quanti se ne sono prestati. Paradossale. Però il debito pubblico resta lì e va rifinanziato ogni anno. Cosa fare per attrarre nuovi investitori? Cosa fare per riuscire a dare un minimo di interessi al risparmiatore prudente e conservativo?

L’idea, piuttosto folle ma non certo nuova, è quella di allungare la durata delle nuove emissioni di prestiti: gli Stati, specie i più virtuosi, in cambio di qualche ‘briciola’, costringono i risparmiatori ad attese sempre più lunghe per riavere indietro il loro capitale garantito attraverso il rimborso a scadenza. Sempre più titoli della durata di venti anni, poi venticinque, poi trenta. Non basta. Qualche Stato qua e là comincia ad osare ancora di più: cinquanta anni e ti ridò i tuoi soldi. Garantito. Non basta ancora. Bisogna osare l’inosabile: 100 anni e passa la paura. Di chi lo sottoscrive di sicuro, visto che quasi certamente non ne vedrà il termine. Pazienza, andranno agli eredi si sarà detto il fiducioso sottoscrittore.

E si arriva al 20 luglio 2020. L’Austria (prima in Europa, il Messico aveva aperto la via) rompe gli indugi e colloca un bond ‘Matuzalem’ della durata di 100 anni, scadenza gennaio 2120. Rendimento offerto? Una sciccheria: 0,85% lordo (giammai netto) annuo. Cioè a dire 850 euro di interessi (743,75 euro netti) per 100 mila euro immobilizzati per 100 (cento) anni. Oltralpe sono titubanti e l’ammontare offerto è poco: 2 miliardi di euro. Si temono pernacchie e rifiuti sdegnati dagli investitori. Invece è un successo clamoroso, e vanno a ruba. Poco è meglio di niente, il ragionamento (incompleto e superficiale). E poi in caso di bisogno, si saranno detti i fiduciosi acquirenti, si può sempre liquidare la posizione vendendo sul mercato secondario. Certo, ai prezzi di mercato, perché il rimborso garantito del capitale sarà solo nel 2120, quando magari saluteremo parenti e amici da Marte. E qui, proprio qui, casca l’asino.

Oggi, 7 novembre 2023, il bond Matuzalem austriaco quota 39,47. Un gran recupero rispetto al minimo dell’ultimo anno a 34. Una perdita secca di oltre il 60% a poco più di tre anni dall’emissione. Con altri 97 sul groppone. Chi se ne liberasse oggi subirebbe un bagno di sangue. Perché? Semplice: il mondo è cambiato. Il Covid è un lontano ricordo (anche se non per ‘We Work’, colosso statunitense degli uffici condivisi che, per colpa della pandemia, ha visto annientato il proprio business e proprio in questi giorni è praticamente fallita. Come vendere frigoriferi agli eschimesi) e il mondo ‘ha riaperto’. I rendimenti, complice l’inflazione, sono esplosi, e i prezzi delle emissioni in circolo scesi verticalmente. Certo, la situazione potrebbe essere ribaltata completamente nei prossimi tre anni. E probabilmente così sarà, perché l’inflazione sta finalmente mordendo sempre meno. Ma se invece di ‘pescare nel mazzo’ e guardare solo alle cedola, ci si fosse concentrati su una seria e diversificata pianificazione finanziaria, certamente i risultati sarebbero stati nettamente migliori. In Italia il nostro nond Matuzalem è un BTP (Buono del Tesoro Pluriennale) emesso nel 2017 con scadenza 2072: prezzo attuale 53,26. Quasi il 50% in meno. Ancora 48 anni e pochi mesi e lo Stato rimborserà il capitale. Coraggio, c’è tempo.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli