Il lavoro che non c’è: Umbria maglia nera

Crollo nelle assunzioni a tempo indeterminato: nessuna regione italiana ha fatto peggio rispetto al 2015. Netto calo anche delle altre

Condividi questo articolo su

Se non fossero bastati i dati diffusi dalla Camera di commercio e quelli dell’Inps sulla cassa integrazione, la pubblicazione del rapporto Inps sul precariato conferma che l’Umbria – in quanto a lavoro – se la passa male. Parecchio.

IL RAPPORTO INPS SUL PRECARIATO

Bilancio in rosso I nuovi rapporti di lavoro attivati nel trimestre gennaio-marzo di quest’anno sono stati 13.440, con un calo del 18,8% (peggio dell’Umbria hanno fatto solo Basilicata e Calabria) rispetto allo stesso periodo del 2015, quando erano state 16.545. Il dato è in calo anche rispetto al 2014, quando i rapporti di lavoro attivati nel primo trimestre dell’anno erano stati 14,811.

I dettagli Decisamente negativo soprattutto il dato relativo alle assunzioni a tempo indeterminato: 3.028 quest’anno contro le 5.640 del 2015 (-46,3%) e in questo caso l’Umbria è la regione che ha fatto peggio di tutte in Italia. Anche in questo caso i numeri danno un passivo rispetto al 2014, quando le azzunzioni a tempo indeterminato erano state 3.328. Le assunzioni a termine, nel 2016, sono state 9.410 (9.958 nel 2015 e 10.362 nel 2015), mentre quelle in apprendistato quest’anno sono state 1.002 (947 nel 2015 e 1.121 nel 2014).

Stabilizzazioni e cessazioni Male anche il totale dei rapporti di lavoro che sono stati trasformati in ‘tempo indeterminato’: 1.583 nel primo trimestre del 2016, contro i 1.977 dell’anno scorso (-19,9%) e i 2.097 del 2014. Diminuiscono, però, anche le cessazioni dei rapporti di lavoro, che passano dalle 12.533 dello scorso anno, alle 11.050 del 2016 (-12%).

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli