«In Umbria il lavoro è sempre più ‘povero’»

Cresce l’utilizzo dei ‘voucher’ che nel 2016 potrebbero riguardare oltre 20 mila lavoratori. Mario Bravi: «Quadro pesante»

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di Mario Bravi
Presidente Ires-Cgil Umbria

Mario Bravi

Mario Bravi

L‘Osservatorio nazionale sul precariato dell’INPS non ha solo rilevato il crollo in Umbria del 45,5% delle assunzioni a tempo indeterminato nei primi 6 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, ma anche la costante espansione dei voucher arrivati, nello stesso periodo, a quota 1.189.716 con un + 71% sul 2014.

Un’analisi dettagliata ed articolata dei numeri ci consente di capire di più e meglio questo fenomeno che nella nostra regione ha una diffusione sempre più estesa. Un lavoro povero, che non prevede né tutele previdenziali né sostegno al reddito e che sta assumendo caratteristiche di massa. Infatti le persone sostanzialmente costrette a lavorare con i voucher, a fine anno supereranno sicuramente ed in maniera ampia le 20 mila unità.

Il dato ufficiale dell’INPS riferito a fine 2014 parlava di 17.874 persone coinvolte. Oggi siamo ad un aumento nell’utilizzo dei ‘buoni lavoro’ di oltre il 70%. Non solo: rispetto al 2008 è fortemente diminuita l’età media dei ‘voucheristi’ che allora era di 60 anni ed ora è scesa a 37,7. E inoltre coinvolge più le donne che gli uomini. Un lavoro fragile e precario ma anche poco redditizio: mediamente vengono utilizzati 61 buoni lavoro per anno per un importo complessivo di 457,50 euro.

Anche questo boom dei voucher e il fortissimo aumento del lavoro nero che ne deriva, stanno ormai a dimostrare il totale fallimento, a tutti i livelli, del Jobs Act voluto dal governo nazionale. Anche in Umbria sono i dati dell’INPS a certificarlo. Nel primo semestre 2016 le assunzioni sono 29.744 a fronte di 24.404 cessazioni, con un un saldo apparente attivo di circa 5 mila unità ma che in realtà, depurato dei circa 20 mila voucheristi, fa emergere un quadro assai negativo e per molti aspetti drammatico.

Lo stesso ministero del Lavoro conferma che la nostra regione continua a risentire della crisi molto più della media nazionale; nel secondo trimestre 2016 le assunzioni hanno visto, rispetto allo stesso periodo del 2015, un calo del 12,2% (dato complessivo Italia -8,9%) e le cessazioni sono state assai superiori (-11,3% rispetto a -8,3%).

Di fronte a questi dati di fatto e a questa pesantissima situazione, è del tutto evidente che è necessaria una svolta profonda.
Bisogna abolire del tutto l’uso dei voucher e non certo introdurli addirittura negli enti pubblici, magari chiamandoli con altre denominazioni, vedi i ‘Family help’ della Regione Umbria. In questa direzione si colloca il referendum nazionale promosso dalla Cgil che si terrà nella primavera del 2017 e che ha raccolto oltre 1 milione di adesioni. Ma è ancora più urgente mettere finalmente in campo un’altra politica economica in grado di contrastare la crisi e tentare di riavviare una ripresa. Anche per sconfiggere una pericolosa e crescente forma di rassegnazione: sono infatti sempre di più quelli che dicono ‘sono nato precario, vivo precario e morirò precario’.

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