Isuc a forte rischio: «Regione dia risposte»

Sei contratti in scadenza all’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, l’allarme: «Senza di loro attività nulla»

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Un solo dipendenti e sei collaboratori co.co.co. che, il 30 novembre, vedranno scadere i loro contratti senza che, ad oggi, nessuno abbia dato loro una risposta sul proprio futuro e su quello dell’istituto: sembra essere fortemente a rischio l’Isuc, l’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, nato nel 1974 con l’obiettivo statutario quello di approfondire e diffondere la conoscenza della storia dell’Umbria contemporanea promuovendo ricerche, studi e pubblicazioni, organizzando convegni, mostre, seminari, presentazioni di libri, laboratori didattici per studenti e corsi di formazione per docenti. L’Isuc è infatti parte della rete degli istituti associati all’Istituto nazionale Ferruccio Parri (ex Insmli), riconosciuto agenzia di formazione accreditata presso il Miur ed è infine ente strumentale della Regione.

Oltre 1.200 studenti seguiti

«Chi ci segue – spiegano dall’istituto in una nota – sa che solo nell’ultimo biennio l’Isuc ha realizzato 50 iniziative tra convegni, incontri e giornate di studio, pubblicato 20 volumi a stampa, tenuto laboratori didattici di storia per oltre 1.200 studenti delle scuole di ogni ordine e grado, provenienti anche da fuori della nostra regione. Tali attività sono state coordinate da un solo dipendente e svolte da sei collaboratori (co.co.co) che oltre all’attività di ricerca, assicurano anche supporto tecnico-amministrativo e organizzativo». Ma in assenza di notizie sul destino delle collaborazioni, «pare ragionevole pensare che l’attività quarantennale dell’istituto, da quel momento in poi, risulterebbe pressoché nulla».

Nessuna risposta, le stabilizzazioni ‘negate’

«Numerosi – spiega ancora la nota – sono stati i solleciti da parte del personale attualmente incaricato (indirizzati dal marzo 2018 a presidente, assessori e consiglieri regionali) per avere indicazioni circa il futuro dell’istituto e dei suoi collaboratori, senza alcun esito». Da ultimo è stato chiesto l’avvio di una procedura di stabilizzazione secondo le modalità previste dalla legge Madia del 2017 e applicate lo scorso anno quando fu bandito un concorso riservato ai precari della giunta regionale, che ha escluso i collaboratori dell’Isuc. Tale esclusione è stata poi confermata dal piano triennale dei fabbisogni di personale (2019-2021) redatto sia dalla giunta regionale sia dall’assemblea legislativa.

La richiesta alla Regione

Nonostante il ruolo svolto dall’Isuc nel campo storico e culturale, continua la nota, «nessuno si è assunto la responsabilità di avviare un percorso di riordino che rinnovasse la natura giuridica dell’istituto e al contempo valorizzasse la professionalità acquisita dai collaboratori. Eppure sarebbe bastata, in questa fase transitoria, una semplice manifestazione di volontà da parte dell’amministrazione di avviare una procedura di stabilizzazione per consentire almeno la proroga o il rinnovo dei contratti in scadenza». Alla luce di tutto questo si richiede quanto prima «una soluzione chiara e trasparente all’amministrazione regionale affinché l’Isuc sia messo in grado di proseguire la sua pluriennale attività salvaguardando la professionalità di coloro che in tutti questi anni l’hanno consentita».

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