Lavoratori multiservizi Presidio anche a Terni

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uil trasporti: «Contratto scaduto da 7 anni. Chi opera negli appalti all’interno della sanità viene molto spesso escluso»

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«Sono passati 7 anni dalla scadenza del contratto multiservizi. Un contratto nazionale che in particolar modo si occupa di lavoratrici e lavoratori del settore del pulimento». Un presidio davanti all’ospedale di Terni, organizzato mercoledì pomeriggio da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uil trasporti, «oltre che per denunciare questa situazione, per evidenziare come i lavoratori che operano negli appalti all’interno della sanità vengano molto spesso esclusi».

Regole certe e sostegno per il settore

«A giugno 2020 – ricordano le sigle sindacali – è stato sottoscritto un avviso comune tra associazioni datoriali e organizzazioni sindacali per chiedere al Governo e alle Istituzioni regole certe e sostegno per il settore, convenendo che il rinnovo del contratto nazionale, da realizzare in tempi brevi, era il primo passo per dare il giusto riconoscimento a tante lavoratrici e lavoratori che sono stati e restano ancora in prima linea nell’emergenza pandemia negli appalti pubblici e privati. Nello stesso incontro tra associazioni datoriali e organizzazioni sindacali si è condiviso il perimetro degli argomenti da discutere quale atto propedeutico a definire celermente il rinnovo del contratto nazionale. Coerentemente con gli impegni fissati le organizzazioni sindacali hanno trasmesso una sintesi di argomenti da trattare, in linea con quanto comunemente assunto dalle parti».

«Solo parole»

Al 23 giugno 2020 «sono iniziati gli incontri marcando, subito dopo, un chiaro passo indietro delle associazioni datoriali rispetto quanto pattuito ed una chiara diversa impostazione. Le associazioni datoriali e le imprese hanno infatti presentato una lista di richieste su temi relativi a flessibilità, diritti e costi, riportando la trattativa indietro nel tempo. Da fine luglio a settembre 2020, a fronte della richiesta delle organizzazioni sindacali ad essere coerenti e conseguenti con gli impegni presi, le associazioni datoriali hanno fatto saltare tutti gli incontri previsti producendo, nei fatti, una dilatazione dei tempi». Dopo 7 anni, concludono, «le dichiarazioni di disponibilità a concludere il rinnovo del contratto nazionale da parte delle associazioni datoriali e delle imprese sono solo parole e non seguite da comportamenti coerenti e da un cambio di impostazione nei contenuti. Con la pandemia molte imprese hanno aumentato i fatturati, ma per riconoscere il giusto rinnovo del contratto continuano a fare richieste che mettono in discussione diritti e retribuzione».

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