Lombardini (Pd): «Acciaio, chimica, questione ecologica. Serve lungimiranza»

Terni – Il responsanbila lavoro dei Dem dell’Umbria interviene sui temi di attualità, partendo dal polo siderurgico

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di Daniele Lombardini
Responsabile lavoro Pd Umbria

È riduttivo e sicuramente superficiale guardare ad Acciai Speciali Terni solo come il 15% del Pil dell’Umbria. Ast è la leva più importante per il nostro sviluppo industriale e quando ci confrontiamo sul perimetro della sua azione, dobbiamo farlo più che con gli occhi della storia, con quelli del futuro.

Ast è infatti al centro di una riflessione ancora più ampia che coinvolge tanti soggetti che indirizzano il percorso di riconversione industriale dei nostri territori. È questo, secondo me, il senso della discussione, la chiave di quell’accordo di programma che stenta ancora a vedere la luce e che desta la comprensibile preoccupazione delle parti sociali e, purtroppo sottotraccia, delle associazioni datoriali.

Il punto è cioè come si coinvolgono e quali impegni si assumono i grandi players territoriali (da Arvedi a Enelgreen, da Terna ad Eni che ha recentemente acquisito Novamont, da Acea all’Università) con la comunità territoriali. E questo è il grande compito della politica. Accordo di programma, risorse del Pnrr e fondi europei sono una serie di opportunità che i governi di destra, dal nazionale al locale, brandiscono come armature luccicanti nelle loro passerelle politiche, ma che non riescono a ‘mettere a terra’ come un’idea complessiva per il territorio. Risorse, quindi, che rischiano di andare perse o non ben sfruttate.

Un accordo di programma costantemente rimandato (e quindi a seguire un piano industriale) dal quale ci si aspetta molto in termini di innovazione, a cominciare dalla questione ecologica. Una decarbonizzazione che non significhi perdita di competitività e che alzi l’asticella del polo siderurgico ternano. Diverse le sperimentazioni che iniziano a parlare di ‘acciaio ad impatto zero’, con qualche perplessità sulla produzione di larga scala, ma il tema del responsible steel rimane centrale. Sempre in attesa – ancora – di un piano nazionale per la siderurgia, promesso, annunciato, ma che non c’è.

Il rapporto con le comunità di riferimento, prima fra tutte quella dei lavoratori, si costruisce nel tempo con interventi credibili e il confronto. Nel rispetto dei ruoli, ma anche nella condivisione degli obiettivi. Perchè le realtà produttive ‘condizionano’ le vite dei cittadini, dalla salute, alla mobilità, ai percorsi di formazione e professionali. Costituiscono quelle architravi culturali del rapporto con le persone che vivono quel territorio; non sono immutabili nel tempo, ma vanno curate e aggiornate.

Anche il ministro Urso ha sottolineato nel suo recente passaggio in città, come Terni esprima entrambe le gambe dell’ossatura industriale italiana, ci si chieda allora perchè non si stia dando un giusto spazio alla reindustrializzazione del polo chimico.
Perché se su Ast l’accordo di programma è teso a favorire gli investimenti, a piazzale Donegani invece abbiamo un’emergenza già più volte tamponata con la cassa integrazione. Abbiamo un problema di fuoriuscita del gruppo indiano dalle produzioni, di macchinari fermi, di necessità di riconversione green. Ma soprattutto c’è una responsabilità politica dell’abbandono, di cui la destra è protagonista.

Un primo banco di prova per valutare un approccio lungimirante agli investimenti lo avremo già a maggio con il nuovo avviso Invitalia per l’Area di Crisi complessa. Un momento nel quale sarà innanzitutto da scongiurare una logica di presentazione cronologica delle domande, bensì con una a bando, in modo tale da selezionare i progetti più utili a qualificare il tessuto produttivo dell’area unitamente all’impatto occupazionale degli investimenti. È su questa logica di confronto e proposta organica al territorio che il Partito Democratico intende sfidare la destra. Perchè senza un’idea di sviluppo non si crea benessere per le comunità. Al massimo si fertilizzano consensi elettorali.

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