Marini-Liberati: elezioni e polemiche

Il candidato insiste sui vitalizi e la presidente replica: ma non finisce qui

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Finito un derby, sotto con un altro. Ma adesso la faccenda non è sportiva. Manco per niente. Il confronto diretto è tra la presidente della Regione, Catiuscia Marini e uno dei suoi concorrenti, il grillino Andrea Liberati. E la querelle rischia di trascinarsi fino al voto di maggio.

L’attacco Liberati, lanciando la sua candidatura a presidente della Regione, aveva mostrato il suo ‘certificato penale’ e aveva chiesto che tutti gli altri candidati, anche per un posto in consiglio, facessero lo stesso. Ma poi aveva puntato dritto contro la presidente che, a suo parere, godrebbe di troppi privilegi – contributi pensionistici, futuri vitalizi e riba del genere – ma che non ha gradito.

Marini La presidente aveva replicato che «è sui contenuti, sulle proposte del governo della nostra regione che vorrei confrontarmi con gli altri candidati alla presidenza della Regione Umbria, non certo su cose palesemente inventate come quella delle tre presunte pensioni che dovrei percepire. Affermazione falsa in quanto da parlamentare europeo non percepirò alcun vitalizio, perché tale istituto è stato introdotto nella legislatura successiva a quando io ho svolto il mandato. Vorrei ricordare inoltre che il consiglio regionale ha abolito proprio nel corso di questa legislatura il vitalizio per i consiglieri regionali».

I contributi Per quanto riguarda «la mia personale posizione previdenziale della mia autonoma
professione – aveva proseguito Catiuscia Marini – sono io che personalmente verso i relativi contributi a carico del lavoratore, essendo in stato di aspettativa ai sensi della legge 300 come previsto per tutti coloro che ricoprono incarichi elettivi pubblici, mentre la contribuzione a carico del datore di lavoro viene accreteditata solo figurativamente. Ovviamente dell’utilizzo dei miei fondi privati e personali ho discrezionalità di scegliere anche protezioni pensionistiche».

Liberati Il candidato a cinque stelle rincara subito la dose: «Catiuscia Marini non risponde affatto sulle persone processate e ciononostante ricandidate; non contenta, pronuncia poi parole non vere sulle sue future molteplici pensioni. Si scoperchia così una parte della gigantesca questione morale umbra».

I soldi Liberati insiste: «Quanto alla contribuzione figurativa da dirigente Legacoop – a proposito, come è riuscita a ottenere una così importante posizione professionale? – è bene si sappia che, conformemente alla legge, la presidente versa mediamente soltanto il 9% circa dell’aliquota previdenziale Inps prevista generalmente in tali casi, pari di regola al 33% della retribuzione lorda. Catiuscia Marini, con appena il 27% di contribuzione, otterrà dunque l’importo dell’intera pensione, giacché siamo in realtà noi a coprire la quota residua, cioè quasi il 75% della sua contribuzione previdenziale. Questo è o no un privilegio?».

I vitalizi Secondo lui, poi «è confermato che Catiuscia Marini otterrà anche il vitalizio regionale peraltro su base retributiva, abolito sì dal 2015, ma non certo per lei, che si trova in Consiglio dal 2010: così, con appena cinque anni di contribuzione, potrà ricevere la rendita regionale anche a partire dai 60 anni, con le microscopiche penalità previste nel caso di anticipazione rispetto ai canonici 65 anni. Quanto infine al vitalizio europeo, esso esiste da decenni e non dal 2009, ma la privacy opposta dai pasdaran di Bruxelles tuttora non consente nemmeno di conoscere i beneficiari».

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