Maxi truffa via email: arrestate 7 persone

Perugia, scoperto un gruppo criminale attivo in Umbria, Marche e Lazio che si sarebbe impossessato di circa 2 milioni di euro

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Un’organizzazione criminale con base in un lago di pesca sportiva nelle Marche, ma in grado di truffare decine fra imprese, privati e banche fra Umbria, Marche e Lazio, per un danno stimato in circa due milioni di euro. L’indagine, denominata ‘Ocean’ e condotta dalla Polizia Postale di Perugia unitamente ai colleghi di Pescara, Ancona e Roma, ha portato all’arresto di sette persone. Tredici in totale gli indagati.

Le prime truffe L’inizio dell’indagine – seguita dalla procura di Perugia – risale al novembre del 2015, quando un’attività della grande distribuzione si è rivolta agli inquirenti dopo essere stata ‘beffata’. Gli accertamenti hanno fatto emergere l’esistenza di un gruppo specializzato nel truffare imprese del settore alimentare – italiane ed estere – che, contattate attraverso  e-mail inviate a nome di manager e dirigenti noti e realmente esistenti, provvedevano a consegnare le ingenti quantità di merce ordinate dal gruppo, senza mai vedere un solo euro. Un ‘sistema’, questo degli ordini-truffa, condotto attraverso accurate tecniche informatiche e recapiti telefonici utili solo a condurre l’attività criminale, intestati a soggetti inesistenti.

Tredici indagati Complesso il lavoro degli agenti della Postale che, dopo aver individuato l’ip identificativo delle e-mail, sono riusciti a risalire a quattro persone coinvolte a vario titolo nel ‘giro’. Il resto lo hanno fatto le intercettazioni e i servizi tecnici che hanno permesso di scoprire come il gruppo – composto da tredici persone di nazionalità italiana residenti fra Ascoli Piceno, Fermo, Chieti e Pescara – aveva messo in piedi un’organizzazione criminale efficientissima, basata su tre società di comodo, vere e proprie ‘scatole vuote’.

‘Scacco’ alle banche Nel mirino di quella che si è andata prospettando come una vera e propria associazione per delinquere, c’è finito anche un noto istituto bancario che nel tempo, con la complicità di due liberi professionisti operanti nel ramo finanziario e della consulenza del lavoro, aveva concesso al gruppo un finanziamento di 320 mila euro. Soldi che i malviventi hanno versato su un conto corrente aperto in Albania, salvo poi ‘appropriarsene’ spartendosi le singole quote.

Gli arresti Decisiva, ai fini dell’individuazione dei soggetti, la collaborazione tanto delle banche coinvolte quando dell’Interpol che ha consentito di svolgere le indagini anche in Albania. Una parte del bottino, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata usata anche per ampliare il ristorante che si trova nei pressi del lago di pesca sportiva, vera ‘casa’ della banda. Sulla base delle risultanze raccolte, il gip di Perugia ha ‘spedito’ in carcere sette persone, mentre per altre sei è scattato l’obbligo di dimora. Al momento, due dei tredici indagati non sono stati ancora rintracciati.

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