Narni: grotte e antiche miniere ‘alchemiche’. Stifone e i suoi segreti

Un mix fatto di miti, leggende, fatti storici. Che parte da Montoro e abbraccia le ‘gole’ più note del Narnese

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di ‘Montagne Misteriose’

Ancor prima che la scienza, così come la conosciamo, illuminasse questo mondo, l’uomo sperimentava tecniche per ottenere nuove conoscenze: l’alchimia. Ad alcuni è noto il racconto di un uomo, un cardinale esperto di alchimia, che trascorreva la stagione più calda dell’anno presso il castello dei marchesi a Montoro (Narni). Studiava giorno e notte, senza sosta, alla ricerca di una formula che potesse trasformare la terra in oro, seguendo l’idea che il nome ‘Monte d’oro’ derivasse proprio dal particolare tipo di terra e dalla presenza di oro. Proprio nel cuore della terra, nelle sue viscere, ci caleremo dentro la ‘Grotta dello Svizzero’ di Narni.

La storia delle miniere di Narni ha inizio in questo modo. Nel 1703 un forte terremoto colpì la Valnerina prima e la zona dell’Aquilano poi; gli effetti dei due eventi sismici si sommarono e, secondo le cronache del tempo, ci furono diecimila morti. Per questo le miniere di Monteleone di Spoleto furono praticamente abbandonate per la distruzione degli impianti, delle strade e degli edifici. Lo Stato pontificio, che aveva un grande bisogno di ferro per la costruzione delle palle di cannone e altri manufatti, pensò che in sostituzione delle miniere di Spoleto potesse essere utilizzato il materiale del monte Santa Croce, sopra Stifone (Narni).

Per questo ai primordi del secolo XVIII, il governo dello Stato pontificio fece ispezionare i monti di Narni, ed assicurato dell’esistenza del minerale di ferro sulle montagne di Santa Croce, ordinò alla reverenda Camera Apostolica di utilizzare le dette miniere e di fabbricare a Stifone una ferriera, che sorse sul luogo dove ora si trova un mulino. Si componeva di due grandi edifici, denominati la grande e la piccola ferriera. Nella grande ferriera, costituita da un vasto camerone, vi erano gli stendini, le incudini ed i magli che si muovevano a forza di acqua. Nella piccola ferriera vi erano altri stendini, la fucina, le incudini di ferro. 

Tra le due ferriere era situato il ‘forno del ferraccio’. Lo scavo e la coltivazione delle miniere in età medioevale, fino al 1700, erano effettuati praticamente a mano, seguendo la vena di minerale all’interno della montagna. Per lo scavo venivano spesso utilizzati un punteruolo e un martello, un piccone a penna battente o una mazza e una zappa; almeno fino al 1640, quando per la prima volta in Italia fu utilizzata la polvere nera presso Agordo.

È importante notare che a Stifone venne costruito un impianto autosufficiente, in grado cioè di presiedere a tutte le fasi della lavorazione del ferro. A quell’epoca tutto il processo di estrazione e di trasformazione del minerale in ferro vero e proprio, era molto lungo; al minerale estratto veniva prima fatta l’abbrustolitura, cioè un trattamento sopra le cataste di legna accese che serviva a separarlo dala terra e da altre impurità grossolane. L’operazione veniva eseguita nei pressi della miniera, quindi sopra monte Santa Croce.

Gli impianti furono inaugurati in pompa magna il 21 ottobre 1721, ma la reverenda Camera Apostolica, di fronte alle enormi spese incontrate per i lunghi e dispendiosi cunicoli (fatti allo scopo di rintracciare la vena di ferro, per la fabbrica degli edifici e per i relativi ordigni di lavorazione), deluse purtroppo le aspettative e, poco dopo, fu costretta – mancando anche della quantità di acqua per fare agire le due ferriere – ad abbandonare l’impresa.

Trascorsero quindi 39 anni di completo abbandono, le cave rimasero sepolte nelle loro stesse rovine e gli edifici,  resi quasi cadenti, furono poi in parte demoliti. Ma nel 1760 la Reverenda Camera Apostolica, adescata dalle parole di un certo Giacomo Strufaldi, il quale non solo si faceva esperto nell’arte mineraria ma asseriva anche di aver denari sufficienti per poter fare le spese necessarie, allo scopo di rinvenire il tronco copioso di detto minerale e di restaurare gli edifici, fece un tentativo di ristrutturazione. Questo, come i successivi, non andarono a buon fine e la ferriera fu definitivamente abbandonata nel 1784.


GROTTE E MINIERE ‘ALCHEMICHE’ A NARNI: IL VIDEO DI ‘MONTAGNE MISTERIOSE’
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