Vertenza Perugina, strada ancora lunga

Mercoledì incontro al ministero del Lavoro sulla cassa e vertice sindacati-azienda in Confindustria. Nodo ricollocazioni e internalizzazioni. Poi si tornerà al Mise

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di P.C.

Di mattina a Roma, di pomeriggio a Perugia. Il destino degli operai Perugina passa per due incontri convocati nello stesso giorno: mercoledì 28 febbraio. In piena buriana. E non solo dal punto di vista meteorologico.

Tavolo in Confindustria

Botta e risposta Il clima è tesissimo, con scambi di accuse fra sindacati, lavoratori, azienda, rappresentanti istituzionali e politici. Il clima elettorale non aiuta a tenere a freno la lingua e ognuno sente il bisogno di dire la sua. Poi ci sono le trattative serrate, che gli attori vorrebbero tenere segrete (o far passare solo il proprio punto di vista), e le voci incontrollate. In particolare attorno al nodo ricollocazioni. Le aziende del territorio, in predicato di accogliere i ‘ricollocati’, sono attente all’evoluzione della trattativa (ci sono pur sempre in ballo 30 mila euro per ogni dipendente accolto) ma al tempo stesso desiderose di rimanere nell’ombra, per non fare troppa pubblicità.

Fra Roma e Perugia Ad una settimana dall’ultimo incontro romano, mercoledì mattina, negli uffici di via Flavia, si rivedranno i tecnici del Ministero del lavoro e quelli di Nestlé, per continuare a parlare di cassa integrazione: incontro sollecitato a gran voce da sindacati e (pare, sottobanco) da rappresentanti politici e istituzionali, che sperano di potersi giocare la carta negli ultimi fuochi di campagna elettorale. Il ministro Giuliano Poletti sarà rappresentato dal direttore degli ammortizzatori sociali Ugo Menziani. Per Nestlé interverranno gli esperti delegati da Gianluigi Toia, il responsabile delle relazioni industriali, che apprenderà l’esito dell’incontro mentre sarà in viaggio direzione Perugia, dove alle 15, nella sede di Confindustria, è previsto il vertice – già convocato da due settimane (durante l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico) – con i sindacati, per provare a ‘concretizzare’ l’accordo definitivo.

Le scadenze e la cassa integrazione Molto dipenderà dalle notizie in arrivo da Roma. Ma la sensazione è che, a prescindere da quanto accadrà in mattinata, non si chiuderà e ci si dovrà riaggiornare ancora. In teoria, per chiudere l’accordo ci sarebbe tempo fino a 75 giorni prima la scadenza della cassa integrazione, attiva fino al 30 giugno (quindi: deadline a metà aprile). Intanto, però, continuano le procedure per la proroga. Che sono tutt’altro che semplici. Per arrivare alla concessione, occorre che ci sia una richiesta formale da parte dell’azienda, con un piano preciso e un bel malloppo di documenti a supporto della richiesta, per dimostrare di avere i requisiti richiesti dal ministero. Anche per questo i sindacati pressano Nestlé: più forte è la richiesta, maggiori sono possibilità di una risposta positiva.

I requisiti Il nodo, come noto, è relativo agli investimenti: la proroga viene concessa se il piano industriale è ancora in corso mentre quell di Nestlé, in teoria, terminerebbe proprio al 30 giugno. Questo è uno dei punti principali su cui si sta lavorando perché c’è possibilità di manovra e di interpretazione. Ma non è tutto. La proroga viene concessa fino a 12 mesi ma solo in presenza di un recupero occupazionale per la ricollocazione delle risorse umane (o per 6 mesi in presenza di un piano di risanamento con interventi correttivi complessi). Serve comunque un accordo sindacale: un cane che si morde la coda, quindi. Per la proroga della cassa serve l’accordo, ma per firmare l’accordo le parti hanno bisogno di sapere se la cassa ci sarà anche dopo il 30 giugno. Vedremo.

Situazione complessa Troppi gli interrogativi, troppe le cose da limare. Sembra proprio non esserci, quindi, il tempo per siglare l’accordo prima delle elezioni, come pure in molti prevedevano (e taluni auspicavano). Soprattutto considerando che al momento non c’è la stessa visione nemmeno sui numeri. Nestlé, fino a ieri, parlava di 93 posti disponibili per le ricollocazioni: 43 in varie aziende del territorio (ma su quali e quante è ancora in corso un balletto di numeri) e altri 50 presso la Servizi Associati, azienda esterna che però gestisce una parte del lavoro di San Sisto, occupandosi di logistica. Su quei 50 posti non ci sarebbe però unità di vedute fra Nestlé e sindacati, che vorrebbero farli rientrare in azienda, riportando in capo a Nestlé quelle mansioni logistiche attualmente svolte da un soggetto esterno. È il cosiddetto insourcing, in merito al quale però Toia – dopo la riunione al Ministero dello sviluppo economico – aveva già fatto capire non esserci spazio di manovra e su cui invece i sindacati continuano a battere. Il nodo sarebbe la tipologia contrattuale e l’entità dello stipendio. Se insourcing (internalizzazione, in italiano) significa guadagnare meno e avere meno diritti, ovvio che nessuno lo accetti: questa la tesi dei sindacati. Anche su questo si discuterà nel lungo pomeriggio di mercoledì 28.

L’uscita da Perugina

Le (poche) certezze Ma allora su cosa sono d’accordo? Quali sono i numeri certi? Innanzitutto quelli relativi ai fuoriusciti, quelli che hanno scelto di prendere i 60mila euro e salutare San Sisto, per aprire un attività in proprio o per essere assunti da altre aziende con cui avevano già contatti precedenti. Parliamo all’incirca di una settantina di persone. Poi ci sono 150 posizioni lavorative trasformabili da full-time in un part-time a sei mesi (senza perdere le altre garanzie contrattuali), con un incentivo di 25 mila euro: «Su questo fronte ci sono giù un centinaio di adesioni», disse Toia al Mise. Adesioni che potrebbero aumentare – fanno sapere i sindacati – se magari gli incentivi fossero ritoccati verso l’alto e se l’azienda si impegnasse a far rientrare anche questi 150 nell’eventuale proroga della cassa integrazione.

Uscire con sicurezza Infine le ricollocazioni. Detto della diversità di vedute sui 50 posti della Servizi Associati, restano 43 posizioni aperte (queste le ultime cifre fornite da Nestlé) per ricollocazioni presso aziende del territorio disponibili ad assumere a tempo pieno e indeterminato. Non è ancora chiaro quanti hanno accettato. E anche su questo aspetto c’è molta confusione. Premesso che dietro ogni numero c’è una persona, che deve decidere il proprio destino umano e lavorativo (e non gli si può chiedere di farlo in quattro e quattro’otto), c’è anche da considerare che in molti stanno cercando di capire cosa succederà con la cassa integrazione. Infine c’è lo spauracchio della tipologia di contratto. Vero è – come Nestlé ribadisce in ogni occasione pubblica – che i posti sono a tempo indeterminato e full time. Ma è altrettanto vero – ribadiscono i sindacati – che nel frattempo è entrato in vigore il jobs act, che in teoria dà alle aziende mani libere per licenziare un dipendente, nei primi anni, quasi senza colpo ferire. Per questo i sindacati vorrebbero qualche garanzia in più sulla effettiva stabilità della posizione lavorativa che i ‘ricollocati’ troverebbero fuori dai cancelli di San Sisto. E anche di questo si parlerà in Confindustria. Sarà un pomeriggio lungo…

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