Nuovo Dpcm, locali e associazioni: «Difficile ma stringiamo i denti»

Terni – Parlano Mirko Zitti (Fipe Confcommercio) e Michele Medori (Confartigianato Imprese): «Momento cruciale. Evitare il lockdown ad ogni costo»

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di Alice Tombesi

Stretta sulla movida, considerata dal Governo tra i principali vettori di contagio. L’approvazione del nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (QUI TESTO E ALLEGATI), passato al vaglio del Comitato tecnico scientifico e delle Regioni, arriva in piena notte. Al loro risveglio, i proprietari dei locali (pub, ristoranti ma anche bar), dove scorre la vita notturna, si trovano a dover fare i conti con i nuovi provvedimenti. Abolita la vendita di alcolici d’asporto dopo le ore 21 e, allo stesso orario, dovranno abbassare le saracinesche anche tutti quei locali che non hanno tavolini. Per chi ha la possibilità di far sedere i clienti al tavolo, la chiusura sarà posticipata alle ore 24. Vietata la sosta davanti ai locali per evitare assembramenti. Misure messe in atto dal Governo a fronte di un forte rialzo dei contagi in tutta Italia e che vanno a colpire per prime quelle attività e luoghi dove il contatto – e possibile contagio – è più alto.

«Dobbiamo resistere e sperare che i contagi rallentino»

«Per chi nel fine settimana vive di consumazioni fino a tarda notte, dover chiudere tre ore prima è una batosta economica non indifferente – sostiene Mirko Zitti, presidente della Fipe Confcommercio di Terni -. Sarà un periodo difficile ma fortunatamente limitato a un mese. Non penso che ci saranno chiusure definitive di locali perché, seppur le misure incidano sul discorso del fine settimana, la fascia dell’aperitivo e dell’apericena è comunque garantita. Cerchiamo di affrontare la sfida nel migliore dei modi, consapevoli del fatto che abbiamo sulle spalle una grossa responsabilità. Speriamo siano misure sufficienti ad abbassare i contagi».

«Evitare lockdown ad ogni costo»

Ad augurare che le nuove misure riabbassino la curva dei contagi è anche Michele Medori, direttore provinciale della Confartigianato Imprese Terni che afferma: «Se questo blocco temporaneo consentirà di arrestare il rialzo dei positivi, eviteremo un ulteriore lockdown che sarebbe devastante per tutti ma soprattutto per i locali che già erano stati gravemente colpiti. È chiaro, però, che non siamo soddisfatti perché adesso ci sono protocolli che dovrebbero essere fatti rispettare perché già così si assicura sicurezza».

Sport e tempo libero

I locali non sono gli unici protagonisti del nuovo decreto. Stop anche agli sport di contatto amatoriali: addio, almeno per questo mese, alla partita di calcetto con gli amici o al torneo di pallavolo. Nessuna nuova restrizione, invece, per palestre e centri sportivi dove rimangono in vigore le misure di sicurezza varate alla loro riapertura, lo scorso settembre. Stretta anche sul numero di partecipanti alle cerimonie civili e religiose (matrimoni, battesimi, funerali) fatto arrivare ad un massimo di trenta persone. Abolite le feste in luoghi pubblici e ridotte a un massimo di sei partecipanti quelle in casa. Rispetto a quest’ultimo punto, dal premier Conte arriva una ‘forte raccomandazione’ a rispettare la norma, rimettendo la responsabilità nelle mani del singolo.

Scuola, lavoro, trasporti

Fronte scuola, per ora solo lo stop alle gite scolastiche. Anche se compare all’orizzonte la possibilità di un ritorno alla didattica a distanza per gli studenti che frequentano gli ultimi anni di liceo, la cui responsabilità – in caso di lezioni a casa – non peserebbe troppo sulle spalle dei genitori. Un’opzione rifiutata dalla ministra all’Istruzione, Lucia Azzolina, forte del fatto che la situazione nelle scuole – stando ai numeri attuali – è ancora sotto controllo. Il nuovo decreto invita ad un rafforzamento del lavoro in smart working anche presso le aziende private, mentre sale al 60-70% (dal 50% di prima) il potenziamento per le pubbliche amministrazioni a lavorare a distanza. Sulla questione trasporti pubblici, contesti dove il rischio di contagio è alto, la ministra alle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha in programma un incontro con le Regioni per decidere su un ulteriore abbassamento della capienza consentita.

Il presidente regionale Fipe attacca

Il numero uno regionale del Fipe, Romano Cardinali, alza la voce: «Un provvedimento che contestiamo fortemente perché penalizza ulteriormente attività che già sono in ginocchio, ma soprattutto lo fa senza che ci siano ragioni oggettive che lo giustifichino. Nei mesi di riapertura, da maggio in avanti, non c’è nessun riscontro che individui in bar e ristoranti luoghi di particolare diffusione del contagio. Quindi ridurre gli orari di apertura non ha senso. Perché posso stare seduto in un  locale, con il rispetto dei distanziamento, dalle 23 alle 24 e poi non posso starci dalle 24 all’1? Anche il limite – prosegue – di partecipazione massima di 30 persone per le feste conseguenti alle cerimonie è un duro colpo per i ristoranti, perché 30 persone sono davvero poche! E poi perché si dice che si vieta di permanere fuori dai locali quando il divieto di assembramento è già previsto? Se sono gli assembramenti all’esterno di certi locali e la movida il vero problema, dobbiamo intervenire su queste situazioni con maggiori e più incisivi controlli, non colpire in modo indiscriminato le imprese del settore facendole chiudere in orari improponibili, che di fatto ne azzerano l’attività. Con questo provvedimento per molti locali non avrà più senso aprire, e il danno economico con perdita ulteriore del fatturato ci sarà per tutti. Le soluzioni per salvaguardare la salute pubblica ci sono, senza scaricare il peso ancora una volta sulle attività. Bisogna rafforzare i controlli e correggere le situazioni anomale, con un spirito di collaborazione tra il privato e istituzioni. La cosa più grave è che il governo emana – conclude – questi provvedimenti senza dire come intende supportare i locali che ne pagheranno gli effetti; è vero che il provvedimento vale un mese, ma un mese così per molti di noi significa chiudere per sempre, anche perché alla scadenza la situazione sanitaria potrebbe essere anche peggiore. Gli imprenditori sono esasperati e disperati, la situazione rischia di andare completamente fuori controllo».

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