Perugia, coca a gogò: tre in manette

Spaccio tutto nuovo, fatto anche di ‘controspionaggio’, per un giro d’affari dai 3 ai 5000 euro al giorno

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di M.L.

Dalle cinquanta alle sessanta dosi di cocaina per un giro d’affari dai 3.000 ai 5.000 euro al giorno in una modalità che apre a nuovi scenari scoperti da una operazione di polizia che ha svelato e arrestato un piccolo gruppo criminale composto da due albanesi e una donna romena

Sicurezza del cliente I tre, tutti giovani tra i 24 e 23 anni, avevano messo in piedi una vera e propria nuova piazza di spaccio che operava tra il percorso verde e Santa Lucia dove, in un appartamento in via della Filanda, avevano la base operativa. Il metodo era semplice, l’ordine arrivava via telefono e i due ragazzi partivano a bordo di una Punto rossa e velocemente cedevano le dosi. I tre poi, avevano organizzato anche un piccolo sistema di ‘contro-spionaggio’, che cercava di tenere d’occhio i clienti dopo lo scambio per capire se erano stati intercettati dalle forze dell’ordine, avevano infatti adibito anche una zona di appostamento dal balbone della loro casa-base.

Intercettazioni e appostamenti Ricostruite le dinamiche di spaccio, gli agenti, guidati dal capo della mobile Marco Chiacchera, hanno fermato due clienti, uno dei due aveva appena comprato cinque grammi di cocaina che per sua stessa ammissione avrebbe ceduto a conoscenti, è stato denunciato. Da qui gli agenti sono riusciti grazie a un certosino pedinamento a scoprire la base e dopo aver arrestato i due uomini si sono preparati ad entrare nell’appartamento.

Cocaina e soldi Entrati in casa hanno trovato la donna e durante la perquisizione hanno scopeto nell’astuccio per la manicure circa venti grammi di cocaina divisi in 19 dosi di diversa grandezza, un bilancino di precisione oltre a 2700euro in contanti; probabilmente l’occorrente per una giornata di ‘lavoro’.

Nuovi metodi e vecchie piazze Il metodo ricostruito è quello classico per lo spaccio di piazza, questa modalità però fin’ora era stato sempre ad appannaggio dei magrebini. Ora questa operazione ha rivelato come anche i gruppi di albanesi si stanno evolvendo nella distribuzione anche di piccole dosi appropiandosi di fette di mercato ormai vuote. Da qui però la riscostruzione si fa più difficile e sono ancora molti lati poco chiari su cui la questura sta indagando: come l’ipotesi che i tre fossero legati a dei grossisti e che avessero altri posti dove tenevano nascosti droga e soldi.

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