Perugia, la crisi morde: chiude anche Fagioli

Dopo 80 anni e clienti del calibro di Totò e Carmelo Bene, giù la saracinesca per la boutique in centro storico. Bori, Pd: «E’ finita la ricreazione»

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Era il salotto buono della città. Si allarga a dismisura il buco nero delle attività ‘indipendenti’ che muoiono nel centro storico di Perugia.

La vetrina in corso Vannucci

Chiusura per liquidazione Dopo alimentari, mercerie, profumerie, negozi di elettrodomestici, solo nelle ultime settimane è stata la volta della Benetton, in corso Vannucci, della cioccolateria di Mangano in via Bonazzi e, infine, della boutique Fagioli. Un’altra saracinesca che si abbassa, un pezzo di acropoli che se ne va per non lasciare posto a nessun’altra attività.

Fagioli E’ un inizio d’anno amaro, a Perugia. Golfini, camicie, sciarpe e stole, all’angolo tra via Mazzini e corso Vannucci, negli anni li hanno indossati persone del calibro di Totò e Carmelo Bene. Tutto il meglio dei filati di qualità che non rincorrevano a tutti i costi le mode e la sartoria seriale a basso prezzo. Dopo più di 80 anni un altro grande marchio abbandona il cuore della città e a proseguire l’attività che Alessio Fagioli aveva ereditato da Giuseppe e Luciana, saranno i figli dell’attuale titolare, ma forse fuori dal centro storico. Ora, finiti i saldi, dal 28 febbraio, la saracinesca si abbasserà per sempre.

La crisi del centro Politiche sbagliate, scarsità di parcheggi che incidono sul livello di spesa delle persone, famiglie che preferiscono la periferia non solo per vivere, ma anche per fare acquisti, poca attenzione alla piccola imprenditoria mentre i grandi colossi continuano a fare affari fuori dai centri abitati. E a pagarne il prezzo sono i più piccoli e autonomi. «La ricreazione é finita» è il commento, amaro, del consigliere del Pd Tommaso Bori. «Come a Natale anche per i saldi cerco di fare acquisti nel centro storico della nostra città: purtroppo oggi o chiudono o sono in liquidazione tre storiche attività commerciali, mentre sui giornali il sindaco Romizi ci spiega che sono belli, bravi e va tutto bene. Ma la realtà si incarica di smentirli con i fatti: non c’è alcuna politica residenziale, culturale e turistica per l’acropoli perugina. Solo l’ordinaria amministrazione, pure fatta male, ma governare la città è un’altra cosa, significa dargli una prospettiva per il futuro. Il tempo della retorica sulla città che rinasce e le promesse elettorali mancate è finito. Da un pezzo».

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