Perugia, madre mostro ‘vendeva’ la figlia

Arrestata per violenza sessuale aggravata una donna perugina: faceva prostituire la figlia 11enne – e una sua amica – nella propria abitazione di Castiglione del Lago

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Portava la figlia undicenne in una pista di pattinaggio e lì, con una scusa, procurava clienti per la bambina e una sua amica della stessa età. Successivamente nella propria abitazione di Castiglione del Lago, in provincia di Perugia, le costringeva a fare delle vere e proprie ‘sessioni’ di prestazioni sessuali: F.G., una 46enne perugina – all’epoca dei fatti, nel 2009, aveva 40 anni – è stata catturata in seguito a un’operazione della squadra Mobile di Perugia. Lunedì pomeriggio è scattato infatti il provvedimento di cattura definitivo dopo il termine del processo che la vedeva coinvolta.

L’abitazione La donna viveva in casa con il marito (entrambi disoccupati), la figlia minore, la sorella e la madre dell’uomo. Tramite alcuni esposti nel settembre 2009 furono segnalati viavai sospetti all’interno dell’appartamento: inizialmente gli agenti avevano pensato a un traffico di stupefacenti, ma i fatti erano ben più gravi.

La verità Dopo diversi controlli gli agenti hanno capito che in realtà si trattava di tutt’altro: nell’abitazione infatti le bambine si intrattenevano sessualmente con i clienti adescati dalla madre nella pista di pattinaggio, sotto lo sguardo dell’allora 40enne. Con tanto di ‘istruzioni’ alla figlia e all’amica.

L’adescamento Uno dei giovani clienti ha poi raccontato alla polizia che l’adescamento avveniva con il pretesto di insegnare alla figlia a pattinare, facendogli poi credere che la bambina si fosse innamorata di lui e che volesse baciarlo. Da lì all’attività sessuale il passo è breve: la donna costringeva quindi la figlia – e l’amica – a intrattenersi con il ragazzo e i suoi amici.

Il blitz Gli agenti sono quindi intervenuti alla prima occasione utile, fermando la donna nel momento in cui stava per far prostituire la figlia per l’ennesima volta: è stata arrestata in flagranza di reato per violenza sessuale aggravata e lo scorso 20 maggio, al termine del processo, è stata condannata – in precedenza era rimasta in custodia cautelare per 11 mesi – a 4 anni e 8 mesi di reclusione.

Per la donna inoltre sono scattate l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, l’interdizione perpetua dagli uffici di curatore e tutore, l’interdizione perpetua da incarichi, uffici, servizi in scuole ed istituti pubblici, la perdita della ‘patria’ potestà, del diritto agli alimenti e l’esclusione dalla successione della persona offesa. Lunedì pomeriggio la 46enne è stata raggiunta dagli uomini della squadra Mobile – terza sezione – e accompagnata a Capanne.

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