Perugia, Sollecito: «Alla Corte europea»

La Cassazione ha confermato il rigetto della richiesta di risarcimento per 500 mila euro. Il legale Bongiorno: «Non ci fermeremo qui»

Condividi questo articolo su

Non ci sarà nessun risarcimento per i quattro anni di carcere che Raffaele Sollecito ha scontato prima di essere definitivamente assolto dal delitto di Perugia. A stabilirlo è stata la corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso dei suoi difensori contro la decisione della Corte d’appello di Firenze che nel febbraio scorso avevano respinto la richiesta del giovane di essere indennizzato per 500 mila euro.

Innocente «La decisione non scalfisce in alcun modo la sua innocenza» ha dichiarato il suo avvocato Giulia Bongiorno, nonostante secondo i giudici la sua detenzione non sembri essere stata ingiusta. Per questo i suoi legali, la stessa Bongiorno e Luca Maori, hanno deciso di rivolgersi alla Corte europea dal momento che Sollecito, come ha dichiarato più volte, al momento non trova un lavoro perché sta ancora subendo gli strascichi del processo e della detenzione.

La vicenda Condannato assieme all’allora fidanzata Amanda Knox in primo grado per l’omicidio di Meredith Kercher, i due furono assolti e scarcerati la sera del 3 ottobre del 2011 dopo il processo d’appello. Sentenza annullata però dalla Cassazione con gli atti inviati a Firenze per un nuovo processo di secondo grado terminato con la condanna di Sollecito e della Knox. Pronuncia che nel marzo del 2015 la Cassazione ha annullato senza rinvio assolvendo definitivamente i due giovani. Quindi il ricorso dell’ingegnere pugliese per ottenere il risarcimento per ingiusta detenzione, rigettato dalla Corte d’appello di Firenze secondo la quale Sollecito avrebbe «concorso a causarla» rendendo «in particolare nelle fasi iniziali delle indagini, dichiarazioni contraddittorie o addirittura francamente menzognere».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli